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Performance come la vendo?

Rispondono i galleristi e le soluzioni nel tempo sono state diverse: dalle installazione performative che prevedono sculture e disegni alle Viewing Box di Joan Jonas e alle fotografie, video e dipinti

di Maria Adelaide Marchesoni

Huddle (1961), Simone Forti, Museo del Novecento

4' di lettura

L'immaterialità dell'opera, la natura temporanea ed effimera dell'atto performativo sono tutti elementi che pongono quesiti quando si tratta di vendere la performance. Non da ultimo, occorre ricordare che spesso gli artisti stessi rifiutano l'aspetto commerciale di questa scelta artistica. Fino a che punto è quindi possibile acquistarla e goderla attraverso mezzi alternativi e gli artisti sono disposti ad ampliare le modalità dell'offerta?
La gallerista Raffaella Cortese che ha partecipato alla giornata di AMACI , «COGLI L'ATTIMO, CARPE DIEM, SEIZE THE DAY» ha ribadito il concetto che: «la vendita della perfomance pone sicuramente problemi, soprattutto, quando si parla della trasmissione dell'azione performativa costituita da persone e da corpi. Ma se invece, come spesso accade, la performance è legata ad installazioni, sculture e disegni, ovvero la si considera un'installazione, tutti questi oggetti e documenti costituiscono un'installazione performativa quindi più facile da posizionare sul mercato dell'arte».

Come si gestisce la performance di oggi e di ieri

La galleria Raffaella Cortese nella scuderia ha diversi artisti che lavorano con la performance e, tra questi le pioniere, Joan Jonas e Simone Forti, che dal 1970 hanno sempre utilizzato la performance. Entrambe in quegli anni in Italia hanno lavorato con la galleria L'Attico di Fabio Sargentini a Roma che, all'epoca, aveva dato vita ad un festival che si chiamava Danza, Volo, Musica, Dinamite. <Con Joan Jonas - prosegue la gallerista - la problematica della vendita è superata in modo abbastanza brillante dal fatto che l'artista crea delle vere e proprie installazioni, lavora con il video, e il disegno, tutti realizzati durante la performance della quale ne fanno parte. Inoltre Joan Jonas è un'artista estremamente inventiva e geniale: ha realizzato «Viewing Box» una forma di teatro portatile con una struttura in legno e un video dove comodamente seduti su una panca che fa parte del supporto è possibile ammirare la performance>. Con Joan Jonas il problema del mercato è ben superato e i prezzi delle sue opere variano in funzione del supporto, come ad esempio le opere che sono parte della performance, «Street Scene with Chalk», 1976/2008/2010 comprensivo del «Viewing box», 2021 (video, colore, suono, loop -11 min 04 sec - con struttura in MDF verniciato, cavalletti di legno, panca di MDF verniciato, Ed. 3 + 2 AP) è in vendita a 120.000 dollari (Iva e trasporto esclusi), mentre i disegni partono da 8.000 dollari per «Reading Dante III, Philadelphia # 11», 2010, un inchiostro su carta, e raggiungono 18.000 dollari per «Untitled from Reanimation performance», 2014 per gesso su carta, fino a 33.000 dollari per un inchiostro su carta. Con Simone Forti il discorso è differente e la vendita è più complicata poiché, soprattutto agli inizi degli anni '60, l'artista lavorava con performer e danzatori e la documentazione di queste performance sono video in open edition («News Animation: Mad Brook Farm», 1986 video; loop DVD 21’ 14” quota 5.000 dollari, Iva esclusa). Tuttavia l'artista si dedica al disegno, forma d'arte con la quale la galleria Raffaella Cortese lavora. Ecco alcuni esempi: «Illuminations», 1972, inchiostro vegetale e grafite su pergamena (set di 4), ogni lavoro è sui 35.000 euro (Iva e trasporto esclusi), altri lavori come «Rubbings», 2015, grafite su carta, sono in vendita a 8.000 euro.

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L’artista fa la sua scelta

Ma il modo più semplice e diffuso per vendere le performance rimane la cessione di fotografie, video e oggetti che derivano dall'azione come succede per l’opera di Marcello Maloberti che documenta le sue performance anche con le fotografie: dalla performance «Circus», le foto in edizione di 3+1 AP «Circus (Venezia) in lontananza», 2004 hanno il prezzo di 11.200 euro (Iva e trasporto esclusi). Altra artista la cui pratica è caratterizzta da una forte dimensione collettiva e partecipativa è Marinella Senatore le cui opere sono site-specific e permettono l'inclusione potenzialmente infinita degli elementi in gioco. L'artista lavora con Mazzoleni e le quotazioni delle sue opere partono da 5.000 a 12.000 euro per le opere su carta, da 15.000 a 35.000 euro per le fotografie e i dipinti, da 15.000 per le sculture di luce di piccolo-media dimensione, fino ad un massimo di 200.000 euro per quelle pubbliche site-specific.

Franco Noero, tra i relatori della giornata AMACI, propone cinque artisti che non sono performer puri ma per certi versi hanno utilizzato la performance più volte nel loro lavoro e tra questi Francesco Vezzoli. Nel corso della sua carriera l'artista ha realizzato alcune performance momenti che non sono replicabili se non attraverso delle immagini che documentano l'avvenuta performance e, tra queste, quella che ha suscitato particolare interesse da parte della critica e del pubblico alla Biennale di Venezia curata da Szeemann nel 2001 con protagonista l'ex modella Veruschka, «Veruschka Was Here (Veruschka era qui)», che si esibiva dal vivo interpretando se stessa nell'atto di ricamare una sua foto scattata negli anni Sessanta (da Christie's nel 2007 la copertina di Vogue che ritraeva Veruschka con ricami in metallo è stata aggiudicata per 156.500 sterline da una stima di 50-70.000 sterline). Franco Noero ha poi ricordato l'azione performativa dell'artista Lara Favaretto – le installazioni partono da 35mila euro fino a 80mila euro per superare i 100mila euro per le grandi installazioni site/specific – del 1998 quando è stata realizzata «Doing» presso il Centro di Arte Contemporanea Palazzo delle Papesse di Siena. La performance presentava tre scalpellini che dovevano ridurre in polvere tre blocchi di marmo. «Della performance - spiega Noero - che l'artista ha realizzato diverse volte vive una traccia audio che non è mai stata alienata ma che potrebbe esserlo>. Si può invece acquistare l'opera «Confetti canyon», 2001 un cannone costruito dall'artista per sparare coriandoli.

Rispetto al passato, negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta, quando della performance non veniva lasciata alcuna documentazione oggi, il mercato offre diverse modalità di acquisto a testimonianza dell'atto performativo, ma riportarlo in vita e ricreare quell'état d'esprit nel quale è stato concepito non è un'operazione possibile o di facile esecuzione se non mettendo in gioco tutti gli ingredienti originali. Della performance ci rimane molto spesso una parziale ricostruzione del progetto, un elemento, un “surrogato” o un “derivato”di ciò che faceva parte dell'espressione artistica dell'atto performativo.

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