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Parte la sfida dell’internet da satellite: Oneweb sfida Musk e arrivano i cinesi

L’efficacia di Starlink in Ucraina ha rilanciato il mercato: Onewebb si sta per fondere con Eutelsat e Amazon rilancia. Ora entrano anche gli Stati

di Leopoldo Benacchio

SpaceX, lanciati in orbita satelliti di seconda generazione

3' di lettura

Il primo a pensare di distribuire internet dallo spazio è stato Elon Musk, ancora una volta, con la sua costellazione Starlink, ma la sua buona riuscita, anche geopolitica e militare, ha aperto la via a parecchi altri operatori, anche istituzionali, che ora sono in fermento.

Starlink opera con satelliti relativamente piccoli ed economici, lanciati dal vettore Falcon 9 di SpaceX, sempre di Musk, a decine alla volta. Nominalmente permettono di avere un accesso a internet veloce in ogni punto del globo, oceano compreso, ma questo solo quando la costellazione sarà completa, al momento, più di 4mila satelliti in orbita, coprono comunque vari punti del globo.

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Siccome sono in orbita bassa, sui 400 chilometri il tempo di latenza terra-satellite e viceversa è molto basso, e questo è un grande vantaggio rispetto ai grandi satelliti per telecomunicazioni finora usati, che stanno in orbita geostazionaria a oltre 30mila chilometri dal suolo terrestre, quindi con tempi di latenza dell'ordine del decimo di secondo.

Il mercato però non è monopolio di Musk, anzi, l'utilità dimostrata alla grande dai satelliti Starlink anche nell’ambito della guerra in Ucraina ha fatto capire a diversi nuovi attori, commerciali ovviamente ma anche governativi fra cui l'Europa, come il possesso di una costellazione analoga sia oramai una questione indifferibile per tenere la posizione nello scacchiere mondiale.

È così che è tornata in primo piano Oneweb, anche lei partita presto, che con l'ultimo lancio di qualche giorno fa arriva a 580 satelliti, molto vicino al valore finale previsto per la costellazione completa. A fine maggio i satelliti copriranno dal Mediterraneo centrale al Polo e per la fine del 2023 verrà coperta anche la fascia equatoriale e in simmetria si stenderà la rete all'emisfero Sud.

Oneweb, che era arrivata a un passo dal fallimento tre anni fa è poi stata resuscitata dal Governo inglese e dal gruppo indiano Bharti, ora potrebbe anche fondersi con il grosso operatore storico Eutelsat. Il modello di business è però completamente diverso da Starlink: Oneweb infatti non venderà connessioni ai privati ma solo alle organizzazioni.

Oltre a questi consolidati giocatori della partita di internet dallo spazio, ecco apparire anche altri fra cui, per primo, l'avversario di Musk di sempre: Amazon, col suo progetto Kuiper da 100 miliardi di dollari e 3200 satelliti complessivamente, che parte con il permesso delle autorità americane di controllo. All'inizio del 2024 partiranno i primi due per sperimentazione anche con clienti selezionati e sono state anche presentate le antenne per la ricezione.

Certo Amazon deve correre perché la licenza ottenuta dalle autorità Usa scade a luglio 2026, ma i piani di produzione sono adeguati: da 3 a 5 satelliti prodotti al giorno e già 93 lanci acquistati e schedulati con 3 diverse compagnie, ovviamente tra queste non c'è SpaceX.

I governi ora vogliono entrare nella partita, forse all'inizio c'è stata una sottovalutazione dell'importanza strategica e utilità del progetto di Musk. Ora la Cina prevede di lanciare ben 13mila satelliti per una sua analoga costellazione, il nome è GuoWang, e fornirà il 5G, tecnologia su cui Pechino è certamente avanti.

Progetti minori, in termini di numero di satelliti ma non di performance, sono partiti in Canada, Telstat, Germania, e finalmente UE, con il progetto Iris da 170 satelliti, appena finanziato. Non son tutte rose e fiori comunque, c'è la grande preoccupazione che tutte queste nuove costellazioni, in assenza di un minimo di regolamentazione sovranazionale, intasino e rendano pericolosa la già intasata fasce di orbita Leo, fra 400 e 1000 chilometri dal suolo, dove abbondano centinaia di migliaia di detriti spaziali , dal singolo bullone al satellite “morto” che rendono quella zona più pericolosa della giungla del Borneo dei film di avventura. Non c'è da scherzare se si pensa che la sola Stazione Spaziale Internazionale, Iss, è costata oltre 100 miliardi di soli costi vivi.

Per avere un'idea fra gennaio e febbraio sono stati lanciati 380 satelliti, il triplo di un intero anno se andiamo indietro di un decennio. In parole povere dovremmo avere altri 24.500 satelliti in costellazione per la fine di questo decennio, si rischia seriamente l'incidente e un effetto a catena, a quelle quote la velocità orbitale va a oltre 20.000 km/ora. Diventa micidiale anche una rondella in quelle condizioni e occorre pensarci seriamente.


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