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Pandemia ai titoli di coda, ormai è inizio (vero) di endemia: ecco cosa accadrà

«SARS-CoV-2 continuerà a dare infezioni trovando di contro persone protette dalla vaccinazione e guariti, quindi con blandi sintomi clinici», spiega l’epidemiologo Ciccozzi del Campus Bio-Medico

di Nicola Barone

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2' di lettura

Nonostante l'emergere di nuove varianti costantemente sotto analisi da parte degli scienziati (e di tanto in tanto con qualche clamore) la pandemia da Covid appare in rallentamento. «L’Oms dice che a livello globale nell’ultimo anno osserviamo una “riduzione di contagi settimanali e morti rispettivamente del 22% e del 12%”. Nel valzer di sottovarianti e forme ricombinanti alcuni creativi danno un nome di spaventosa fantasia all’ultima osservata, Kraken», fa notare il responsabile dell’unità di Statistica medica ed epidemiologia della facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico.

Kraken, no evidenze per immunoevasione

Secondo la rilevazione dei Cdc statunitensi, nell’ultima settimana del 2022 Kraken era responsabile del 40,5% dei contagi. Essa deriva da una mutazione della prima sottovariante di Omicron Xbb, nota come Gryphon (un ricombinante delle varianti Ba.2.10.1 e Ba.2.75). «Si tratta di una delle tante sottovarianti dello sciame appartenente alla famiglia Omicron, denominata dalla banca dati Gisaid Xbb.1.5», chiarisce Ciccozzi. «I cosiddetti “esperti”, senza dati certi, dicono che Kraken avrebbe fatto raddoppiare il numero di casi negli Usa in una sola settimana, ovviamente tutto su Twitter e nulla di pubblicato scientificamente anche se addirittura di parla di immunoevasione. Ciò senza alcun dato scientifico».

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Come evolve un virus

Per comprendere in che direzione stiamo andando, gli scienziati leggono la realtà del momento secondo la logica osservata in precedenza. «Un virus normalmente fa mutazioni, ogni volta che replica vuoi per errore della polimerasi (enzima che gli serve a riprodursi), per tentare di migliorare il suo “escape immunologico” (la capacità di aggirare il sistema immunitario, ndr) ed adattarsi sempre di più al nuovo ospite».

Il ruolo dell’immunità cellulare

Più il virus si diffonde, attraverso i contagi, più si verificano mutazioni e più varianti e sottovarianti e forme ricombinanti. «Oggi tutte quelle che osserviamo - suggerisce l'esperto - non bucano i vaccini a mRNA che quindi proteggono bene. Gli anticorpi circolanti proteggono, ma di più l’immunità cellulare (cellule T) particolarmente importante; sembra che la maggior parte degli epitopi immunogenici sulla proteina Spyke siano sempre gli stessi, quindi l’immunità resiste».

Endemia in fase iniziale

In natura è lecito non dare niente per scontato, lo spazio per sorprese rimane teoricamente possibile quanto al rischio che emerga una versione di SARS-CoV-2 con aumentata capacità di creare problemi alla salute umana. «Tuttavia il virus evolutivamente ha trovato la situazione migliore, infetta ma non è letale per il suo ospite, cioè noi. Inoltre, la possibilità di un virus di cambiare non è illimitata: di qui la sua progressiva convivenza con l’uomo». Si può pertanto considerare la pandemia ai titoli di coda. «Il virus endemizza, mantenendosi nella popolazione. Darà infezioni. Ma di contro troverà persone protette dalla vaccinazione e immunizzate naturalmente, quindi con blandi sintomi clinici».

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