La MG B è una spider ancora moderna e in grado di regalare soddisfazioni
Con meno di 30mila euro si acquista una vettura utilizzabile nel traffico moderno (e con il cambio “aftermarket” si può aggiungere la quinta marcia)
di Vittorio Falzoni Gallerani
3' di lettura
Lo abbiamo già affermato qualche altra volta ma fa sempre un certo effetto celebrare anniversari così importanti, i sessanta anni, per un’automobile che appare ancora moderna a tutti gli effetti. Guardatela e pensateci un attimo: se sulla MG B trovassimo condizionatore, cambio a sei marce e tutto il corredo di elettronica che oggi imperversa sulle auto, saremmo di fronte ad una roadster in grado di rivaleggiare in praticità ed eleganza con le poche proposte odierne rimaste sul mercato.
E questo, lo ripetiamo, dopo sessant’anni visto che questa deliziosa vettura fu lanciata al Salone di Londra del 1962 ove apparve subito chiaro che il salto generazionale nei confronti della sua progenitrice, la più tradizionalista e sensuale MG A, era clamoroso in quanto sembrava che le generazioni che le dividevano fossero due piuttosto che una soltanto.
Un salto non del tutto indolore dato che il grado di avvenenza calava visibilmente: dove la A è tutta curve, la B è un susseguirsi di linee tese, indubbiamente meno seducenti nell’immediato, ma che alla lunga le hanno consentito di attraversare i decenni rimanendo attuale. Che tale cambio della guardia fosse ormai improcrastinabile fu determinato anche dal fatto che, già all’alba degli Anni sessanta, non era proprio più possibile continuare ad offrire le portiere senza maniglie e serrature nonché con la mancanza dei cristalli laterali discendenti.
Ed anche il continuare a proporre la costruzione con telaio separato cominciava a diventare difficile, incapace come era a contrastare la tendenza delle carrozzerie aperte a torcere generando imprecisione di guida e scricchiolii vari impossibili da eliminare. Non che una monoscocca sia in grado di risolvere totalmente tali problemi neppure oggi, dopo tanti anni di progresso tecnologico, ma quella della MG B aveva il pregio di essere molto robusta, leggera e facilmente riparabile, cosa che facilita molto gli interventi su di essa.
In ogni caso la storia ci insegna che era la strada da percorrere era quella, anche per ottenere, a parità di peso, maggior spazio all’interno e maggiori possibilità di stivaggio bagagli sia nel vano dedicato, sia nell’abitacolo sul ripiano dietro i sedili: componente troppo spesso dimenticato negli spider e di praticità impagabile.
Insomma: con la B si perse senz’altro quell’aura da “vecchia Inghilterra”, che per moltissimi anni aveva decretato il successo commerciale di auto dalle caratteristiche oggettive piuttosto discutibili, a favore della modernità; la cosa non piacque a tutti come accennato, ma oggi non si può negare che l’auto sia molto carina anche grazie ai tanti suggestivi colori pastello con la quale è possibile sceglierla e soprattutto se equipaggiata con le ruote a raggi che sono sempre state disponibili in opzione.
Abbiamo speso molte parole sugli stili di questi due modelli MG poiché meccanicamente esse differiscono molto meno: lo schema delle sospensioni con il ponte rigido posteriore è praticamente sovrapponibile ed il motore quattro cilindri da 1,8 litri della B è una versione derivata del 1.6 della A MK II: un’unità che ha tutte le caratteristiche per essere ancora valida: potenza adeguata (92 CV) in rapporto al peso (meno di 1.000 kg.) e dotata di un’elasticità incredibile sviluppando la sua notevole coppia massima al di sotto dei tremila giri.
Capace di emettere una musicalità coinvolgente e coadiuvato da un cambio ad escursione ridottissima, questo gruppo motopropulsore è in grado di regalare una guida molto piacevole in particolare sulle strade secondarie; in autostrada occorrerebbe una quinta marcia e non stupisce che oggi sia disponibile un cambio così rapportato sul mercato degli accessori perché con tale soluzione l’auto è capace di offrire ancora oggi un servizio a 360 gradi.
Una caratteristica, questa della sua versatilità, che l’ha portata a rimanere brillantemente sul mercato fino al 1980 totalizzando più di 512.000 esemplari e ottenendo un record per una spider che resistette fino alla comparsa della Mazda MX-5. Una carriera punteggiata da tre serie di diversa riuscita estetica, con l’ultima caratterizzata da poco piacevoli paraurti in gomma nera concepiti per ottemperare alle richieste degli Usa: certamente la meno attraente, ma non per questo poco interessante in ottica collezionistica, è ovviamente essendo l’ultima anche la più evoluta ed affidabile.
In Italia la MG B non riuscì mai a sfondare a causa di un prezzo molto superiore a quello della Fiat 1600 S Spider, la sua vera concorrente, ed ancora superiore, anche se di poco, a quello della Alfa Romeo Giulia Spider, certamente non sostituibile nel ruolo di fidanzata degli italiani. Situazione che si è esasperata sul mercato amatoriale ove i valori di queste due auto sono agli antipodi del segmento delle roadster di media cilindrata; una bella MG B si può acquisire anche con soli ventimila euro per non sfondare la barriera dei trentamila neppure in presenza di esemplari perfettamente restaurati. Un investimento che, a nostro parere, non presenta alcuna controindicazione.
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