Online «Comprami», il podcast inchiesta sulla OnlyFans economy
Online sul sito del Sole 24 Ore e su tutte le piattaforme di streaming la nuova serie podcast che prova a far luce nella giungla inesplorata del social media del sesso
3' di lettura
Vi siete mai imbattuti in una classifica dei siti più visitati al mondo? Ci sono i più noti motori di ricerca, i social media. Poi, tre noti siti porno. Durante la pandemia, quando bloccati a casa trascorrevamo molto più tempo online, anche il traffico dei video per adulti è cresciuto vertiginosamente, ma con una novità: milioni di utenti in tutto il mondo infatti hanno scoperto in quell'occasione che il porno abbondante e gratuito a cui sono sempre stati abituati non gli bastava più. E che volevano altro: contenuti esclusivi e personalizzati. Meglio se forniti da ragazze e ragazzi della porta accanto del tutto estranei all'industria per adulti. Materiale - e qui sta la rivoluzione - che desideravano avere al punto da essere disposti a pagare. Anche profumatamente.
Il fenomeno OnlyFans
C'è un sito che si dimostra in grado di soddisfare questa domanda: si chiama OnlyFans ed è stato sviluppato da un'azienda britannica nel 2016 con l'obiettivo di intermediare lo scambio di contenuti esclusivi a pagamento. Il materiale per adulti non era il “core business” inizialmente. Ma la piattaforma inizia a orientarsi in questo campo quando viene acquistata da Leonid Radvinski, re del porno online, nel 2018. Con il Covid diventa un fenomeno globale. Il numero di utenti iscritti, che a fine 2019 era di 7,5 milioni, sale a 85 milioni nel 2020 per attestarsi oggi a quota 150. I dati del conto economico fanno impressione: dai 380 milioni di dollari di fatturato del 2020 si è passati alla bellezza di 2,5 miliardi nel 2022. Numeri mai visti per quella che fino ad allora era una semisconosciuta startup. Oggi la piattaforma dichiara circa un milione e mezzo di content creator in tutto il mondo che sostiene di retribuire con una cifra pari a 5 miliardi di dollari all'anno.
Il podcast Comprami
Ma chi sono questi “content creator”? Ci sono celebrità, influencer di vario ordine e grado, ma soprattutto tantissimi ragazzi e ragazze della porta accanto che, dalla loro cameretta, scoprono di poter guadagnare molto più dei loro genitori. Le loro storie sono raccolte in “Comprami”, un nuovo podcast prodotto da Il Sole 24 Ore in uscita venerdì 24 marzo su tutte le piattaforme di streaming e sul sito del quotidiano. Un'inchiesta in 8 puntate con cadenza settimanale firmata da Daniele Vaschi e Andrea Franceschi che prova a fare luce nella giungla ancora inesplorata della “Onlyfans Economy”.
«Questa cosa ci ha salvato», dice Vittoria, poco più che ventenne, che con il suo fidanzato ha avviato l'attività di onlyfanser arrivando a fatturare anche 50mila dollari al mese. «Non ho mai visto nella mia vita così tanti soldi» dichiara Federico, 19 anni, che da poco ha aperto un'agenzia che offre servizi ai giovani “creator” servizi di backoffice per gestire il flusso spesso esorbitante di richieste; “È una forma di redistribuzione del capitale patriarcale” sostiene Eva, ex cameriera che ha deciso di aprire il profilo dopo l'ennesimo licenziamento causa Covid. Queste alcune delle voci raccolte.
Un giocattolo senza istruzioni
«Ho capito che dovevo indagare sul fenomeno quando una sera, fuori da un locale, due ragazzi mi hanno raccontato entrambi la stessa storia: cioè che la loro fidanzata aveva un profilo sulla piattaforma» racconta Vaschi, che dà anche la voce al podcast. «La narrazione dominante sui social lo dipinge come una sorta di paese dei balocchi dove è possibile guadagnare senza sforzo anche solo vendendo foto dei piedi.
Ma la realtà è molto più complessa. Ci sono i soldi, certo. Ma cosa c'è sull'altro piatto della bilancia?». Qual è la posta in gioco? Questa è la domanda che aleggia nel corso di tutti gli episodi.Il podcast affronta il fenomeno da vari punti di vista. «La chiave di lettura - spiega l'autore - è principalmente economica. Ma le implicazioni sono molteplici. Basti pensare tutto l'aspetto legale correlato alla presenza di materiale sensibile online. O in generale al nostro rapporto con la tecnologia… Ho come l'impressione che ci troviamo a che fare con un giocattolo nuovo. Ma senza istruzioni». (A.F.D.)
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