Cultura

La stretta di mano tra Draghi e Macron. Sogno logico o illusione?

Firma del Trattato del Quirinale. Italia e Francia a un bivio: dalle lingue classiche alle industrie creative, cosa cambia per la cultura (e come...)

di Riccardo Piaggio

(ANSA)

2' di lettura

Le relazioni culturali tra Italia e Francia, i due grandi Paesi latini co-fondatori del progetto europeo, sono evidenti agli occhi del mondo più che a quelli dei propri, rispettivi, popoli. Art de vivre à la française e Stile di vita italiano rappresentano modelli universali del buon vivere e sono il migliore antidoto al mainstream del Villaggio globale. Condividiamo tutto ciò che fa gola al resto del mondo: vino, cucina, artigianato, moda, design e patrimoni, eccellenze non imitabili che fanno di Italia e Francia i Paesi di gran lunga più frequentati. Non un’arcadia del tempo libero ma soft skills con cui edificare il futuro.

Quella francese è una cultura sistemica. Coerente, cartesiana e democratica, accoglie e fa sue, senza però assimilarle, le migliori idee da ogni altrove e in particolare proprio dall'Italia. Che al contrario presenta una cultura sincretica. Incompiuta, creativa, urgente. Incapace di creare valore se non per iniziativa personale e altrove, in particolare proprio in Francia. Non è colpa della politica, ma della Storia. Il Trattato prova a disegnare una nuova fase. Allineando sentimento e atmosfera creativa dell'Umanesimo con il paradigma dell'Illuminismo.

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Siamo in grave ritardo

Siamo in grave ritardo, ma tant'è.«Per me l'Italia come modello culturale è ancora l'unico Paese in cui esistono entrambi gli “estremi”, compreso quello positivo; c'è un'autentica identità culturale, che chiamerei filologica, di altissimo livello. La vostra televisione offre contenuti che nessun'altra al mondo è in grado d'offrire». Quando incontrai a Parigi lo storico Gilles Pécout, tra gli estensori del Trattato, l'allora Recteur de l'académie de Paris si mostrò convinto dell'urgenza di una nuova alleanza, face all'Europa e al mondo. Evocò, ispirandola, la nascita di una Piattaforma culturale indipendente.

L'orizzonte del Trattato è un Vaste Programme, con obiettivi strategici, ma anche piccole sorprese. A Incuriosire è la volontà di «dotarsi di una strategia congiunta al fine di sostenere l'insegnamento e l'apprendimento del latino e del greco. L'Italia e la Francia si mobiliteranno a livello europeo per favorire questi scambi di expertise»; un'autentica rivoluzione, buttata come una miccia nel barile di strategie politiche e industriali. Sul tema della cultura, finalmente non trattata in modo ancillare, l'Articolo 9 illustra la mappa della costruzione di nuovi contenuti culturali bi-nazionali in ogni campo della creatività; le parti, si legge, «s'impegnano a facilitare le coproduzioni di opere culturali, in particolare cinematografiche, audiovisive e nelle arti sceniche, e a valutare la possibilità della loro distribuzione attraverso una piattaforma culturale comune». L'onere viene lasciato ai Ministeri e questo è forse l'unico punto debole: mentre da parte francese la macchina è rodata, da noi creativi, produttori, accademia e burocrazie non hanno mai trovato una sintesi né dato vita a una filiera credibile e coerente. Per essere creativi non basta saper risolvere problemi, ma immaginare un mondo che ne preveda il meno possibile. Per questo, dopo Aquisgrana e Roma, aspettiamo un segnale da Berlino.


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