La sovranità alimentare mette tutti d’accordo
Dal ministro Lollobrigida a Slow Food, Fao, Coldiretti e Confagricoltura, sintonia nel sancire «il diritto di un popolo a stabilire il proprio livello e metodo di produzione nell’ambito agroalimentare»
di Silvia Marzialetti
3' di lettura
Salvaguardare i propri metodi di produzione, le proprie colture tradizionali, senza rinunciare all’export. Difendere i produttori e gli agricoltori locali contro le multinazionali, paladine di una standardizzazione dei prodotti alimentari. Combattere il Nutriscore e il cibo sintetico e ancora abbandonare gradualmente gli agrofarmaci, ma solo all’interno di un processo che compensi l’agrochimica con una svolta in chiave di ricerca e innovazione, onde evitare che i grandi assenti da questo new deal promosso dall’Europa, Cina e India, possano trarne vantaggi in chiave di competitività.
Sceglie il palco del decennale di Fratelli d’Italia il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, per spiegare, una volta per tutte, il concetto che ha rivoluzionato la denominazione del dicastero. E la convergenza tra le diverse anime del mondo agricolo sembra totale. «Per sovranità alimentare - dice dal palco di Piazza del popolo - intendiamo il diritto di un popolo a stabilire il proprio livello e metodo di produzione, di decidere cosa mangiare, optando per quella che presume essere la qualità». I nemici da combattere - lo dice espressamente - sono le multinazionali, paladine della standardizzazione alimentare; i difensori del sistema sono i produttori e gli agricoltori «gente che ti insegue – dice, evocando per alcuni le immagini di Furore – se vuoi desertificare i loro terreni, le loro produzioni e cancellare la loro cultura e la nostra civiltà».
Sul banco degli imputati ci sono Nutriscore e cibi sintetici - anch'essi finanziati dalle multinazionali - prodotti in un bioreattore “che assomiglia all'Ilva di Taranto” e che presuppongono – per chi ne fa uso – la firma di una “assunzione di responsabilità”.“Il cibo fatto con la chimica è il problema”, rilancia Ettore Prandini, presidente Coldiretti, con cui la sintonia è totale. “Speriamo che l’Italia sia il primo Paese a vietarlo”.Il ministro ne fa anche una questione sociale: la immissione in commercio di questi cibi “allargherà la divaricazione tra poveri e ricchi: porterà i primi a mangiare schifezze sintetiche e solo chi se lo può permettere a consumare prodotti sani e di qualità”.
Dichiarazioni a tratti sovrapponibili con quelle del presidente Slow Food, presente sul palco. «La sovranità alimentare - dice Barbara Nappini - è un tema di diritti, è un approccio che mette al centro le proprie politiche alimentari, piuttosto che fare in modo che siano condizionati da interessi privati. Clima, ambiente, distribuzione, equità del sistema sono i grandi temi che dobbiamo affrontare oggi e il cibo è un tema che li attraversa tutti». O con Maurizio Martina: «Se sovranità alimentare vuol dire costruire un equilibrio più avanzato per dare forza ai nostri produttori, siamo tutti d’accordo» dice il vice-direttore generale della Fao. Che puntualizza: «Stando tutti nel mondo, perchè l’Italia è una grande forza trasformatrice ed esportatrice».Sulla volontà del Paese di rimanere una finestra aperta sul mondo lo rassicura il ministro: «Se esauriamo quella capacità di esaltare le nostre esportazioni, l'unica cosa che ci viene in mente, è chiuderci in noi stessi».
L’Europa, infine. “L’attacco al made in Italy da parte di Bruxelles è totale”, dichiara Massimilianio Giansanti, presidente di Confagricoltura, riferendosi ai pacchetti legislativi estremamente restrittivi, in preparazione a Bruxelles. Ma Lollobrigida stempera. «Da quando è arrivato il presidente Meloni, l'Europa ci tratta con maggior rispetto. Ogni Stato difende le prerogative della propria Nazione e si aspettano che tu faccia lo stesso».Il piano Ue di abbattere l’uso di agrofarmaci in Italia del 62% “è pensato per un mondo asettico”, dice Lollobrigida. Che spiega: “Noi tutto vogliamo andare verso una moderazione dell'uso, ma i nostri sforzi sono vani se Cina e India non partecipano, perchè la gente mangia lo stesso. Allora bisogna compensare l’abbandono graduale dei pesticidi con un livello di ricerca avanzata”. Questo - lo spiega - non è rinnegare lo spirito conservatore che è nell’animo del partito cui appartiene. “Un conservatore - dice - sa perfettamente che a problemi nuovi corrispondono soluzioni nuove, ma le radica a sistemi permanenti”.
Lollobrigida chiude citando il problema numero uno degli agricoltori in questo momento: i cinghiali. «L’abbattimento selettivo all'interno delle città è l'unica soluzione - rilancia - e con la caccia non c'entra nulla». Come procederà il dicastero? «Il nostro dicastero deve parlare con l’Ambiente, con la Sanità, cosa mai accaduta prima - conclude - Dobbiamo dimostrare che viaggiamo a una velocità supersonica».
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