Londra, la storia della città passa dal rilancio di una centrale elettrica e un quartier generale
La Power Station a Battersea e l’Old War Office sono le due grandi novità della capitale inglese per il 2023. Sulle rive del Tamigi e in pieno centro esperienze raffinate e vita quotidiana cambiano faccia
di Stefano Salis
3' di lettura
«Chi è stanco di Londra, è stanco della vita»: così, il dottor Johnson, in pieno Settecento, consegnava all’immortalità lo spirito stesso della città (la prima megalopoli e di gran lunga quella con più esperienza sul campo). Una frase che, evidentemente, la stessa città – alle prese con la beffa della Brexit (contro la quale votò, ma ne subisce tutte le perfide conseguenze) – applica a sé stessa. Perché nulla finisce mai davvero a Londra: tutto viene rivisto, e rinnovato, come una sublime e costante ricapitolazione che serve a rimettere al passo con i tempi i suoi luoghi più emblematici. Alla faccia della tradizione.
Giusto per stare a questi ultimi anni, se un tempio dello sport come Wembley è rinato dalla sue stesse ceneri ma rimanendo ciò che era (e sarà), un’icona della Londra industriale e novecentesca come la Power Station di Battersea, è appena risorta sulla riva sud del Tamigi: e la sua metamorfosi è quanto di più spettacolare e post-moderno si possa concepire, per certi versi una perfetta nemesi. L’inconfondibile sagoma delle due ciminiere bianche alte 100 metri disegnate da Giles Gilbert Scott (l’architetto che concepì un’altra icona assoluta della britishness come le celebri cabine telefoniche rosse) che erano finite nella cultura popolare più volte (dai Beatles alla copertina di un disco dei Pink Floyd, Animals, con il suo bel maiale volante tra le torri) svetta ora su un grandissimo rivolgimento che, con capitali malesi (e a inaugurare il tutto lo scorso ottobre c’era lo stesso re), ha riconfigurato l’area. Circa 10 miliardi di sterline e dieci anni di lavori di ristrutturazione: edifici e abitazioni di lusso, una fetta (come vuole la legge) per quartieri popolari, eccellenze architettoniche firmate (sono stati coinvolti gli studi Gehry e Foster), teatri, cinema e un centro commerciale che occupa le gigantesche sale delle turbine.
Gigantesche davvero: una sala turbine è grande quanto la St. Paul’s Cathedral. Tutti i grandi marchi della moda, da Ralph Lauren fino a Uniqlo, del lusso e della tecnologia (Apple trasferirà qui i 1.600 dipendenti per farne il quartier generale europeo) sono presenti. Nella stupenda ex sala macchine, la Control Room B, è nato un elegante, omonimo, cocktail bar in stile anni 50, ma poiché sono stati mantenuti i pannelli di controllo che usavano gli ingegneri della centrale elettrica, il “corto circuito” intellettuale è fortissimo. La scelta gastronomica del centro commerciale è semplicemente “totale”: da locali che servono solo pancakes tutto il giorno a raffinatissimi ristoranti di grido. Il primo weekend di apertura, a ottobre, la nuova stazione della metro dedicata ha riversato 250mila persone sul luogo: è la destinazione più cool del momento.
Un art-hotel disegnato da Jaime Hayon, con relativo ristorante stellato sullo skyline (firmato da Henrique Sá Pessoa) è in dirittura d’arrivo: si accettano le prenotazioni. È lo stesso destino che aspetta uno dei più importanti, e storici, indirizzi della Londra novecentesca. Niente meno che l’Owo (Old War Office), dove aveva la sede operativa Winston Churchill durante la Seconda Guerra Mondiale e dove il giovane ufficiale di Marina Ian Fleming probabilmente ha concepito l’esistenza della spia che ha segnato l’immaginario collettivo mondiale del secondo dopoguerra: Bond, James Bond.
Venduto negli anni scorsi al gruppo indiano Hinduja, sta per rinascere come quartier generale sì, ma del primo Hotel Raffles a Londra: sarà più di un 5 stelle lusso e l’apertura prossima si annuncia come un grandioso evento. Nelle 120 camere e suite dell’hotel progettate da Thierry Despont, nelle 85 residenze a marchio Raffles, progettate da 1508 London, riviste alla perfezione da artigiani che hanno ripreso con amore i minimi dettagli delle atmosfere dell’Owo, verranno offerti tutti i servizi Raffles, marchio noto, soprattutto in Oriente, come sinonimo di leggendaria ospitalità: dai pasti in camera alla lavanderia, ai maggiordomi personali. Nove ristoranti e tre bar saranno supervisionati da chef di livello mondiale, incluse tre esperienze culinarie uniche che lo chef Mauro Colagreco, quello del Mirazur di Mentone (diverse volte miglior ristorante al mondo) ha messo a punto per la location. Una lussuosa Guerlain spa (con nove sale per trattamenti), una piscina coperta e altre mille mirabolanti servizi, è inutile elencarli. Certo, sarebbe meglio anche poterli vivere; ma qui, pur essendo d’accordo con Samuel Johnson e per niente stanchi di Londra, temiamo che serva anche altro, oltre all’entusiasmo. Perciò, beato chi se lo potrà permettere. Almeno una volta, nella vita.
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