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La riscoperta essenziale della scuola scandinava

La pulizia tecnica e formale ereditata dai maestri si accompagna oggi a un’attenzione estrema alla sostenibilità

di Antonella Galli

4' di lettura

È sempre utile, oltre che istruttivo, mettersi a confronto con culture che esprimono un’identità definita e alta del design come, ad esempio, quella scandinava. Per la sua peculiarità, per il profilo di avanguardia che lo contraddistingue, il design del Grande Nord (Danimarca, Svezia, Norvegia e Finlandia) è sempre stato un riferimento internazionale, oltre che termine di paragone per il design italiano, che con quel mondo intrattiene un proficuo dialogo. Nelle aree scandinave è in corso, come un po’ ovunque, la ripresa degli appuntamenti fieristici e culturali, prima tra tutti la Stockholm Furniture & Light Fair, attesa per inizio febbraio (dal 7 all’11), affiancata dalla Design Week con eventi negli studi e negli showroom della capitale svedese (dal 6 al 12).

Pur nella varietà, il design nordico esprime in questo momento alcuni tratti comuni: essenzialità – quasi rarefazione – estetica, pulizia tecnica e formale, imprescindibili valori ecologici, richiami ai maestri.

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In questo senso è emblematico il percorso di &Tradition, azienda danese che si è data come missione di rimettere in produzione opere dei maestri del passato, dagli anni Trenta in poi, grandi innovatori del progetto per l’arredo, affiancandoli a designer contemporanei, scandinavi ma non solo (c’è anche il nostro Luca Nichetto). Tra le più recenti operazioni c’è Little Petra, una poltrona di sorprendente attualità siglata da Viggo Boesen nel 1938. Boesen era un architetto danese non molto noto, che però contribuì a definire l’estetica del design scandinavo negli anni Trenta, a partire da una concezione organica, in contrapposizione al razionalismo della Bauhaus, allora dominante. Little Petra, dalla sagoma ovoidale e dallo spirito naif, venne prodotta in pochi esemplari. «Quando abbiamo scoperto gli schizzi originali negli archivi di Boesen – raccontano dall’azienda – le carte erano arrotolate e coperte di polvere; nessuno le aveva aperte per oltre otto decenni». La poltrona, oggi prodotta in edizione limitata, ha robuste gambe tonde in ottone e noce naturale, a supporto della scocca avvolgente, quasi materna, rivestita in pelle di montone, dal vello morbido e riccioluto.

Un progettista nordico intramontabile è Hans J. Wegner, tra le firme eccellenti su cui è imperniato il catalogo di Carl Hansen & Søn, azienda danese che con il “maestro indiscusso della sedia” iniziò a collaborare nel 1949. Da allora la produzione non si è più interrotta, per oltre 70 anni, come afferma il ceo Knud Erik Hanse: «I primi capolavori di Wegner sono stati precursori di quella che poi è diventata un’impressionante collezione di alcuni dei mobili più iconici del mondo». A questi fa da capofila la CH24 Wishbone Chair (la sedia “a forcella” (per l’elemento con tale forma che caratterizza lo schienale) che oggi torna nella rinnovata versione in teak, insieme all’elegante tavolo CH 327, in un mix di teak oliato e rovere. Tra il 1950 e il 1960 Wegner aveva utilizzato questa essenza esotica per i suoi mobili, abbandonandola in seguito per difficoltà di approvvigionamento. Oggi la Wishbone Chair è riproposta in teak sostenibile, certificato Fsc e prodotto da foreste gestite in modo responsabile.

Il tratto semplice e funzionale del design nordico è ben espresso nello Shelving System, sistema di scaffalature ideato e prodotto dallo studio di design Moebe, basato a Copenhagen. Il criterio fondante è la modularità, ben espressa in questo sistema di scaffali che può essere montato, ampliato, riconfigurato con angolazioni differenti, ma anche riparato e, al termine dell’utilizzo, smaltito con semplicità. Per fissare la struttura di montanti e ripiani vengono utilizzati dei cunei appositamente progettati, che donano solidità, ma consentono anche massima libertà nelle modifiche. «Il nostro principio è creare strutture semplici – afferma Anders Thams, ebanista e co-fondatore di Moebe – nessun uso di colle, saldature, viti. Ci sforziamo di ridurre il design alle forme più semplici, una sorta di sfida alle più diffuse modalità produttive, meno sostenibili».

Un incontro significativo tra sensibilità nordica e progetto italiano si trova nella recente collaborazione tra Studiopepe (Arianna Lelli Mami e Chiara Di Pinto) e la danese Muuto, con la collezione di tappeti Relevo, in tinta unita e rettangolari, ma con un angolo stondato: li caratterizza una lavorazione a solchi, grazie alle differenti livellature del vello in lana New Zealand, che ricordano l’immagine di un campo arato.

«C’è una meravigliosa corrispondenza tra design italiano e scandinavo – affermano le designer – entrambi enfatizzano la semplicità ricca di senso, per oggetti che durano nel tempo mantenendo la loro bellezza». Una concezione che si ritrova anche nei Loud Cabinet della norvegese Northern; firmati da Färg & Blanche, studio con base a Stoccolma, sono contenitori per il living declinati in tre modelli: madia alta, madia bassa e carrello-bar chiuso da ante. La loro bellezza è tutta concentrata nella pulizia assoluta dei profili, negli angoli armoniosamente stondati, nella precisione maniacale con cui sono realizzati i giunti e le finiture di gambe e piano, in rovere massello, e del contenitore impiallacciato. Rappresentano una espressione compiuta dell’essenza nordica del design, mai urlato, né sopra le righe, e proprio per questo sempre capace di entrare in dialogo con elementi e contesti differenti.

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