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Leadership e gestione Hr: il modello Usa e quello cinese a confronto

di Gianni Rusconi

(Coloures-pic - Fotolia)

4' di lettura

La pandemia di Covid-19 ha ridisegnato processi, modelli di business e organizzativi delle aziende e ha rivoluzionato, forse per sempre, il nostro modo di lavorare. È un assunto ormai condiviso a più livelli fra le figure management e suffragato da decine di studi e rapporti in materia. È un tema quanto mai di attualità quello della gestione delle risorse umane, arricchito dalla dialettica sulla portata e sugli effetti dello smart working e sulla corretta interpretazione del concetto di lavorare da remoto.

La convinzione di Lucio Miranda, presidente della società di consulenza ExportUsa, è che la strada sia ormai tracciata e che nessuna (o quasi) organizzazione al mondo potrà chiedere a tutti i propri dipendenti di tornare un ufficio nei canonici orari di ufficio, cinque giorni la settimana. E per questo motivo è necessario trovare nuove modalità di ingaggio, gestione e motivazione del personale, tenendo conto del contesto instabile in cui viviamo e della conseguente priorità di garantire la continuità del business: il tutto con linee guida che cambiano dal Nord America alla Cina.

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Quali sono le principali differenze, in termini di cultura delle Hr da parte del management, fra imprese occidentali e aziende orientali?

Sebbene non esista una ricetta perfetta per gestire le risorse umane in qualunque parte del mondo, ci sono alcuni aspetti che nessun manager dovrebbe trascurare. La cultura del lavoro in Cina è tradizionalmente molto gerarchizzata e tende a promuovere l’interesse collettivo e il gruppo. Ciò significa che è meglio basare il proprio stile manageriale sul lavoro di squadra, considerando anche che c’è poca iniziativa individuale e scarsa tendenza ad assumersi responsabilità personali. Da ultimo, dobbiamo sempre tenere presente che fare una buona impressione, nelle aziende cinesi, è tutto: non si devono assumere atteggiamenti che possano compromettere la propria reputazione e, ovviamente, non si devono screditare i colleghi. Gli Stati Uniti, e l’Occidente in generale, prediligono invece una cultura individualistica nella quale viene premiato il singolo e le gerarchie sono molto più piatte, in alcuni casi anche con ruoli poco definiti. Gli Usa, in particolare, sono il Paese dell'azione e non della chiacchiera, dove non esiste il “non detto” e la comunicazione deve essere sempre molto chiara. Perché non si ammettono perdite di tempo.

C'è qualcosa invece che accomuna le due culture?

Negli Usa come in Cina le persone che lavorano non hanno, a differenza di quanto accade da noi, alcun problema a trasferirsi per proseguire la professione dall’altra parte della nazione. E questo può essere un grande problema per i manager che sono chiamati a motivare costantemente le proprie risorse per evitare che queste, quasi da un giorno all’altro, decidano di andarsene.

Come ci si prepara per un colloquio di lavoro con un manager cinese e con uno americano?

Gli americani, come dicevo, non vogliono perdere tempo, e questo comporta puntualità, comunicazione diretta, niente convenevoli inutili. Al colloquio, come del resto in un qualsiasi incontro di lavoro, ci si gioca molto già nei primi secondi. È indispensabile non essere troppo timidi o troppo aggressivi, guardare sempre negli occhi, aspettare le domande e porre quesiti non superficiali e scontati, non distrarsi e dimostrarsi entusiasti e curiosi, ma senza eccessi. In Cina valgono più o meno le stesse regole, ma bisogna tenere presente due aspetti: l’importanza della reputazione e la comunicazione non verbale. Per un cinese, infatti, il linguaggio del corpo e il contatto visivo valgono più di mille parole. Bisogna sempre comunicare calma e sicurezza e far sentire gli interlocutori a proprio agio. Un temperamento vivace o espansivo non è mai visto di buon occhio durante un colloquio e, in generale, sul posto di lavoro.

Come è vissuto nei “due mondi” il rapporto con le tecnologie digitali?

La tecnologia può rappresentare un valido alleato anche nella ricerca di lavoro in ogni parte del mondo. Negli Stati Uniti, per esempio, LinkedIn è molto diffuso e non è raro che gli head hunter lo usino come strumento per entrare in contatto con un candidato che abbia particolari caratteristiche o esperienze pregresse. In Cina alcuni canali social non sono del tutto liberi, lo stesso Linkedin è accessibile solo per la sezione relativa agli annunci, e le aziende ricorrono spesso a network locali per postare annunci di lavoro e raccogliere eventuali CV dei candidati.

Il concetto di leadership è oggi lo stesso fra Nord America e Asia? Dove sta prevalendo maggiormente il paradigma della leadership aperta e orizzontale?

È strettamente collegato alla cultura di ciascun Paese ed è quindi abbastanza diverso tra Oriente e Occidente, anche se ovunque vale il fatto che il leader deve saper conquistare la fiducia di ogni membro del suo team. In Italia, per esempio, la leadership si costruisce attraverso la relazione e le competenze, negli Stati Uniti, invece, rappresenta la capacità di identificare un obiettivo e portare le proprie risorse a raggiungerlo, facendo leva su tre indispensabili elementi: capacità di motivare, chiarezza nella comunicazione e feedback puntuali e costanti. In Cina, infine, conta soprattutto quello che il leader sa fare, come è in grado di prendere decisioni e quanto è efficace nel risolvere eventuali problemi. In estrema sintesi, in Occidente prevale una leadership aperta e orizzontale, in Cina la gerarchia piramidale è ancora molto radicata.

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