anniversari

Lancia Flavia, compie sessant’anni una delle berline più straordinarie di sempre

La vettura conteneva una raffica di innovazioni che la ponevano ai più alti livelli nel mondo per qualità costruttiva

di Vittorio Falzoni Gallerani

3' di lettura

La Lancia Flavia viene lanciata al Salone di Torino del 1960 e rappresenta uno dei modelli più innovativi di una Casa che sempre, nella propria storia, aveva fatto dell'innovazione la propria cifra caratterizzante; come sempre accade, la sua nascita sotto le spoglie che conosciamo avviene per una concomitanza di cause che però, volendo sintetizzare al massimo, possono ricondursi a due principali.

La prima causa è stata la necessità ormai improcrastinabile, alla fine degli anni cinquanta, di coprire il vuoto presente in gamma Lancia tra l'Appia e la Flaminia: una piccola berlina che aveva raggiunto un livello di maturità più che encomiabile la prima, ed un'ammiraglia tra le migliori disponibili sul mercato europeo la seconda.

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La presenza in Lancia, quale capo della progettazione auto, dell'ingegner Antonio Fessia fu invece quella concausa che portò ad un coefficiente di innovazione senza precedenti di cui si è accennato; oltre ad essere un tecnico finissimo e quindi per nulla incline a scendere a compromessi davanti agli uffici amministrativi, Egli aveva anche nel suo curriculum la progettazione della Cemsa Caproni F11 del 1947: il tentativo di quell'industria aeronautica di riconvertirsi, nel secondo dopoguerra, alla produzione automobilistica. Abbandonata, per le disavventure finanziarie della Cemsa, dopo soli sette esemplari costruiti, essa aveva però fatto in tempo a dimostrare la validità della propria impostazione costruttiva.

La Lancia Flavia la mutuerà quasi totalmente: trazione anteriore innanzitutto, per la prima volta su di un'auto italiana; e poi motore a quattro cilindri contrapposti montato a sbalzo dell'avantreno su di un telaietto separato; sospensione anteriore con balestra trasversale e quattro freni a disco con doppio circuito: tanto bastò per fare molto rumore tra gli appassionati e per assicurare alla nuova berlina, il cui nome rimase nella tradizione della strade consolari romane, ottimo successo.

Certamente non diminuito da manchevolezze di allestimento che, viceversa, era in grado di accontentare pienamente la esigente clientela Lancia a partire dalla riproposizione dell'omonimo panno di rivestimento dei sedili sotto il quale si nascondeva però un nuovo tipo di gommapiuma capace di offrire ottimo confort.

Rivoluzionarie la plancia, interamente rivestita in finta pelle, e la strumentazione di disegno modernissimo e completa di contagiri mentre la leva del cambio rimaneva al volante anche per consentire la accoglienza a sei persone per le quali la Flavia era omologata.

Qualche sopracciglio alzato lo provocò la linea: Piero Castagnero, l'autore, che in seguito disegnerà le coupé Fulvia e Beta, di bellezza assoluta, qui si lascia prendere un poco la mano dalla modernità dell'insieme ed il risultato non fu subito di gradimento generale; è una critica che condividiamo solo se ci si riferisce all'epoca del debutto; oggi, ogni sua 'stranezza' non fa altro che aumentarne fascino e personalità come si conviene ad una vera Lancia.

Dove invece la partenza fu inappellabilmente falsa fu nel motore, troppo poco potente per il peso a vuoto, la portata e le pretese della macchina: in ripresa a pieno carico ed in salita la Flavia faticava troppo; certamente 78 CV per un motore da un litro e mezzo di cilindrata non erano pochi all'epoca e spremerlo ulteriormente, come si fece con le versioni derivate nate dal 1961 in avanti, poco si confaceva ai desideri dei posati acquirenti tipo della berlina.

Si optò quindi, nel 1963, per l'aumento di cilindrata fino a 1800 cc così da ottenere 92 CV, sufficienti per conferire alla Flavia un equilibrio molto soddisfacente tanto che la versione iniezione introdotta all'alba dell'ultimo anno di produzione, nel 1965, con ulteriori dieci cavalli a disposizione ottenuti attraverso l'adozione di un cagionevole impianto FAG- Kügelfisher di iniezione del carburante, sedusse meno di mille compratori.

La costruzione della Lancia Flavia berlina prima serie si conclude quindi nel 1966 dopo circa 42.000 esemplari, 31.600 dei quali con l'originario motore 1.500 cc; oggi sul mercato se ne incontrano davvero poche e ci piace pensare che le sopravvissute siano amorevolmente coccolate dai rispettivi proprietari riluttanti anche a sfoggiarle nelle tante occasioni ove sanno che gli intenditori in grado di apprezzarle come meritano sono davvero pochi.

E non le vendono non perché le loro quotazioni sono oltraggiosamente basse ma perché esse sono in grado di parlare direttamente alla loro anima di finissimi conoscitori della storia dell'automobile, sia mostrando le loro finiture d'altri tempi sia attraverso la dolcezza del loro funzionamento.

Automatico il consiglio d'acquisto qualora ci si imbattesse in una di esse completa e ben tenuta: il prezzo richiesto, comunque basso, sarà sicuramente inferiore al loro valore.

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