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Nuotare è una missione: Gregorio Paltrinieri in prima linea per salvare il mari

Dopo i successi agli Europei e ai Mondiali, il campione punta alle Olimpiadi di Parigi e ha ideato una nuova sfida in acque libere. Con un obiettivo: la tutela di acque e fondali.

di Paco Guarnaccia

Gregorio Paltrinieri dopo una delle gare del circuito Dominate the Water competizione che ha la finalità di conciliare agonismo e sostenibilità. Quest'estate il nuotatore ha vinto medaglie d'oro sia ai Mondiali sia agli Europei.

3' di lettura

Dopo aver continuato a dominare agli ultimi Europei e Mondiali di nuoto che si sono disputati la scorsa estate, Gregorio Paltrinieri si è subito tuffato nel progetto Dominate the Water. Un circuito ideato dallo stesso olimpionico che concilia il lato sportivo, con gare in acque libere, a quello della tutela di mari e spiagge e che ha come official timekeeper la casa orologiera Mido.

Com'è nato Dominate the Water?

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È stata un'idea che è maturata negli anni. Sono sempre stato un super appassionato di acqua, quindi ho pensato che sarebbe stato bello far conoscere alla gente anche il nuoto in acque libere, una disciplina che in Italia non è ancora molto sviluppata, e insieme sensibilizzare sulla tutela dei nostri mari e delle nostre spiagge, cercando di unirci a organizzazioni attive nell'ambiente.

Tra Mondiali ed Europei hai avuto un'estate ricca di vittorie. Che bilancio puoi fare di questa tua fase di carriera?

La scorsa stagione è stata molto piena: avendo vinto diverse medaglie (due ori, un argento e un bronzo ai mondiali di Budapest e tre ori e un argento agli europei di Roma, in discipline come 800 metri stile libero, 1.500 metri stile libero, staffetta di 5 e di 6 km, 5 km e 10 km, nda.) sono molto contento e il mio bilancio è buono.

Quale sarà la tua prossima sfida?

Le Olimpiadi di Parigi 2024 sono il mio obiettivo. Adesso mancano due anni, due stagioni piene: la prima sarà più tranquilla, mentre nella seconda tutto sarà funzionale a questo appuntamento.

Rispetto al passato, è cambiato il tuo modo di allenarti?

No. Mi alleno più o meno come ho sempre fatto: 9 o 10 allenamenti a settimana in acqua che cerco di alternare con quelli fatti in mare. Quindi non sono solo in piscina, ma dipende anche dal periodo dell'anno e da quanta disponibilità di andare in mare ho. A questo aggiungo anche un po' di palestra.

L'Ocean Star Tribute Gradient di Mido con cassa in acciaio impermeabile fino a 200 metri di profondità (890 euro).

Che cos'è per te la vittoria?

È quello che mi stimola. Potrei sicuramente nuotare anche senza competere, però è quel qualcosa in più che va oltre l'amore che ho per il mare e l'acqua e che mi spinge ogni giorno a cercare di raggiungere i miei obiettivi e di essere sempre il più forte.

Qual è stata la più importante?

Credo quella alle Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016 (1.500 metri stile libero, nda.). Se devo invece dire quel è stata la più bella è difficile e non saprei sceglierne una in particolare: ce ne sono state diverse che mi hanno emozionato tanto e in modo diverso. L'ultima in ordine di tempo, ad esempio, è stata quella (sempre nei 1.500 stile libero, nda.) al mondiale della scorsa estate in cui, a differenza di quasi tutte le altre volte, non partivo favorito. Vincere così è stato davvero bello.

Essere un atleta famoso e vincente comporta tanta pressione…

Io cerco di essere sempre rilassato riguardo a questo aspetto. Sicuramente ti tocca da vicino la pressione che ti mettono gli altri, ma anche quella che ti metti addosso da solo: sai che hai sempre fatto bene e non vorresti mai scendere da quel livello. Però, lo faccio perché mi piace. L'importante è andare alle gare, divertirmi e sapere di aver dato il massimo senza dover dire niente a nessuno.

Consiglieresti il nuoto alle nuove generazioni?

Si, perché, insieme alla scuola è uno sport che ti forma. Un po' come fanno tutti gli sport, in verità. Mi ha aiutato tanto a crescere e a socializzare con gli amici e con le altre persone, ad accettare vittorie e sconfitte.

Se non avessi nuotato cosa avresti voluto fare?

Avrei sicuramente continuato a studiare. Poi non so sinceramente quale strada avrei intrapreso, ma mi sarebbe interessato fare una vita “normale” come tutti.

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