Giornata mondiale contro il cancro

Perchè è urgente un nuovo Piano oncologico nazionale

La pandemia ha fatto registrare un drammatico rallentamento delle attività di screening: il ritardo della diagnosi solo per il tumore al seno comporta un costo aggiuntivo sanitario annuo pari a circa 103 milioni di euro annuo

di Daniela Bianco*

(Gorodenkoff - stock.adobe.com)

I punti chiave

  • Il «sistema oncologico» in Italia
  • Il ruolo della prevenzione
  • L’impatto della pandemia sugli screening

3' di lettura

In Italia mille persone ogni giorno ricevono una diagnosi di cancro, i tumori sono la seconda causa di morte solo dopo le malattie cardiovascolari, ma sono diventati la prima causa di anni vita persa per disabilità e morte prematura. Agli elevati impatti sulla salute si aggiunge anche un burden socio-economico significativo, che si aggira intorno ai 17 miliardi di euro (di cui 10,6 miliardi di euro di spesa sanitaria; 1,3 miliardi di euro di spesa sociale e 5,2 miliardi di euro di costi legati alla perdita di produttività lavorativa, sia del malato oncologico che del caregiver).

Il «sistema oncologico» in Italia

Nonostante un burden socio-economico molto significativo, nel nostro Paese il “sistema oncologico” nel suo complesso risulta sostenibile: all'aumento della sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi (passato per gli uomini dal 39% degli anni 1990-94 al 54% degli anni 2005-2009 e per le donne dal 55% al 63%), grazie a prevenzione, tecniche diagnostiche sempre più efficaci e sistemi organizzativi più efficienti, non è corrisposto un aumento proporzionale delle voci di spesa. Se si considera, infatti, la spesa socio-sanitaria dei malati oncologici a livello pro capite si evidenzia un aumento della spesa farmaceutica (+20,7%) negli anni dovuta certamente a terapie sempre più innovative, ma si registra anche una contestuale riduzione sia della spesa sociale totale (-41,1%), che della spesa sanitaria diretta (esclusa quella farmaceutica) del -53,3% e dei costi legati alla perdita di produttività (-4,6%) .

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In altre parole, i nuovi farmaci oncologici hanno permesso da un lato di ridurre i costi sanitari diretti legati all'ospedalizzazione, alla spesa ambulatoriale e dall'altro di ridurre la spesa sociale in termini di prestazioni assistenziali e previdenziali, quindi di permettere ai malati oncologici di vivere meglio, con una qualità di vita superiore, riducendo gli impatti negativi sul sistema di welfare.

Il ruolo della prevenzione

Nel prossimo ventennio si stima che, a causa dei cambiamenti demografici e dell'esposizione ai fattori di rischio (sovrappeso/obesità, basso consumo di alimenti freschi, sedentarietà, abuso di alcol e fumo, condizioni ambientali e fattori genetici), l'incidenza di queste patologie arriverà quasi a raddoppiare. Assumere comportamenti corretti e agire sui fattori di rischio è fondamentale nella prevenzione dei tumori. Oltre alla prevenzione primaria, anche quella secondaria, realizzata attraverso gli screening, è di fondamentale importanza nella lotta al cancro. La tempestività della diagnosi è cruciale per aumentare le probabilità di sopravvivere alla malattia. Negli ultimi anni prima della pandemia l'adesione ai programmi di screening (organizzati e spontanee) in Italia era migliorata in modo significativo e risultava essere tra le più alte a livello europeo per tutte le tipologie di tumori.

L’impatto della pandemia sugli screening

Tuttavia, la pandemia ha fatto registrare un drammatico rallentamento delle attività di screening: dal monitoraggio condotto nel 2020 emerge, ad esempio, un calo mediano del 45% del volume degli screening mammografici, cui sono corrisposti circa 3.300 diagnosi di carcinomi mammari in meno, e una riduzione del 7,7% degli interventi chirurgici per tumore alla mammella di priorità A. Rallentamento che si è verificato in tutte le regioni italiane, con impatti negativi sui programmi di screening e sulle diagnosi tardive. Analizzando i dati, tendenzialmente le regioni caratterizzate da tassi di adesione alle campagne di screening superiori alla media prima della pandemia hanno registrato una riduzione dei volumi di screening più contenuta rispetto alla media nazionale, e viceversa.

Questi dati destano molte preoccupazioni in chiave di outcome di salute prospettici e di sostenibilità del nostro Ssn, come riportato nel XVI Rapporto Meridiano Sanità: nel caso del solo tumore alla mammella nello scenario ipotetico di 12 mesi di ritardo nella diagnosi, si avrebbero 24.200 decessi all'anno (più del doppio rispetto ad adesso). Ogni mese di ritardo nella diagnosi si traduce, infatti, in un rischio di mortalità maggiorato del 10%. Il ritardo della diagnosi per questo tipo di tumore comporta un costo aggiuntivo sanitario annuo pari a circa 103 milioni di euro annuo, a cui si devono però aggiungere anche i costi sociali e di perdita di produttività lavorativa derivanti dalla mancata diagnosi.

Tenendo conto di questo scenario drammatico che è conseguenza della pandemia Covid-19 e delle raccomandazioni dell'European Plan on Beating Cancer e della Mission on Cancer diventa ancora più urgente trovare una strategia unitaria e articolata di interventi necessari, che può essere il contenuto di un nuovo Piano Oncologico Nazionale, come più volte richiesto dalla comunità medico-scientifica e dalle associazioni di pazienti.

*Responsabile Healthcare di The European House-Ambrosetti

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