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Meno 1,4 milioni di alunni al 2033: le cifre dietro il taglio (futuro) degli organici

Da 7,4 milioni di studenti si scenderà a circa 6 milioni. Stimate 126.219 cattedre in meno. Sindacati in agitazione contro le riduzioni in agenda dal 2026

di Claudio Tucci

Allarme. Il ministro Bianchi ha detto che il calo atteso degli alunni sarà a “ondate” di 110-120mila ragazzi in meno ogni anno

3' di lettura

Da una parte ci sono i sindacati della scuola che sono già sul piede di guerra contro la riforma su formazione iniziale e reclutamento dei docenti contenuta nell’ultimo decreto Pnrr. Dall’altra c’è un quadro demografico che prevede, da qui al 2033/34, quasi 1,4 milioni di studenti (1.365.823 per l’esattezza) e 126.219 cattedre in meno. In mezzo c’è il governo Draghi che per finanziare un primo embrione di carriera “incentivata” degli insegnanti fa un bagno di realtà e inizia a limare gli organici - di 1.695 unità nel 2026 e di 2mila ogni anno fino al 2031 - dopo gli incrementi degli ultimi anni legati all’emergenza Covid e svincolati dalla perdita di alunni già in atto da diverso tempo.

I dati

Nel giorno in cui, un pò tutte le sigle sindacali del comparto annunciano una forte mobilitazione e chiedono sponde in Parlamento per riscrivere il provvedimento (e aumentare fondi e docenti), sono le ultime proiezioni finite sui tavoli di palazzo Chigi e Mef a mostrare, per la prima volta, con numeri e simulazioni alla mano, il futuro per l’Istruzione nel prossimo decennio. Un quadro a dir poco allarmante, come ha lasciato intendere ieri tra le righe, replicando indirettamente ai sindacati, il ministro dell’Istruzione, che è anche un economista, Patrizio Bianchi. Da 7,4 milioni di studenti (ultimo dato disponibile 2021) si scenderà a poco più di 6 milioni nell’anno scolastico 2033/34, a “ondate” di 110-120mila ragazzi in meno ogni anno. Di conseguenza, l’organico docente (che è una variabile dipendente dagli studenti) passerà dalle attuali 684.314 cattedre a 558.095 nel 2033/34, con riduzioni di 10-12mila posti ogni anno. L’effetto dell’andamento demografico si sentirà di più alle superiori, dove si passerà rispettivamente da 2.659.068 a 2.168.614 studenti e da 246.710 a 201.205 cattedre. Alle medie si passerà da 1.584.999 a 1.292.653 alunni e da 147.219 a 120.065 prof. Alle ex elementari i 2.314.000 ragazzi di oggi diventeranno, tra 12 anni, 1.887.193 e i loro maestri da 210.156 a 171.394. Discorso in parte diverso all’infanzia: quella statale scenderà di oltre 156mila bambini e poco meno di 15mila maestre. Ma nel Pnrr c’è un forte rilancio di nidi e infanzia, con oltre 2 miliardi finora impegnati; quindi è probabile che nelle nuove strutture gestite da enti locali (e, laddove previsto, privati) aumenterà l’offerta in tutt’Italia, anche di personale (nei tagli proposti nel decreto Pnrr l’infanzia è il settore meno toccato, con meno 70/80 maestre l’anno).

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Il ministro

A fronte di questi numeri, il ministro Bianchi ha optato per mantenere gli organici invariati fino al 2026 e, contemporaneamente potenziare i posti di sostegno (la strada è stata iniziata da Lucia Azzolina) e quelli alla primaria per far decollare il nuovo docente di educazione motoria (il prossimo anno, 2022/23, si comincerà dalle quinte e saranno circa 25mila le classi coinvolte di cui oltre 15mila a tempo normale, le rimanenti a tempo pieno, per un totale stimato di 2.200 docenti - l’anno successivo si andrà avanti con le quarte - si prevedono fino a due ore a settimana). Inoltre, una fetta delle cattedre in meno per la denatalità (intorno alle 9mila) serviranno per ridurre le classi pollaio, a cominciare dalle aree più svantaggiate (poi ci penserà la denatalità).

Dal 2026 gli organici iniziano a ridursi (al massimo di 2mila cattedre annuali a fronte delle 10-12mila previste dalle stime) per alimentare il Fondo per l’incentivo alla formazione; una sorta di tantum che il provvedimento riconosce a tutti i docenti (mentre per renderlo un po’ più selettivo le prime bozze pensavano di limitarlo in prima applicazione al 40% dei richiedenti) che supereranno i nuovi percorsi formativi triennali che dovrebbero partire dal 2023/24. Il fondo, oggi, è alimentato con 20 milioni nel 2026, 85 nel 2027, 160 nel 2028, 236 nel 2029, 311 nel 2030 e 387 milioni a decorrere dal 2031. Con l’impegno dei ministri Bianchi e Franco di implementarlo, anche alla luce dei pensionamenti attesi (ieri l’Inps ha certificato l’uscita di 28.700 unità di personale, di cui 20.400 docenti). Parole che non sono bastate ai sindacati: oggi parte lo stato di agitazione con l’annuncio del blocco delle attività aggiuntive.

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