I punti chiave
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Stabilità normativa, ma anche capacità di privilegiare soluzioni innovative. Le imprese lanciano un messaggio chiaro con un occhio al Recovery Plan e alla transizione verde. Una sfida non da poco che le aziende sono pronte a declinare su più versanti, a cominciare dall’efficienza energetica, un comparto ancora molto parcellizzato, dove, ha detto Pier Lorenzo Dell’Orco, ad di Italgas Reti, «c’è spazio per un ulteriore consolidamento e la creazione di campioni nazionali può essere un fattore abilitante per estrarre il massimo valore dal Pnrr» e dove Italgas ha investito molto negli ultimi 4 anni e avviato un’ulteriore diversificazione, nel 2018, con l’acquisizione di Seaside.
Le opportunità sui rifiuti
Ma il Recovery schiude importanti chance anche per i rifiuti. È il caso di Maire Tecnimont che, ha spiegato il presidente Fabrizio Di Amato, ha puntato su una strategia imperniata sulla costruzione di impianti all’avanguardia in siti già infrastrutturati e in cerca di una seconda vita: «Bisogna mettere in campo - ha evidenziato -, ma tecnologie nuove e non rispolverare vecchi progetti rimasti nei cassetti per tanti anni». Soluzioni avanzate, quindi, come quelle che consentiranno al gruppo di eseguire due linee di produzione di idrogeno per la bioraffineria Eni di Porto Marghera.
La necessità di regole chiare
Per portare avanti i progetti del Pnrr, occorre però stabilità normativa. «Servono regole chiare, certe e definite da un quadro normativo che non deve cambiare nel tempo», ha sottolineato Piercarlo Rolando, ceo di Rina Prime Value Services, in prima linea nel real estate e impegnata nel progetto “Case 100% green” per l’edilizia residenziale pubblica che tiene insieme l’efficientamento dei fabbricati e una strategia energetica di più lungo respiro.
A dimostrazione che edilizia e transizione green camminano fianco a fianco, come ha spiegato Paolo Petrucco, vicepresidente dell’Ance. «È un impegno a 360 gradi per il nostro settore che ha messo anche a punto, insieme a Boston Consulting Group, delle linee guida per la decarbonizzazione del comparto».
Lo sforzo delle imprese
Un passo avanti, quindi, che conferma lo sforzo delle imprese. Come per Alia Servizi Ambientali, il cui ad, Alberto Irace, ha parlato dell’asse con Maire Tecnimont e Suez in Toscana. «Abbiamo presentato tre progetti di fattibilità che chiudono il ciclo della circolarità nella gestione dei rifiuti urbani e degli scarti industriali». Un fronte, quest’ultimo, interessato da alcune riforme, tra cui il Programma nazionale per la gestione dei rifiuti che, ha detto Stefano Sassone, direttore Area Tecnica di Confindustria Cisambiente, «servirà a ridurre il gap impiantistico tra Nord e sud».
La necessità di coinvolgere i privati
Per centrare il traguardo, però, occorrerà un maggiore coinvolgimento dei privati, ha spiegato Chicco Testa, presidente di Assoambiente. «Non capisco - ha detto il manager - perché nel Pnrr siano stati destinati fondi pubblici ingenti per la gestione dei rifiuti. Non mancano capitali privati, mancano autorizzazioni e la capacità di operare. Così si sprecano risorse pubbliche».
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