Non solo Supercoppa: le mire della Saudi League sul calcio mondiale
Sullo sfondo di tutto c'è la battaglia delle battaglie, ovvero la candidatura per ospitare il mondiale di calcio del 2030
di Marco Bellinazzo
3' di lettura
Cristiano Ronaldo potrebbe essere solo il primo di una lunga serie di ingaggi di star del football, magari anche tutte non a fine carriera, da parte dei 16 club della Saudi Professional League. Con il duplice obiettivo di rendere sempre più avvincente il campionato saudita e di poter competere nel mondiale per club a 32 squadre che la Fifa di Gianni Infantino ha deciso di lanciare a partire dal 2025.
«Superpotenza» del calcio
L'Arabia Saudita si appresta a celebrare il suo nuovo ruolo di Superpotenza del calcio ospitando oggi 18 gennaio la Supercoppa italiana, dopo aver organizzato quella spagnola la scorsa settimana, con tanto di Clasico in finale, e vedendo scendere in campo il 19, sempre a Riad, il Psg qatariota contro una selezione dei migliori giocatori della lega di casa, con il debutto di Cristiano Ronaldo. Cr7, prima ancora di scendere in campo con l'Al-Nassr, sfiderà M. Messi, Neymar e Mbappè nelle file della rappresentativa saudita.
Obiettivi ambiziosi
La partita sarà anche l'occasione per mostrare al mondo la nuova sintonia instaurata tra le monarchie del Golfo dopo la fine dell'embargo decretato dall'Arabia Saudita contro il Qatar e durato per tre anni dal 2018 al gennaio del 2021. Il piano di Riad è quello di potenziare i club più seguiti del paese - Al-Hilal, Al-Nassr e Al-Ittihad –, che di fatto sono oggi di proprietà del Ministero dello Sport guidato dal principe Faisal Bin Turki, per farne una bandiera del nuovo status sportivo-economico del Regno, con la prospettiva post 2030 di privatizzarli. Al-Hilal e Al-Nassr, ad esempio, hanno sottoscritto di recente un contratto ventennale con Qiddiya Investment Company per un ammontare di 500 milioni di euro a testa.
Big nel mirino
Questo dovrebbe aiutare questi club a ingaggiare giocatori di prima fascia, dal grande nome, magari non sul limitare della carriera. Non a caso si è parlato nei giorni scorsi di una mega offerta da 300 milioni a stagione dell'Al-Hilal a Lionel Messi, peraltro già sotto contratto con Riad come ambasciatore per il turismo.L'obiettivo immediato è accendere l'attenzione sulla Saudi Professional League e favorire la crescita per emulazione di giovani talenti autoctoni. Quello a medio termine è di schierare formazioni agguerrite nel mondiale per club a 32 squadre che la Fifa si appresta a varare. Se vincere un mondiale per nazionali è complicato – per quanto l'Arabia sia ormai una presenza fissa essendo scesa in campo in sei delle ultime otto edizioni, nonché protagonista di un avvio sorprendente nel torneo in Qatar, con la vittoria all'esordio ai danni dell'Argentina – quello per club, a patto di assemblare squadre piene di stelle potrebbe rivelarsi un giorno meno utopistico.
Il mondiale del 2030
Sullo sfondo di tutto c'è la battaglia delle battaglie, ovvero la candidatura per ospitare il mondiale di calcio del 2030. L'Arabia saudita si è candidata per un torneo intercontinentale insieme a Egitto e Grecia (avrebbe dovuto esserci l'Italia per l'Europa inizialmente). Di fronte a questo dossier appoggiato da Infantino e dalla Fifa, la Uefa di Alexander Ceferin ha sposato il progetto di Spagna, Portogallo e Ucraina (esiste anche una candidatura che appare però minoritaria per ora di cinque paesi sudamericani per la rassegna iridata del Centenario). Per evitare conflitti con il proprio Paese, il portoghese Cristiano Ronaldo si è affrettato a smentire, che tra i compiti per i quali la monarchia saudita lo coprirà d'oro ci sia quello di testimonial della candidatura mondiale. Ma questo match, come intuibile, è appena cominciata.
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