Auto

Le piattaforme diventeranno sistemi operativi

Le archietture modulari evolveranno in una modalità open source

di Simonluca Pini

3' di lettura

Condivisione. Sarà questo il termine chiave dell’automotive del prossimo decennio. Se già oggi è importante per i costruttori avere sinergie di gruppo, in un futuro non troppo lontano sarà fondamentale per realizzare economie di scala necessarie ad affrontare i gli investimenti legati all’elettrificazione della gamma e alla riduzione delle emissioni per i modelli termici.

Dando per assodato la condivisione di componenti legati alla connettività o ai sistemi di guida autonoma, con aziende come Harman Samsung nel ruolo di produttori di tecnologie destinate ad essere montati su vetture di diverse brand, la possibile “rivoluzione” sarà legata alle piattaforme. Già oggi lo stesso pianale viene utilizzato su marchi diversi ma di uno stesso gruppo, come nel caso della piattaforma Cmp di Psa utilizzata per far nascere modelli come Peugeot 208, Opel Corsa e in futuro l’erede della Fiat Punto.

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Cosa cambierà, quindi? La novità sarà che la piattaforma diventerà a tutti gli effetti come un sistema operativo (in parte succede già oggi) con la possibilità di diventare “Opensource”, ovvero disponibile ad essere acquistato da altri costruttori bisognosi di nuovi pianali ma senza le possibilità economiche di realizzarli da zero. Per rendersi conto delle cifre in gioco la piattaforma Mqb (Modularer Querbaukasten) del Gruppo Volkswagen, da cui sono nati oltre 60 modelli tra i vari brand, è costata oltre 50 miliardi di euro tra progettazione e implementazione.

Un’anticipazione della condivisione di pianali arriva dall’intesa tra Volkswagen e Ford, alleanza che prevede l’utilizzo del pianale modulare Meb (Modularer Elektrobaukasten in inglese Modular Electric Toolkit) con l’azienda americana. Nata grazie ai forti investimenti stanziati dal marchio tedesco, arrivati a circa 80 miliardi di euro complessivi, la piattaforma Meb sarà il punto centrale per arrivare all’obiettivo di vendere 15 milioni di veicoli elettrici entro il 2025 grazie agli 80 modelli elettrificati attesi nei prossimi 11 anni. Come già dichiarato da Vw, la piattaforma “a zero emissioni” è stata pensata per essere utilizzata anche da altri costruttori. L’accordo con Ford conferma proprio questa politica di condivisione e in futuro non è da escludere che arriverà anche sotto altri marchi. In attesa di conferme è molto probabile che la futura Ford Fiesta elettrica avrà una piattaforma tedesca, come le versioni a zero emissioni di Focus e Kuga.

Altro pianale facilmente condivisibile è la citata Cmp di Psa, pensata per essere abbinata a motorizzazioni termiche o elettriche con il vantaggio di aver bisogno di un’unica linea produttiva andando così ad abbattere i costi di produzione. Visto la reale necessità per quasi tutti i costruttori generalisti di commerciale vetture elettriche compatte, soluzione praticamente obbligatoria per evitare di pagare sanzioni milionarie legate alle emissioni inquinanti prodotte dalla propria gamma, poter “acquistare” una piattaforma già pronta e sviluppata per l’elettrico sarebbe il modo più rapido per il contenimento dei costi di acquisto e di conseguenza del prezzo finale.

A questo si aggiunge la condivisione di batterie, altro nodo cruciale per i progettisti di modelli a zero emissioni. Elon Musk si è già reso disponibile, dichiarando che Tesla è aperta alla cessione di software su licenza e alla fornitura di propulsori e batterie ai concorrenti. Già nel 2014 Musk aveva affermato che Tesla avrebbe consentito ad altri di utilizzare i suoi brevetti nella speranza di accelerare lo sviluppo di auto elettriche da parte di tutti i produttori.

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