Madri detenute, che cosa propone il Pd e cosa vogliono Lega e Fdi
Gli emendamenti presentati dal centrodestra e approvati in commissione Giustizia hanno previsto il carcere per le madri in caso di recidiva e cancellato il differimento della pena per le donne incinte o con un figlio che avesse meno di un anno. Di qui la decisione dei Dem di ritirare il disegno di legge
I punti chiave
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Il Pd ha deciso di ritirare il disegno di legge sulle detenute madri, a prima firma Serracchiani, attuale capogruppo Dem a Montecitorio (“Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e alla legge 21 aprile 2011, n. 62, in materia di tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori). La decisione è stata presa dopo che nell’esame del testo in commissione Giustizia della Camera la maggioranza ha introdotto misure restrittive. Il Pd ha ritirato le firme, facendo di fatto decadere il provvedimento, che sarebbe dovuto giungere lunedì 27 marzo in aula. A sua volta la Lega ha depositato a Montecitorio una sua proposta di legge, che chiude la porta al differimento della pena per le donne condannate incinte.
Su una linea analoga a quella della Lega, Fratelli d’Italia. «Noi siamo intervenuti sulla recidiva fermo restando che in casi particolari mamme e figli avessero la possibilità di essere condotti non in carcere ma in centri protetti - ha ricordato Alice Buonguerrieri, deputata di Fratelli d’Italia e relatrice della proposta di legge sulle madri detenute -. Detto questo siamo sempre stati pronti al dialogo e ad una sintesi su un tema delicato che non può permettersi defezione, nel rispetto di una legge presentata dall’opposizione, ma questo non è stato possibile. L’occasione persa non è nostra, ma del Partito democratico».
La proposta (ritirata) del Pd
Il disegno di legge a firma Pd si compone di 4 articoli ed è volto ad ampliare la tutela dei figli minori di genitori soggetti a una misura detentiva, attraverso l’esclusione del ricorso al carcere e la valorizzazione degli Istituti a custodia attenuata per detenute madri. Nella sua formulazione originaria il provvedimento riproduceva il contenuto di una proposta di legge approvata dalla Camera nella scorsa legislatura e il cui iter si era interrotto al Senato. La proposta Dem esclude la custodia cautelare in carcere della donna incinta o della madre di prole di età inferiore a 6 anni con lei convivente (ovvero del padre, qualora la madre sia deceduta o impossibilitata ad assistere la prole), fatta salva, laddove sussistano esigenze cautelari di eccezionali rilevanza, la possibilità di disporre o mantenere la custodia cautelare presso un istituto a custodia attenuata per detenute madri.
Viene inoltre previsto che nel caso in cui la persona sottoposta alla misura della custodia cautelare presso un istituto a custodia attenuata per detenute madri evada o tenti di evadere o ponga in essere atti idonei a compromettere l’ordine o la sicurezza pubblica o dell’istituto o pericolosi per l’altrui integrità fisica il giudice disponga la custodia cautelare in carcere senza prole. Siprevede che il provvedimento sia comunicato ai servizi sociali del comune in cui si trova ilminore.
Le modifiche introdotte dalla maggioranza
Gli emendamenti presentati dal centrodestra e approvati in commissione prevedono il carcere per le madri in caso di recidiva e cancellano il differimento della pena per le donne incinte o con un figlio che abbia meno di un anno. Di qui la decisione del Pd di ritirare il disegno di legge.
Lega presenta pdl, borseggiatrici seriali mai più impunite anche se madri
La Lega ha depositato un nuovo testo, in base al quale non scatta in maniera automatica il differimento della pena per le donne incinte così come prevede l’articolo 146 del codice penale. «Essere incinta e/o madre di bambini piccoli non può essere il passepartout per le borseggiatrici abituali e professionali per evitare il carcere e continuare a delinquere”, hanno spiegato i parlamentari della Lega Jacopo Morrone e Ingrid Bisa, ambedue componenti della commissione Giustizia alla Camera. I due hanno presentato una proposta di legge di modifica all'articolo 146 del Codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell'esecuzione della pena.«L'articolo in questione – hanno sottolineato i parlamentari - prevede il differimento della pena per le donne incinta, per le madri con un figlio inferiore a un anno di età, per chi è affetto da Aids o da altra malattia grave. Un principio teoricamente condivisibile ma che si scontra nei fatti con una realtà ben diversa, di grave nocumento sociale e rilevante sul piano della sicurezza. È ormai consueta, infatti, la presenza di borseggiatrici professionali che si muovono indisturbate nelle stazioni ferroviarie, nelle metropolitane e sulle linee del trasporto pubblico sottraendo ai passeggeri presi di mira beni personali, portafogli, denaro e documenti. Pur note alle forze dell'ordine e spesso colte in flagranza di reato, queste ladre di professione si ritrovano subito libere perché in stato di gravidanza o perché madri di bambini piccoli , pronte a riprendere la propria attività. È evidente - hanno concluso i due leghisti - che questo fenomeno sta creando sempre più allarme sociale e timori, come confermato anche da diverse inchieste giornalistiche. Di qui la necessità di impedire che la gravidanza diventi la facile via d'uscita per compiere reati senza essere sanzionate penalmente».
23 le detenute madri, 26 i bimbi al seguito
La polemica politica ha inevitabilmente riacceso riflettori sulle madri detenute con i figli, una condizione che riguarda soprattutto le donne straniere. Secondo i dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria aggiornati a giovedì 23 marzo sono complessivamente 23 le mamme recluse, con 26 bimbi al seguito. Numeri purtroppo in salita, se si considera che al 31 gennaio di quest’anno le detenute madri erano 15 con al seguito 17 bambini di meno di un anno e che al 28 febbraio c’erano 21 mamme con 24 piccoli in cella. Ma si tratta di cifre comunque più basse di quelle che si registravano prima della pandemia, che ha avuto l’effetto positivo di ridurre drasticamente il numero dei bimbi reclusi, passati da 48 della fine del 2019 ai 29 della fine del 2020.
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