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Palermo, chiude in attivo la Fondazione Manifesta

Liquidata nei giorni scorsi era stata costituita nel 2014 per organizzare Manifesta12, edizione siciliana della biennale itinerante di arte contemporanea

di Nino Amadore

3' di lettura

Un bilancio complessivo di poco più di 6,4 milioni con una restituzione al Comune di Palermo di poco più di tremila euro. Poco se volete ma sicuramente una sorpresa per i dirigenti del Comune che hanno dovuto studiare un po’ per capire come incassare il denaro: non era, forse, mai capitato. Si chiude così, con questo piccolo aneddoto, a Palermo l’esperienza della Fondazione Manifesta, la fondazione di scopo costituita nel 2014 con l’obiettivo di assicurarsi prima e organizzare poi nel capoluogo siciliano Manifesta12, la dodicesima edizione di una delle più importanti biennali di arte contemporanea al mondo. La Biennale si è tenuta poi nel 2018, la Fondazione invece è stata liquidata nei giorni scorsi dopo aver fatto i conti con una serie di problemi: burocratico-politici prima (o contemporaneamente) e quindi anche finanziari, col Covid e i rallentamenti del caso poi.

La chiusura il 30 dicembre 2022

Il 30 dicembre, esattamente otto anni dopo la delibera del consiglio comunale che ha approvato la costituzione della Fondazione, il percorso si è chiuso definitivamente. «Manifesta Palermo non è stata, però, soltanto un successo artistico, culturale e di comunicazione – dice Roberto Albergoni, direttore generale della Fondazione e negli ultimi tempi commissario liquidatore –. La dimensione manageriale e amministrativa era considerata dall'inizio il fattore critico. Era impossibile per la governance olandese immaginare la realizzazione di un progetto così complesso con una fondazione appena costituita e nel rispetto delle procedure stabilite dal codice dagli appalti. Criticità quotidiane risolte con la competenza e l'assunzione di responsabilità di tutti i protagonisti coinvolti: il board intero, il vice presidente Leonardo di Franco, il collegio dei revisori, lo staff, ma anche gli uffici della pubblica amministrazione, in primis quelli comunali. Una gestione che ha consentito di investire in città oltre 3 milioni di euro ottenuti dalla vendita dei biglietti, dall'acquisizione di sponsorizzazioni private e da ulteriori contributi pubblici non comunali».

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Il bilancio di Manifesta12

E così è arrivato anche il momento di fare un po’ i conti anche sul fronte dell’impatto che la manifestazione internazionale ha avuto su Palermo. Lo ha fatto la Fondazione Fitzcarraldo con uno studio che disegna il quadro dell’impatto economico e sociale della manifestazione sulla città. Soprattutto sul fronte turistico: «Tre persone su cinque che hanno visitato Manifesta12 non sono palermitane (o risiedono temporaneamente in un altro
comune); meno della metà di loro (48%) sono venuti in questa città per la prima volta. I turisti hanno trascorso 4 giorni a Palermo (valore mediano). La permanenza degli occasionali è più lunga, in media 5 giorni; se togliamo i valori anomali, troviamo che coloro che hanno trascorso più tempo in città sono coloro che sono venuti a Palermo per via della Capitale italiana della cultura 2018. Il 90% dei turisti ha pernottato a Palermo».

L’impatto economico e non solo

Per quanto riguarda l’impatto economico vero e proprio la Fondazione Fitzcarraldo ha analizzato un campione di visitatori di Manifesta 12: 18.493 visitatori non locali, non occasionali. E su questa base è arrivata a queste conclusioni: «La stima della spesa diretta lorda totale è di 11.183.712 euro. Questo valore è superiore a quello della precedente edizione a Zurigo (circa 6.097.576 euro) permanenza media più lunga (4 giorni contro 3 giorni), ma è principalmente legato alle maggiori spese di trasporto pubblico e altre attività» . Ma c’è un valore che va oltre e che possiamo ormai inserire nel patrimonio della città: «Un risultato importante – aggiunge Albergoni – è quello che riguarda la credibilità della nostra città. Abbiamo seminato: prima di Manifesta12 Palermo nell’ambito dell’arte contemporanea era abbastanza sconosciuta. Oggi non è più così. Lo vedo io stesso con l’interesse di professionisti e Fondazioni anche internazionali per la Biennale Arcipelago Mediterraneo, organizzata con l’associazione che ho creato con altri amici. Credo che lo stesso percorso sia stato fatto da altri con profitto».

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