Fra cielo e mare

Madeira felix: luce e sapori ascoltando solo l’oceano

Natura lussureggiante, hotel storici, cocktail tipici e itinerari fra coste e vulcani: viaggio nei tesori dell’isola portoghese tuffata nell’Oceano Atlantico a 440 miglia dalla costa africana

di Federico De Cesare Viola

La costa di Madeira con la Fajã dos Padres, dove si coltiva frutta tropicale

4' di lettura

Un oceano di nuvole e luce, una donna che cambia spesso d’umore: chissà se Massimo Bubola ha mai visto il cielo di Madeira, oltre a quello d’Irlanda. E si è mai fermato sulla solenne terrazza del Reid’s Palace, sorbendo un Earl Grey Imperiale (e una fetta di Madeira cake, of course), prima di assistere a un tardo e abbacinante tramonto. Ma che c’entra il rito del tè delle cinque con l’isola portoghese tuffata nell’Oceano Atlantico a 440 miglia dalla costa africana? È dall’Ottocento che i sudditi di Sua Maestà vengono qui a svernare e a beneficiare di un clima di perpetua primavera (mai meno di 18 gradi, mai più di 25) e ancora oggi sono la comunità di turisti più numerosa.

Reid’s Palace

L’hotel amato da Churchill

Nei primi anni ’50 arrivò anche Winston Churchill, per dipingere i suoi acquerelli (come quello ispirato da Camara de Lobos, villaggio di pescatori dove prendere un caffè in compagnia della sua statua celebrativa in bronzo), e soggiornò proprio nell’iconico hotel oggi di proprietà di Belmond, tanto che una delle suite più scenografiche – tra le 158 camere – è dedicata allo statista inglese. Il Reid’s Palace aveva inaugurato molti anni prima, nel 1891, ma il suo artefice William Reid morì nel 1888 senza aver visto realizzato il suo sogno. All’epoca l’ingresso era fronte oceano e dal vicino porto della capitale Funchal si doveva risalire il Salto do Cavalo, la scogliera su cui poggia questo fascinoso edificio in stile coloniale, circondato da un giardino subtropicale di bouganville, gerani e orchidee.

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Panorama dal Reid’s Palace

Anche se oggi l’ingresso è più comodamente dalla strada sul retro, la discesa privata a mare (e che mare!), con vista sull’anfiteatro di case della capitale, è una delle esperienze che rende unico un soggiorno in questo luxury hotel, guidato dal general manager italiano Ciriaco Campus. Ve ne diciamo un’altra: un romantico picnic sotto le palme curato dal resident chef Luís Pestana, una stella Michelin sulla casacca grazie a una cucina (da scoprire a cena al ristorante William) che rivisita le antiche ricette locali ed evidenzia la diversità e la qualità del pesce, delle verdure e della frutta dell’isola. Come la celebre banana di Madeira, dolce e saporita.

Fajã dos Padres

La fattoria sotto la scogliera

Muovetevi alla volta della Fajã dos Padres, una fattoria bio nata più di 150 anni fa grazie all’iniziativa di un gruppo di gesuiti: qui si continuano a coltivare mango, avocado, papaya, pitanga (altrimenti detta ciliegia di Cayenna) e, appunto, banane. E poi la vite, malvasia in particolare, da cui si producono poche bottiglie di un ottimo Madeira, da assaggiare nella micro cantina adiacente alla chiesetta. Il ristorante sulla spiaggia propone gustose specialità, tra cui le patelle alla griglia e il bolo do caco, il pane fatto con grano e patata dolce. Si può trascorrere la notte in una delle ex casette dei coloni, trasformate in un buen retiro nel silenzio se non fosse per il rumore dell’oceano. Avvertenza: la Fajã si raggiunge solo via mare oppure con una cabinovia che costeggia una parete di roccia alta 300 metri.

(foto di Andre Carvalho)

L’alba sopra le nuvole

In questo paradiso vulcanico ci sono ben tre vette che superano sorprendentemente i 1.800 metri. A bordo di una jeep, dotati di un termos di caffè caldo e di un piumino da trekking, si conquista il Pico do Arieiro (1.818 metri) per ammirare, da un punto di vista più privilegiato delle nuvole, il sorgere del sole. Una volta rubricata l’esperienza tra quelle indelebili del proprio carnet de voyage, si riscende attraverso incontaminati boschi: è bene concedersi una passeggiata a piedi, magari seguendo le levadas, gli ingegnosi canali di irrigazione che trasportano l’acqua piovana dall’interno verso i campi più a valle. C’è spazio infine per una corsa (turistica ma spassosa) sui carros de cesto, sorta di slitte in vimini, governate da esperti carreiros dotati di cappello di paglia, che dalla placida località di Monte conducono nuovamente a Funchal.

Vini e dolci della memoria

È dunque tempo di visitare la capitale, vivace e cosmopolita, di questo arcipelago (anche Porto Santo merita una quota del viaggio) e regione autonoma: tappa al Jardim Botânico, prima, e al Mercado dos Lavradores, poi (qui fate scorta di bolo de miel), per scoprire la ricchezza di colori e sapori dell’isola dove è nato Cristiano Ronaldo (poteva mancare il Museo CR7? Si trova sul lungomare, se proprio non potete farne a meno). Tra i palazzi del centro è nascosta una delle cantine storiche, Blandy’s, che vanta due secoli di produzione: prenotate un wine tour per capire l’importanza dell’ossidazione nei Madeira, vini fortificati classificati in base al vitigno e alla dolcezza, dal Malmsey (cioè la malvasia) al Sercial. Trascurate quelli troppo giovani ed esplorate il mondo dei Frasqueiras, cioè dei vintage: nettari pungenti e raffinati, incredibilmente longevi (è ancora disponibile il 1920).

Poi perdetevi tra i vicoli della parte vecchia, nel quartiere di Santa Maria Maior, e fermatevi al bancone del Venda Velha per bere senza moderazione la Poncha, tipico e discutibile (ma in fondo irresistibile) cocktail a base di aguardente de cana (il rum locale), miele, zucchero e succo d’arancia. Per una cena autentica e casual serve qualche minuto di macchina: A Ginja è un indirizzo garantito dalla presenza di soli aficionados del quartiere - e quasi mai turisti. Ordinate in abbondanza l’espetada, tipici spiedini di manzo e pollo infilzati su bastoncini di alloro e cotti sapientemente alla brace, e chiudete con un dolce della memoria, il pudim de requeijão più buono della vostra vita.

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