ChatGpt negli Usa è a pagamento: 20 $ al mese. Ecco come OpenAi monetizzerà
Il servizio si chiama ChatGPT Plus e offre agli abbonati un accesso prioritario ai servizi del chatbot, assicurando tempi di risposta più rapidi
di Luca Tremolada
I punti chiave
2' di lettura
OpenAi la società che ha lanciato ChatGpt ha presentato la versione pro del suo chatbot al prezzo di 20 dollari al mese. Il servizio si chiama ChatGPT Plus e offre agli abbonati un accesso prioritario ai servizi del chatbot, anche durante i picchi di traffico, assicurando quindi tempi di risposta più rapidi e la possibilità di sperimentare nuove nuove funzionalità e miglioramenti appena saranno resi disponibili.
Per il momento, ChatGPT Plus è disponibile solo per i clienti negli Stati Uniti, scelti dai clienti della lista d'attesa apparsa qualche tempo fa online per manifestare il proprio interesse nel piano “pro” e che conteneva un questionario in cui veniva chiesto agli aspiranti utenti anche un'idea del prezzo che loro avrebbero ritenuto adeguato all'abbonamento. L'obiettivo è quello di espandere l'accesso e il supporto ad altri paesi e regioni.
Chi non si abbona?
Come si legge nel blog la società di impegna a offrire l'accesso gratuito a ChatGpt. Anzi, i soldi degli abbonamenti serviranno per aumentare l’accessibilità del servizio a quante più persone possibili.
Altra novità è AI Text Classifier
Annuciato nei giorni scorsi sempre sul blog ufficiale di OpenAI uno strumento per distinguere se il testo è stato scritto dall’intelligenza artificiale da uno scritto dall’uomo. Si chiama AI Text Classifier e dovrebbe essere d’aiuto per individuare eventuali campagne di disinformazione automatizzate, falsi testi accademici e chatbot che vogliono far credere di essere umani. Funziona? Gli ingegneri di OpenAi mettono le mani avanti: «Il nostro classificatore non è completamente affidabile», hanno scritto sul blog. Dopo una prima sperimentazione è stato in grado di identificare correttamente il 26% del testo scritto da ChatGPT con l’etichetta “probabilmente scritto dall’AI”. I falsi negativi cioè i testi accreditati all’Ai senza esserlo sono stati il 9%. Il margine di errore resta per ora piuttosto alto.
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