La ceramica difende i suoi primati tra l’innovazione e la sostenibilità
Per il Presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani «nonostante le difficoltà congiunturali il Cersaie conferma la tenacia, l'ottimismo e la leadership globale dei produttori italiani di piastrelle». L’Associazione è pronta a dare battaglia sul meccanismo degli Ets
di Ilaria Vesentini
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«Per il 2024 non riesco a far previsioni, se la guerra si ferma lo scenario cambierà in fretta e in positivo, perché gli scontri hanno un impatto altissimo sulla fiducia delle famiglie e delle imprese. Senza visione a lungo termine è difficile fare investimenti e un rallentamento ci sarà con questi tassi di interesse schizzati verso l’alto. Ma l’industria ceramica italiana non ha mai smesso di investire sul miglioramento continuo di prodotto e processo, neppure nei momenti più bui. E sono certo che se l’Europa mettesse mano al meccanismo dell’Ets avremmo più risorse da dedicare efficacemente alla sostenibilità, invece di pagare oneri che non danno alcun ritorno e penalizzano la competitività di chi, come noi, vive per l’85% di export». Così il presidente di Confindustria Ceramica, Giovanni Savorani, sintetizza i temi chiave che faranno da cornice alla quarantesima edizione di Cersaie, il Salone internazionale della ceramica e dell’arredobagno che ha fatto il tutto esaurito da mesi nei padiglioni di BolognaFiere e che - nonostante le difficoltà congiunturali – conferma la tenacia, l’ottimismo e la leadership globale del Made in Italy ceramico.
«Cersaie si apre anche quest’anno con una bella prospettiva, gli stand sono pieni e ci aspettiamo 20mila presenze giornaliere da tutto il mondo. Ci presentiamo all’appuntamento scontando un pesante segno meno per fatturato ed export nei primi sei mesi dell’anno, ma non è un problema solo italiano. Tutti gli operatori mondiali della ceramica stanno soffrendo, anche cinesi e indiani. Da un lato ci confrontiamo con vendite record del 2022 e, dall’altro – spiega il presidente – abbiamo di fronte un mercato internazionale delle costruzioni che si è fermato, dopo il boom post Covid. E il rialzo dei tassi di interesse è un problema comune, che frena la spesa in beni durevoli su scala globale».
Le vendite dei produttori italiani di piastrelle – 128 imprese con 19mila lavoratori e un giro d’affari salito lo scorso anno del 16,5% a 7,2 miliardi, di cui 6 miliardi di esportazioni – sono crollate del 22,2% in quantità nei primi sei mesi del 2023 (rispetto allo stesso periodo dello scorso anno), un po’ meno in valore (-14,5%), complice l'aumento dei listini attuato dai produttori per fronteggiare rincari di energia e materie prime. «Se guardiamo le statistiche l’unico Paese in controtendenza è la Russia, solo perché il confronto è sull’anno di conflitto e i numeri assoluti sono piccolissimi», precisa Savorani. Il mercato italiano sta tenendo meglio delle piazze estere, con un -5,5% di fatturato e un -13% in metri quadrati. «La bolla del 110% ha dato una bella scossa al nostro mercato edilizio, sapevamo che il superbonus ci sarebbe costato, non pensavamo così tanto e ora ci preoccupano le conseguenze sulla manovra finanziaria in una fase di picco di tassi di interesse che ci penalizza molto più dei concorrenti, perché ci trasciniamo dietro la zavorra di un debito pubblico di oltre 2.800 miliardi di euro».
I numeri ufficiali dell’Istat, fermi ai primi cinque mesi del 2023, confermano una flessione media delle esportazioni italiane di manufatti ceramici del 12%, rispetto all’anno prima, con una forbice che va dal -7% nelle Americhe al -16% in Europa. In Germania, seconda piazza di destinazione delle piastrelle tricolori dopo la Francia e in piena recessione, «abbiamo registrato un -35,6% di vendite di piastrelle in quantità nei primi sei mesi del 2023 - puntualizza Savorani – e in luglio e agosto non ci sono stati segni di ripresa. Da qui a fine anno è difficile prevedere un’inversione di rotta né in Germania, il mercato tedesco è il più disastrato di tutti, né altrove. Vorremmo porre una domanda al Governo ( interverranno in remoto o in presenza all’evento inaugurale del Cersaie, il 25 settembre, i ministri Anna Maria Bernini, Gilberto Pichetto Fratin, Antonio Tajani, Adolfo Urso, ndr): come difendiamo il made in Italy in questa situazione?».
Perché se è vero che i concorrenti spagnoli non se la cavano meglio di noi (hanno perso il 15% della produzione e il 13% di vendite in volume nel 2022 e il trend non accenna a migliorare) dall’Asia si susseguono però attacchi competitivi impossibili da arginare per le aziende europee, appesantite dalle sfide ambientali, non solo da costi più alti di energia, materie prime e lavoro. È l’India oggi, assai più della Cina, la minaccia più pressante, «perché sta attuando politiche di dumping sui materiali ceramici di fronte alle quali l’8% di dazi introdotti da Bruxelles sono un pannicello caldo. Senza contare che un container verso l’Australia a loro costa 250 dollari, a noi oltre mille. E il trattato di libero commercio che l’Europa sta portando avanti con Modi rischia di non essere un vantaggio per il nostro settore», rimarca Savorani.
L'ecologismo europeo, per contrastare i cambiamenti climatici, resta il capitolo più spinoso sul tavolo di Confindustria Ceramica. «Abbiamo un onere ambientale da sostenere come imprese energivore, rispetto ai giganti asiatici, che rende i nostri prodotti sempre meno competitivi. Torneremo a dare battaglia sull'Ets: senza gas la nostra industria si ferma, ci vuole il Sahara coperto di pannelli fotovoltaici per produrre energia pulita sufficiente per tenere accesi i nostri forni e per produrre idrogeno verde. A breve sottoscriverò un “Patto per il lavoro, il clima e lo sviluppo sostenibile” con tutti i sindaci del distretto sassolese e con la Regione – annuncia il presidente – e sono certo che nel distretto di Morbi, in India, nessuno si preoccupi di temi del genere! Ma anche sulla sostenibilità ambientale chiediamo si faccia chiarezza: l'impressione è che aziende grandi e piccole si stiano dotando di protocolli green per aumentare i profitti non per salvare il pianeta. Chiediamo alla Ue normative condivise stringenti, improntate a principi tecnico-scientifici che tengano insieme ambiente, progresso sociale e sviluppo economico, per non correre il rischio di deindustrializzare l'Europa e perdere posti di lavoro e ricchezza per la collettività».
Dietro alle luci di Cersaie i cahiers de doléances toccano anche formazione e infrastrutture. «Dobbiamo smetterla di parlare soltanto di legge Fornero e pensioni - conclude Savorani -: iniziamo a preoccuparci dei giovani che scappano all'estero. La Regione Emilia-Romagna sta facendo molto con la nuova legge per attrarre talenti, vediamo se funzionerà. E spero che il ministro Matteo Salvini venga a trovarci un giorno in fiera per fare il punto con Autobrennero sulla bretella Campogalliano-Sassuolo e la Cispadana, perché i problemi dell'Italia manifatturiera non si risolvono solo con il ponte sullo stretto di Messina».
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