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Mancano poco più di 10 settimane alla fine del 2022. Un altro anno volge al termine e altre centinaia di milioni di euro degli italiani sono destinati a rimanere ingiustamente e definitivamente nelle casse dell’Erario. Tutta colpa della bizzarria di far pagare le tasse sui guadagni realizzati con gli investimenti finanziari, senza dare la possibilità (salvo poche eccezioni) di compensare le perdite. La regola prevede infatti l’incomunicabilità fra “redditi di capitale” (proventi periodici, come interessi e dividendi, ma anche plusvalenze generate con i fondi) e “redditi diversi” (plusvalenze derivanti da differenze positive tra prezzo di vendita e di acquisto di altri strumenti finanziari).
Un handicap che l’ultimo Governo, come anche quelli precedenti, aveva annunciato di voler eliminare. Ma ancora una volta la promessa è rimasta sulla carta, in un emendamento mai approvato in Parlamento. Ora è in arrivo un altro Governo e su questa stortura fiscale, probabilmente, altre promesse.
Purtroppo, però, i proclami non bastano, perché ogni volta occorre fare i conti con il mancato gettito che una tassazione più equa comporterebbe alle casse dello Stato. I tentativi politici, più o meno convinti, vengono così alla fine fermati dalla Ragioneria di Stato. Nell’ultima Delega fiscale, rimasta impantanata tra le due Camere parlamentari con la caduta del Governo Draghi, c’era anche un passaggio dedicato alla tassazione del risparmio, dove emergeva la volontà di equiparare tutti i redditi di natura finanziaria e ammettere la deducibilità delle minus anche nei confronti dei redditi positivi di capitale, per consentire di compensare sistematicamente guadagni e perdite conseguiti con i diversi prodotti finanziari.
Oggi in quelle poche eccezioni in cui si riesce a compensare i guadagni con le eventuali perdite pregresse, è per di più possibile farlo solo nell’arco temporale dei 4 anni successivi a quello in cui la perdita si è determinata. Un limite che quest’anno impone di compensare le minusvalenze fiscali generate nel 2018: un anno poco felice per gli investitori, che si è chiuso con quasi tutte le asset class in territorio negativo. L’indice Msci rappresentativo dell’andamento delle Borse mondiali aveva archiviato l’anno con una perdita del 10% circa. Lo S&P500 americano aveva lasciato sul terreno oltre il 6% e lo stesso decennale dei Btp aveva segnato -4%. Il valore delle minus realizzate nel 2018 nel complesso ammonta a cifre ragguardevoli.
Ma ci sono altri miliardi (e non milioni) di euro degli italiani che vengono regalati al Fisco dei Paesi stranieri. Una cospicua regalia che trae origine da un altro meccanismo fiscale, la cosiddetta doppia tassazione sui dividendi/interessi di titoli esteri. In questo caso le banche non si attivano per farla recuperare ai clienti (troppa burocrazia) e forse andrebbe loro imposto, oltreche semplificare l’iter. Una “donazione” alle casse dei Paesi esteri che gli italiani non possono permettersi.
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