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Le opportunità si devono cercare tra i bond corporate europei

In prospettiva sarà questo il segmento obbligazionario più interessante, con un occhio attento per il segmento immobiliare logistico, favorito dall’aumento dei tassi

di Isabella Della Valle

3' di lettura

Per contrastare l’incertezza sul segmento obbligazionario, un’alternativa è investire in titoli di Stato americani e tedeschi, ma con un occhio in prospettiva sui corporate europei a elevato merito di credito. È una delle indicazioni fornite da Luca Pesarini che ha creato il fondo multi-asset Ethna-Aktiv ed è lead portfolio manager e co-fondatore di Ethenea Independent Investors ,società di gestione indipendente da istituzioni bancarie, basata in Lussemburgo.

Come state impostando la vostra strategia obbligazionaria rispetto alle politiche di contrasto dell’inflazione che le banche centrali promettono di continuare a portare avanti?

Una visione chiara dell’inflazione, ma ancor più delle risposte delle banche centrali, è fondamentale per comprendere il contesto dei tassi di interesse che ci attende. Dopo che le banche centrali si sono mostrate inizialmente troppo esitanti nel combattere l’inflazione, in prospettiva probabilmente dovremo aspettarci tassi di interesse più alti più a lungo di quanto previsto in precedenza. L’attuale narrazione della disinflazione non regge a un confronto più attento con la fase di alta inflazione degli anni Settanta. Di conseguenza, stiamo coprendo completamente i rischi di tasso, soprattutto attraverso la curva dei rendimenti europea, con un’attenzione particolare agli emittenti di alta qualità.

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I TASSI DI INTERESSE IN EUROPA
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Dove vedete oggi le migliori opportunità: tra le emissioni governative o tra quelle corporate?

Circa il 70% del portafoglio è costituito da obbligazioni. In considerazione dell’elevata incertezza, oggi circa due terzi della componente obbligazionaria sono investiti in titoli di Stato statunitensi e tedeschi a breve scadenza, che attualmente offrono rendimenti molto interessanti. Il terzo rimanente è investito principalmente in società europee con un buon rating creditizio e scadenze medie. Con il tempo, le politiche restrittive delle banche centrali riusciranno a combattere l’inflazione, ma ciò sarà possibile solo a costo di un sensibile rallentamento della crescita e in quel contesto si presenteranno opportunità molto più interessanti per passare dai titoli di Stato ai corporate bond. Questa transizione inizierà al più tardi nella seconda metà del 2023.

LE EMISSIONI
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Quali criteri utilizzate per selezionare i titoli da mettere in portafoglio: vi affidate principalmente al giudizio delle agenzie di rating o vi fate guidare da altri tipi di valutazione sugli emittenti?

Il rating è una buona guida iniziale, ma si basano principalmente sul passato e gli investitori dovrebbero guardare anche al futuro. Per noi è importante investire in profili di credito solidi. A tal fine, esaminiamo in dettaglio i bilanci e i flussi di cassa delle società e ci concentriamo sui criteri di qualità, attrattività e liquidità. Nell’ambito del fattore qualità, le considerazioni Esg rivestono un ruolo sempre più importante.

Che posizione avete sull’Italia?

Manteniamo la nostra visione cauta sull’Italia come target di investimento, anche alla luce delle turbolenze innescate dal fallimento della Silicon Valley Bank. L’Italia infatti ha un rating investment grade pari a BBB, eventualmente sostenuto dalla Bce attraverso il 2022 Transmission Protection Instrument, uno strumento appositamente introdotto per abbassare i tassi di prestito dei singoli Paesi dell’euro. D’altro canto, le banche italiane attualmente hanno circa 450 miliardi di perdite non realizzate sui titoli di Stato italiani, che potrebbero aumentare se la Bce aumentasse ulteriormente i tassi. Se l’Italia dovesse avere un andamento simile a quello degli Stati Uniti, gli investitori si troverebbero ad affrontare un’elevata volatilità e il rischio di perdite ingenti.

Quanto conta l’aspetto valutario nelle vostre strategie di gestione e come lo gestite? E quali sono le vostre aspettative sulle principali valute?

In un portafoglio investito a livello globale, il rendimento al netto dei costi di copertura nella valuta del fondo è sempre rilevante ai fini della comparabilità. Tuttavia, l’attrattiva delle varie valute viene considerata separatamente nel nostro processo d’investimento. Se riteniamo opportuno aggiungere un’esposizione valutaria al portafoglio multi-asset, questa viene gestita attraverso una corrispondente copertura del cambio.

Ci sono delle emissioni che a vostro giudizio sono particolarmente interessanti in questo momento?

Un portafoglio dovrebbe sempre essere ampiamente diversificato e non concentrarsi su un settore specifico, per evitare i rischi di cluster e garantire una liquidità interessante. Tuttavia, uno scenario in forte evoluzione offre sempre nuove opportunità. A causa del mutato contesto dei tassi d’interesse, ad esempio, le obbligazioni societarie statunitensi, dopo la copertura valutaria, non offrono più un premio di rendimento rispetto ai titoli europei della stessa qualità. Pertanto, abbiamo avviato un trasferimento completo verso l’Europa. Anche gli effetti dell’aumento dei tassi di interesse sul settore immobiliare sono interessanti. Il modello di business del settore, che dipende da un accesso favorevole e permanente al rifinanziamento, viene attualmente messo in discussione e rivalutato. In questo contesto, le emissioni legate all’immobiliare logistico rappresentano una buona alternativa, perché gli affitti sono solitamente legati all’inflazione e la domanda di magazzini e centri di distribuzione rimane elevata.

IL CONFRONTO
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