Maire Tecnimont, 5 contratti nei primi sei mesi del 2020
Il presidente del gruppo ha sottolineato che nel primo semestre sono stati chiusi 5 contratti. Ricavi 2020 attesi in calo del 10%.
di Monica D'Ascenzo
3' di lettura
«Siamo molto fiduciosi di poter raggiungere nel 2020 gli obiettivi che ci siamo dati, alla luce dell’andamento dei primi sei mesi dell’anno. Sul fronte dei ricavi, nonostante le attività non si siano fermate grazie allo smart working, prevediamo un calo del 10% rispetto ai ricavi 2019 perché alcune attività non si possono fare in smart working. Chiaramente non devono succedere cose nuove nella seconda parte dell’anno».
Il presidente di Maire Tecnimont, Fabrizio Di Amato, fa il punto della situazione per il gruppo nella diretta Instagram sull’account del Sole 24 Ore #Postcovid - Il mondo che verrà.
Il 2019 si è chiuso per Maire Tecnimont con 3,3 miliardi di ricavi e un portafoglio ordini per 6,4 miliardi di euro. Da qui riparte il gruppo, che presenterà i dati semestrali il prossimo 29 luglio. «I nostri sono lavori molto ciclici e anche lunghi. I nuovi contratti sono frutto di attività che vanno avanti minimo da un anno. Siamo riusciti a finalizzare durante il lockdown quei contratti che erano vicini alla chiusura. Nel primo semestre dell’anno abbiamo chiuso 5 contratti in diverse parti del mondo, dalla Turchia alla Russia» sottolinea Di Amato.
Il gruppo è presente nel mondo in 45 Paesi con 1500 progetti e 50 società operative. Da qui la visione globale di ciò che sta avvenendo: «Maire Tecnimont ha una presenza internazionale e abbiamo dovuto seguire l’evoluzione della situazione nei diversi Paesi attenendoci alle diverse direttive. Essendo presenti in Cina ci eravamo già preparati a ciò che poteva succedere. In alcuni Paesi, come gli Stati Uniti, c’è stata una gestione quasi militare dei cantieri per non fermare i lavori. La filiera dei materiali e delle forniture ha subito a diverso titolo problemi diversi» commenta il presidente di Maire Tecnimont.
Sulla ripartenza dei mercati, nonostante le difficoltà attuali, Di Amato crede che gli Stati uniti sapranno reagire nel breve, ma sicuramente l’Europa è posizionata meglio grazie ai fondi messi in campo e alle politiche dei governi. Più a rilento, invece, andranno Paesi come l’India.
«Per quanto riguarda l’Italia, avevamo già avviato dal 2016 un progetto di smart working e questo ci ha consentito di mettere dalla sera alla mattina tutti i nostri 3mila dipendenti in smart working e le attività non si sono mai fermate. L’azienda ha reagito molto bene e le persone sono state un punto di forza» sottolinea Di Amato.
Durante i primi sei mesi dell’anno il gruppo ha annunciato anche un preaccordo con Eni su progetti italiani: «I preaccordi annunciati con Eni riguardano 3 impianti a Porto Marghera, Livorno e Taranto per il trattamento di materiali non riciclabili, che possono essere trattati con un processo di gassificazione per produrre ad esempio idrogeno verde come a Porto Marghera. A Livorno ci sarà una riconversione totale della raffineria per produrre metanolo e a Taranto dentro la raffineria dell’Eni saranno usati i rifiuti per la produzione di idrogeno e un’altra parte saranno utilizzati per produrre il preridotto e poi acciaio. Stiamo investendo molto sia come risorse sia come professionalità in questa direzione green» precisa Di Amato.
Infine sulla ripresa in Italia il presidente di Maire Tecnimont osserva: «Dal decreto semplificazione mi aspetto tempi certi e più responsabilità alle imprese con autocertificazioni. Con queste due cose potremmo aprire in Italia cantieri che da tanto tempo non partono». Di Amato, però, ci tiene a ricordare la parte che dovranno avere le imprese: «Alcune cose spettano anche a noi imprenditori. Le imprese hanno una responsabilità sociale e noi siamo anche classe dirigente del Paese».
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