Lancia Flavia Coupé: classe, eleganza e sportività intramontabili
Una linea quasi identica alla Ferrari 250 GT 2+2 per una vettura il cui valore, in condizioni degne di attenzione, parte da 30mila euro
di Vittorio Falzoni Gallerani
3' di lettura
Considerando quanto era già accaduto con Appia e Flaminia, fu facile intuire fin da subito che anche la Lancia Flavia berlina sarebbe stata la capostipite di una famiglia di versioni atte a soddisfare le più varie aspirazioni della propria raffinata clientela. Come da copione, la prima derivata fu la Coupé che debuttò esattamente un anno dopo la berlina al Salone di Torino del 1961 rintuzzando in un solo colpo tutte le rimostranze, peraltro lievi, che pubblico e, soprattutto, critica avevano indirizzato verso la sorella a quattro porte.
Innanzitutto la linea: agli svolazzi di un Piero Castagnero non nel suo momento migliore, la leggendaria squadra della Pininfarina, cui facevano parte tra gli altri Franco Martinengo ed Aldo Brovarone, contrappose una linea molto classica ma di grande equilibrio e di rara bellezza. Poi l’abitacolo dove uno sportivo volante a tre razze con corona in legno ed il comando del cambio spostato al pavimento facevano da contorno ad una plancia dal disegno molto più classicheggiante, rivestita in legno e priva della originale mensola a sinistra del volante per i comandi secondari; di serie rivestimenti nel tradizionale panno ma finalmente con l’auspicata possibilità della pelle in opzione.
In tutto il nuovo pacchetto stilistico era rimasta una sola concessione alla creatività più spinta: i fanalini posteriori allineati sotto la chiusura del coperchio del bagagliaio, molto gradevoli ma altrettanto esposti alle ingiurie nei parcheggi; forse non ci si aveva pensato, ma forse anche si era trattato di un modo intrigante di differenziare totalmente la vista di tre quarti posteriore della Lancia Flavia Coupé da quella della Ferrari 250 GT 2+2, nata dalle stesse matite un anno prima.
Molto più bonario, giustamente, il frontale, la parte rimasta simile a quella della berlina, dato che conteneva ben altra energia rispetto a quello della coupé modenese per quanto i progettisti fossero comunque intervenuti per svegliare ulteriormente il già vivace quattro cilindri boxer che lavorava al suo interno.Il risultato fu contraddittorio: i novanta cavalli, rispetto ai settantotto della berlina, ottenuti attraverso l’adozione di due carburatori, rappresentarono, da un lato, la dimostrazione della generosità di quel motore che raggiunse la notevolissima potenza specifica di sessanta cavalli per litro, ma dall'altro portarono le sue caratteristiche di erogazione in territori poco coerenti con lo spirito di questa auto certamente molto più elegante che sportiva.
Anche se poi cominciò subito a vincere: elaborata da Bosato, una 1,5 si impose già al Rally dei Fiori 1963 dando inizio ad una serie di affermazioni che indussero Cesare Fiorio a fondare la Squadra Corse Lancia HF confidando proprio su questo modello di vettura. Che, nel frattempo (Salone di Francoforte 1963), aveva visto elevare la cubatura del suo motore a 1,8 litri con un aumento della potenza massima di solo due cavalli rispetto all’1,5 litri: scelta dovuta al desiderio della Lancia di tornare ad offrire ai suoi clienti quella dolcezza di marcia che un unico carburatore è più propenso ad elargire.
Sempre nella stessa ottica è da interpretare l’offerta, a partire dal Salone di Torino del 1965, della versione con alimentazione a iniezione che però non raggiunse pienamente l’obiettivo a causa di un impianto FAG-Küghelfisher più capriccioso del desiderabile nella messa a punto. D’altro canto non si può negare che con i 102 CV ora a disposizione, la Flavia Coupé mostrava finalmente un comportamento stradale pienamente all’altezza della sua immagine di Gran Turismo di estrema raffinatezza; anche nell’allestimento interno l’avvento della versione a iniezione portò una novità gradita e cioè l’abbandono della obsoleta strumentazione con tachimetro a nastro a favore di cinque quadranti rotondi incastonati in un pannello in legno; così allestite le due versioni da 1,8 litri accompagnarono la Flavia Coupé fino alla fine della produzione nel 1969 dopo poco più di 19.000 esemplari costruiti dei quali ben 13.418 della 1,8 a carburatore.
Oggi questa auto, che ci piace considerare come la sorellina della Lancia Flaminia Pininfarina, ne condivide la sorte: vettura di eleganza assoluta, di blasone non discutibile, detentrice di passato storico/sportivo di primaria importanza, pare non interessare il mondo del collezionismo. In vendita vi sono incredibilmente molti esemplari anche sotto i quindicimila Euro, ma è corretto pensare che per un'esemplare degno di acquisto occorra stanziarne almeno il doppio indifferentemente dal motore che la muove; ciò non ci impedisce di consigliare l’1,8 a carburatore prima di sottolineare che, in ogni caso, l’acquisto di una Lancia Flavia Coupé ci pare un ottimo investimento in termini di piacere nel possesso e nell'uso; un po’ meno in ottica di rivalutazione che, per quanto sicura, difficilmente sarà spumeggiante: Flaminia docet.
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