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Nel Lazio un quarto dei contratti con welfare aziendale

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di Andrea Marini

3' di lettura

Smart working, buoni spesa, assistenza sanitaria, pagamento dell’accesso a internet, fino a forme di sperimentazione della settimana corta. Nel Lazio prende sempre più piede il welfare aziendale, con spesso forme anche innovative. Partiamo dai dati. Prendendo a riferimento la contrattazione collettiva, sulla base dei 305 contratti aziendali stipulati nel 2021 e raccolti nella banca dati Fare Contrattazione e confluiti nel Rapporto Intesa-Adapt sul “Welfare occupazionale ed aziendale in Italia”, emerge il seguente quadro: 146 contratti sono quelli che prevedono misure di welfare aziendale e 35 tra questi sono stati stipulati nel Lazio (24% dei contratti che prevedono misure di welfare).

Se guardiamo i dati forniti dai report sui premi di produttività del ministero del Lavoro, nell’ultimo rapporto, aggiornato al 15 novembre 2022, dei 13.038 contratti aziendali/territoriali depositati per usufruire delle agevolazioni, 7.878 prevedono misure di welfare aziendale (60,4% del totale); i contratti aziendali/territoriali depositati per usufruire delle agevolazioni e attivi nel Lazio (comprendendo sia quelli con misure di welfare che quelli senza misure di welfare) sono 1.067 su un totale nazionale di 13.038 (8,18% dei contratti totali, al quarto posto dopo Lombardia, Veneto e Emilia).

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«Rispetto al passato, in questi ultimi anni, a fronte della crisi pandemica prima e di quella geopolitica dopo, la domanda di servizi di welfare ha evidenziato alcune evoluzioni», spiega Roberto Gabrielli, responsabile della direzione regionale Lazio e Abruzzo di Intesa Sanpaolo. «È emersa – sottolinea – una maggior attenzione ai temi del welfare aziendale e della sicurezza sia da parte dei dipendenti che delle aziende laziali. In particolare abbiamo rilevato la maggior sensibilità delle aziende più grandi o strutturate nel valutare soluzioni di welfare in chiave di remunerazione e retention delle proprie persone. Nel Lazio – precisa Gabrielli – circa 300 aziende nostre clienti offrono servizi di welfare aziendale attraverso la nostra piattaforma. I dipendenti coinvolti sono oltre 11.000. E questi numeri sembrano destinati a crescere». Per quel che riguarda i settori, prosegue Gabrielli, «nel solo 2022 la direzione regionale nel Lazio ha sottoscritto oltre 140 nuovi contratti con aziende che hanno deciso di avvalersi della nostra piattaforma di relazione digitale e multicanale “Welfare Hub”. Di queste l’80% opera nel settore dei servizi mentre il restante 20% è equamente distribuito tra farmaceutica e manifattura».

Se inquadriamo la posizione del Lazio in una ottica nazionale, spiega Michele Dalla Sega, ricercatore Adapt – associazione senza fini di lucro fondata da Marco Biagi nel 2000 per promuovere, in una ottica internazionale e comparata, studi e ricerche di lavoro – «il Lazio sta nelle posizioni più alte, dietro le regioni motore del Nord-Nord Est Italia, come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Anche grazie agli ultimi interventi legislativi, abbiamo osservato una diffusione dei buoni spesa e dei buoni benzina. Come pure i rimborsi delle utenze domestiche. Diventa sempre più strutturale – conclude Dalla Sega – l’assistenza sanitaria, grazie ai fondi di settore, come pure lo smart working e la flessibilità negli orari lavorativi».

Un caso è la Agic Technology srl - Gruppo Agic, società con quartier generale a Roma e uffici a Napoli, Brindisi, Milano, Tirana, Bologna e Orvieto. Si tratta di una azienda del settore informatico con 350 addetti e un fatturato di 30 milioni. «Il nostro problema non è cercare clienti, ma trovare le risorse umane altamente specializzate che ci servono», spiega l’amministratore delegato Roberto Cecilia Santamaria. In questa ottica, il welfare aziendale gioca un ruolo fondamentale: «Offriamo servizi che vanno dalla palestra ai buoni spesa. Abbiamo anche concesso un budget ai nostri dipendenti per organizzare per esempio serate per socializzare. Ogni anno spendiamo 200mila euro per un evento aziendale che coinvolge il nostro personale proveniente da tutte le sedi. Abbiamo in fase di sperimentazione – conclude – anche la giornata lavorativa di quattro giorni».

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