La coesione dei team sarà ancora indispensabile con il lavoro ibrido?
La sfida sarà creare ambienti dove gli individui possano trovare risposta alle proprie ambizioni e al desiderio di realizzazione personale
di Alberto Varriale *
3' di lettura
Il Metaverso rappresenterà, secondo gli esperti, un punto di svolta per l’evoluzione del lavoro ibrido, un mondo digitale e immersivo che ci offrirà una sorta di trasposizione dalla realtà fisica a quella virtuale. A tal riguardo Satya Nadella, amministratore delegato di Microsoft, ha affermato che il Metaverso non può sostituire la compresenza fisica, ma potrebbe rappresentare, grazie alla tecnologia, una nuova possibilità nell’organizzazione del lavoro, offrendo più opzioni e flessibilità su come incrociare la connessione umana e la connettività.
In un contesto del genere parlare di coesione potrebbe apparire persino anacronistico, considerando che probabilmente dovremo sviluppare nuove capacità di interazione con gli avatar di colleghi, capi e collaboratori. Nel frattempo, lo scenario inedito che le aziende si trovano ad affrontare nel bel mezzo di una pandemia, tra tensioni geopolitiche e grandi dimissioni, impone una riflessione profonda sulle possibili azioni da condurre per favorire un maggior livello di coesione tra le persone che lavorano.
La sfida si fonda sulla possibilità di trasformare o creare ambienti di lavoro dove gli individui possano trovare risposte soddisfacenti alle proprie ambizioni e al desiderio di realizzazione personale, attraverso un ripensamento dell’organizzazione, degli strumenti e degli spazi fisici. Un ventina di anni fa, in un bel libro intitolato Passioni fuori corso, Pier Luigi Celli - manager, esperto di organizzazione e saggista - affermava testualmente che quando si toglie ai dipendenti di un’azienda la possibilità di entrare in una storia che gli prenda l’anima, o peggio, gli si invalida il pensiero che esista una prospettiva in cui crescere personalmente, intrecciare percorsi, tentare avventure, il rischio non è tanto quello di veder deperire senza volto la propria gente, rassegnata sullo sfondo, ma molto di più quello di condannare l’azienda a inaridirsi, affidata a singolaristi magari di talento, ma senza un tessuto che regga il futuro.
In questo periodo, per chi lavora in modo ibrido, in effetti può risultare difficile “intessere” relazioni senza condividere lo stesso spazio fisico, con una distanza che diventa più accentuata quando le persone che lavorano in ufficio vengono considerate un gruppo a parte rispetto a chi lavora in remoto e che spesso può sentirsi isolato. Per tale motivo, oggi la coesione emerge in tutto il suo valore come la somma delle motivazioni che spingono i singoli a restare nel gruppo, motivazioni senza le quali il gruppo si disgrega. Un valore che porta ciascuno a mettere da parte i propri obiettivi, utilizzando le proprie energie per conseguire un risultato che non è prettamente individuale.
Tuttavia, in molti progetti aziendali attualmente non si alimenta la coesione, ma solo una forma di arida compartecipazione tra colleghi che operano in larga parte in modo indipendente. Inoltre, lavorando da remoto, diventa quasi impossibile interagire al di fuori del lavoro - cosa che favorisce un buon grado di coesione - e il rapporto tra colleghi spesso si riduce a freddi scambi professionali attraverso un utilizzo, talvolta eccessivo, di tecnologia (e-mail, chat e sistemi di social media aziendali).
A questo si aggiunge che il crescente utilizzo di intelligenza artificiale nel mondo delle imprese sta creando una grande preoccupazione, perché non cambierà solo molte attività lavorative, ma anche il modo stesso in cui i lavoratori interagiranno, basti pensare ai sistemi di Natural Language Processing, tecnologie che consentono all’uomo di “dialogare” con le macchine, sfruttando il linguaggio naturale.
L’approfondimento di queste tematiche risulta imprescindibile - in una società dove il peso dell’intelligenza artificiale assume sempre più rilevanza - attraverso una riflessione su tutto ciò che non è necessariamente analizzabile e risolvibile con un algoritmo. Ed è per questo che le aziende, a mio avviso, dovranno affrontare una triplice sfida per favorire un buon grado di coesione tra le persone:
1)Creare condizioni organizzative che offrano contemporaneamente alle persone, in un’ottica più flessibile, i vantaggi del lavoro in ufficio e da remoto.
2) Realizzare soluzioni innovative che riportino molti dei benefici dell’incontro in presenza, sfruttando quelli immersivi che la realtà virtuale può offrire.
3)Potenziare al loro interno un forte senso di interdipendenza tra le persone, vale a dire quella consapevolezza legata al fatto che i risultati che il gruppo può conseguire non derivano da singole azioni individuali, ma dalla capacità di intrecciare tali azioni in un processo più ampio.
Probabilmente, anche negli anni a venire, resteranno valide le parole di un antico proverbio africano: “Se vuoi andare veloce vai da solo; se vuoi andare lontano vai insieme agli altri”.
* Partner di Newton Spa
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