La Fed continua a mordere fino a quando Wall Street non cede
La Fed ridurrà la stretta monetaria? In passato è avvenuto quando Wall Street ha iniziato a soffrire. Se la Borsa Usa non abbaia, la Fed non smette di mordere.
di Donato Masciandaro
3' di lettura
La Fed ridurrà la stretta monetaria? In passato è avvenuto quando Wall Street ha iniziato a soffrire. Se la Borsa Usa non abbaia, la Fed non smette di mordere. Accadrà anche questa volta? La flessione di ieri sarà l’inizio di una fase nuova?
In settimana sono stati resi pubblici i verbali della ultima riunione della Fed, in cui Powell ed i suoi colleghi hanno deciso di aumentare di venticinque punti base il tasso di interesse di riferimento, alludendo ad ulteriori restrizioni monetarie. Ma le allusioni non sono annunzi. Una banca centrale deve essere una bussola, ed è tale se fa annunzi trasparenti; se poi sono credibili, è più probabile che le aspettative vadano nella direzione auspicabile. È l'effetto Ulisse: la sua nave andava nella giusta direzione, dei permettendo, perché i marinai gli credevano. Se invece i banchieri centrali alludono, prevale l'effetto della Pizia di Delfi: vaticinava in modo incomprensibile, e le interpretazioni potevano essere foriere di guai. Poichè la Fed da qualche mese si limita ad alludere, gli analisti ed i mercati dissezionano dichiarazioni e documenti per capire cosa hanno in mente i banchieri centrali. L'analisi economica ci consiglia di guardare cosa dicono di Wall Street: se i mercati azionari soffrono, la politica monetaria diventa espansiva.
È questo il risultato che emerge dagli studi sul rapporto tra il comportamento della Fed e l’andamento del mercato azionario. Le ricerche si basano su due diverse batterie di indicatori: i fatti e le parole.
Partendo dai fatti, l'interrogativo è: quanto le decisioni della Fed sui tassi sono influenzati dai mercati azionari? Di norma l'andamento dei mercati azionari non viene considerato una informazione cruciale, perchè le due variabili macroeconomiche rilevanti sono considerate l'inflazione e l'andamento della crescita economica e/o dell'occupazione. Tali variabili vengono ritenuti i migliori termometri per misurare lo stato di salute dell'economia, incluso quello dei mercati azionari. Ma c'è un'altra ipotesi: Wall Street ha un suo valore specifico per i banchieri di Washington. La sensibilità della Fed agli umori dei mercati finanziari può essere spiegata con motivazioni economiche e politiche. Dal punto di vista economico, poiché le azioni hanno un peso rilevante nei portafogli individuali, l'andamento dei loro prezzi può essere associato alle scelte di consumo e di investimento: è il cosiddetto effetto da acceleratore finanziario, che passa anche attraverso il ruolo che possono giocare le aspettative. Dal punto di vista politico, i banchieri centrali potrebbero essere sensibili ai desiderata della finanza, o perchè dalla finanza provengono, o perchè in finanza vogliono andare, o tornare, dopo aver finito di servire lo Stato come banchieri centrali.
Ma poi ci sono le parole, che possono essere utilizzate per confermare, o smentire, l'evidenza empirica che emerge dai fatti. Si provi ad esempio ad analizzare con strumenti di analisi testuale i verbali della Fed che vanno dal 1994 al 2016. Lo studio rileva che nei 184 documenti analizzati i mercati azionari sono citati 983 volte. Le analisi meramente descrittive sono 551. Negli altri 432 compaiono valutazioni sull'andamento, che possono riflettere prezzi in salita – buona salute – o prezzi in discesa – cattiva saluta. A parità di altre condizioni, quando la Fed rileva che Wall Street sta soffrendo, l'atteggiamento della politica monetaria diventa più espansivo, o meno restrittivo.
La stessa sensibilità non si riscontra quando Wall Street veleggia in acque tranquille.
I risultati empirici confermano quell'atteggiamento della Fed che, nel 2000, quando il presidente della Fed era Alan Greenspan, fu battezzato dai media appunto la “Greespan put”: la finanza sa di poter contare su un atteggiamento assicurativo da parte della Fed, che inietta liquidità quando Wall Street arranca. Nell'ultimo verbale della Fed, i riferimenti ai mercati azionari riflettono valutazioni di salute sia in termini di andamento che di volatilità. La Pizia non vede Wall Street soffrire. C'è una ragione in meno, almeno finora, per non modificare le allusioni sulla stretta monetaria. A meno che la giornata di ieri non sia una rondine che fa primavera.
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