gruppo farmaceutico

Menarini investe 150 milioni a Sesto Fiorentino

L’azienda costruirà una fabbrica 4.0 che produrrà 3 miliardi di compresse l’anno per patologie cardiovascolari, metabolismo, allergie) . Attesi 250 nuovi posti di lavoro.

di Silvia Pieraccini

2' di lettura

Il gruppo farmaceutico Menarini decide di investire nell'ex area Longinotti di Sesto Fiorentino (Firenze), 100mila metri quadrati di cui 50mila edificabili acquisiti nel 2018 e tenuti in standby in attesa di future necessità dell'azienda. Sull'area ora sorgerà una fabbrica 4.0 di compresse (per patologie cardiovascolari, metabolismo, allergie) con un investimento stimato in 150 milioni. La capacità produttiva sarà di circa 100 milioni di confezioni all'anno (3 miliardi di compresse). Attesi 250 nuovi posti di lavoro (che si aggiungono agli attuali 17.600 nel mondo) più altrettanti nell'indotto.

La 17esima fabbrica del gruppo

Sarà la 17esima fabbrica del gruppo, situata a pochi chilometri dal quartier generale di Firenze, una delle più grandi e più moderne grazie alle tecnologie di smart manufacturing e all'attenzione alla sostenibilità ambientale.

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L'annuncio dell'azienda fiorentina è arrivato il sabato 6 giugno, insieme con quello della Regione Toscana che garantisce l'impegno per attivare contributi regionali e nazionali e istituisce un tavolo per coordinare «le complessità autorizzative e realizzative» legate all'operazione. L'entrata in funzione della nuova fabbrica è prevista entro il 2023. «Il progetto proposto è una sfida sia per il privato che per il pubblico», dice il presidente toscano Enrico Rossi.

Un investimento “tutto” italiano

I vertici di Menarini - il più grande gruppo farmaceutico a capitale italiano, di proprietà della famiglia Aleotti - lo hanno definito un investimento “patriottico”, frutto - hanno spiegato i fratelli Lucia e Alberto Giovanni Aleotti - di «un gesto di responsabilità e di affetto nei confronti dell'Italia». È per questo che l'auspicio è che lo stabilimento (il cui nome sarà scelto dai dipendenti) diventi una sorta di simbolo della voglia dell'Italia di ricominciare a marciare. «Proprio durante il periodo di lockdown abbiamo deciso di accantonare l'ipotesi di costruire un nuovo insediamento produttivo in Paesi economicamente più attrattivi - hanno spiegato - e abbiamo scelto di investire in Italia».

Multinazionale impegnata su più fronti

L'operazione conferma la potenza finanziaria della multinazionale familiare fiorentina e la volontà di accelerare lo sviluppo per non perdere terreno nella competizione globale tra grandi player. Poche settimane fa Menarini ha annunciato l'acquisizione (attraverso un'Opa che dovrebbe concludersi entro giugno) dell'azienda oncologica statunitense Stemline Therapeutics, quotata al Nasdaq, per un prezzo massimo di 677 milioni di dollari, finanziati attraverso disponibilità di cassa esistenti. Ora questo ulteriore investimento di 150 milioni vuol essere il segno del dinamismo aziendale e della spinta impressa dai manager alla guida del gruppo, la ceo Elcin Barker arrivata nel settembre scorso e il presidente Eric Cornut, in carica da 2 anni, entrambi con esperienze in grandi gruppi internazionali (Merck e Novartis).

Riconversione aziendale durante la pandemia

Per il 2020 Menarini, che non ha mai fermato la produzione durante la pandemia (e ha riconvertito parte di uno stabilimento fiorentino per produrre gel igienizzante da donare alle istituzioni), ha a portata di mano il traguardo dei 4 miliardi di fatturato. Nei giorni scorsi il consiglio di amministrazione del gruppo, in cui siedono gli azionisti Lucia e Alberto Giovanni Aleotti, ha approvato il bilancio 2019 che si è chiuso con ricavi a 3.793 milioni di euro (+3,2%), per il 77% all'export, ed Ebitda in forte miglioramento, salito a 492 milioni (+23%) e ora vicino al 13% dei ricavi.

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