Santa sede e diplomazia

Papa, viaggio a Malta nel segno dell’accoglienza: sguardo a guerra e profughi

Per due giorni nello stato più meridionale dell'Europa, sarà il terzo Pontefice a visitarlo

di Carlo Marroni

Il Papa tuona: "La guerra e' bestiale, fermate le armi"

2' di lettura

Accoglienza e Mediterraneo. I temi centrali del 36esimo viaggio apostolico di Francesco a Malta (2 e 3 aprile) si intrecciano strettamente con la guerra in Ucraina, i richiami vibranti del Papa per la pace e contro le spese militari, e l'invito ad accogliere i milioni di profughi che si stanno riversando in tutta Europa (in Italia per ora 80mila). Sarà «difficile non tenere conto della guerra in Ucraina» ha ricordato il direttore della sala stampa Matteo Bruni, riguardo al viaggio già rimandata a causa della pandemia. Malta è un luogo di approdo per molti migranti che cercano di attraversare il Mediterraneo dal Nord Africa ed è anche un simbolo per l’eredità apostolica di San Paolo, che proprio sull'isola naufragò nel suo viaggio verso Roma.

Parolin: Francesco ripeterà l'appello per il cessate il fuoco

Il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, in una intervista a Vatican News, ha detto che la visita a Malta porrà lo sguardo su bisognosi, sul fenomeno migratorio e sulla speranza che cessino tutte le guerre. Parolin pensa che Francesco «ripeterà il suo appello perché si fermino i combattimenti, tacciano le armi e si continui a dialogare, perché in effetti, già delle trattative, dei negoziati sono in corso anche se non sembrano essere arrivati a nessun risultato concreto». E ha ricordato che «stiamo assistendo davvero ad una gara di solidarietà nei confronti dei profughi, dei rifugiati dell'Ucraina. È davvero ammirevole quanto i vari Paesi d’Europa stanno facendo nei loro confronti. Spero che questa tragica esperienza possa davvero anche aiutare a far crescere, ad aumentare la sensibilità anche nei confronti dell'altra migrazione, quella che viene da sud».

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Scicluna: Malta è frontiera che non può essere una barriera

Anche Charles Scicluna, presidente della Conferenza episcopale maltese e arcivescovo de La Valletta, particolarmente impegnato nell’ambito degli abusi del clero in seno alla Congregazione per la dottrina della fede, per la quale è segretario aggiunto, ha parlato di immigrazione. «Se guardiamo all’Est dell’Europa, la realtà dei migranti che fuggono da un conflitto violento, aggressivo e ingiusto è proprio palese, e ci invita ad accogliere chi fugge dalla propria nazione non per capriccio, ma per esigenza, per necessità. Da anni, noi, a Malta siamo una frontiera che non può essere una barriera, ma deve essere un punto di confronto, un punto di accoglienza». Malta - ha detto - «è situata nel centro del Mediterraneo e deve anche fare i conti con il corridoio centrale della migrazione, ma guarda anche alla legittima reazione, alla bellissima reazione dei Paesi europei per i flussi migratori che in questi giorni vengono dall’Ucraina. E tra noi diciamo che sarebbe bello che questa solidarietà europea sia anche vissuta con i Paesi meridionali che per anni, ormai, hanno portato un peso sproporzionato, senza ricevere lo stesso tipo di solidarietà degli altri».

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