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La Bce è diventata una torre di Babele. Serve più chiarezza

Incertezze e silenzi ufficiali stanno generando una pericolosa cacofonia di bisbigli e congetture

di Donato Masciandaro

(cineberg - stock.adobe.com)

3' di lettura

La Bce è diventata una torre di Babele, mentre i politici chiedono tassi più bassi, invece di maggiore trasparenza. È la situazione peggiore per la politica monetaria. Se continuano questi comportamenti, l’unica speranza per limitare i danni è che i mercati, le famiglie e le imprese considerino irrilevante quello che dicono gli uni e gli altri.

Il dovere di una banca centrale è quello di rappresentare una bussola per l’economia. Condizione necessaria perché questo accada è che l’azione di politica monetaria crei l’effetto Ulisse, e non crei invece l’effetto della Pizia di Delfi. Immaginiamo che la Bce sia una nave, che il timone sia nelle mani di Christine Lagarde e dei suoi colleghi intorno al tavolo di Francoforte, che il porto di arrivo sia rappresentato dal ritorno a una inflazione intorno al 2%, entro il 2025. Ma soprattutto, immaginiamo che l’efficacia della rotta, in termini di direzione e velocità di crociera, dipenda da quello che fa e pensa l’equipaggio, che è rappresentato dai mercati finanziari, nonché dalle famiglie e dalle imprese dell’area euro.

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Si ha il positivo effetto Ulisse quando l’equipaggio crede a quello che la Lagarde e i suoi colleghi fanno e dicono: i prezzi dei titoli e delle azioni, le scelte di consumo e di investimenti, i rinnovi salariali incorporeranno un’inflazione temporanea, e una ripresa stabile. Il risultato fondamentale è che l’indispensabile politica monetaria disinflazionistica che la Bce deve fare avrà il minore impatto possibile sulla crescita economica. È quello che gli economisti chiamano il costo economico della politica monetaria: occorre minimizzare il rischio recessivo di una politica monetaria restrittiva.

All’opposto, vi è il negativo effetto Pizia di Delfi. L’equipaggio non crede alla Lagarde e all’intero suo castello di prua, e interpreta quello che fa e dice. La conseguenza macroeconomica è l’aumento dell’incertezza. A sua volta, la maggiore incertezza può avere effetti negativi sulle aspettative dell’equipaggio: aumentano simultaneamente sia il rischio inflazione che quello recessione.

Dallo scorso luglio la Bce ha deciso un cambio di strategia che riduce l’effetto Ulisse e aumenta l’effetto Pizia. La Lagarde e i suoi hanno adottato la politica del “giorno del giorno”: fine degli annunzi, decisioni prese riunione per riunione. Ma quando il comandante diventa silenzio, o peggio ambiguo, l’equipaggio inizia a congetturare sul come e sul perché. Ma la situazione è ancor peggiore, perché a parlare, a titolo personale, e purtroppo anche in forma anomala, sono gli alti ufficiali. Dallo scorso anno c’è stato un crescendo rossiniano di dichiarazioni dei singoli membri del consiglio di Francoforte, il cui risultato è quello di una cacofonia monetaria senza precedenti. La situazione è ulteriormente peggiorata dopo il consiglio della Bce dello scorso febbraio. La presidente Lagarde prima ha ribadito la politica del giorno per giorno, per poi annunziare in anticipo un aumento dei tassi in marzo. È stata una toppa peggiore del buco. Il comandante di una nave, per sperare di innescare l’effetto Ulisse, deve annunziare una rotta, non un numero. Infatti, l’effetto è stato l’opposto di quello auspicato: i decibel della cacofonia sono ulteriormente aumentati.

In mare, quando il comandante, e la maggioranza del suo castello di comando sceglie una strategia che segnala incapacità, ignavia, o opportunismo, ci sono due possibilità: un ravvedimento operoso, oppure un intervento esterno, come una autorità portuale che richiami, magari vigorosamente, la tolda di comando della nave ai suoi doveri. L’indipendenza della Bce non deve essere esercizio arbitrario di poteri, ma azione credibile, in quanto trasparente. Se questo non accade, il dovere dei politici europei e nazionali è quello di chiederne conto, non di baloccarsi con sterili lamenti sui tassi. Altrimenti, l’unica speranza per l’equipaggio è che siano irrilevanti sia gli uni sia gli altri. Almeno si riduce il rischio dell’effetto Pizia.

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