Perù, destituito e arrestato il presidente «ribelle» Castillo. Gli succede Boluarte
Il capo dello Stato aveva sciolto il parlamento per evitare l’estromissione, in una mossa classificata come un golpe dai media locali
I punti chiave
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Il parlamento del Perù ha destituito il presidente Pedro Castillo con 101 voti a favore, sei contro e dieci astensioni. A seguito della destituzione, il Parlamento ha convocato la vice presidente Dina Boluarte alle 15, le 21 italiane, per ufficializzare la successione presidenziale. Boluarte ha prestato giuramento, diventando la prima donna alla guida del paese andino. La procura ha poi arrestato Castillo nella sede della prefettura di Lima. Dovrà rispondere all’accusa di ribellione contro lo Stato. Revocato anche il coprifuoco che il presidente uscente aveva «illegalmente imposto»
Il tentato «golpe» di Castillo
In giornata Castillo aveva sciolto il Parlamento e ha dichiarato lo stato di emergenza in quello che i media peruviani hanno denunciato come «un golpe» in atto nel Paese. Il Parlamento doveva discutere una nuova mozione di sfiducia per «incapacità morale» nei confronti di Castillo. L’iniziativa, la terza in un anno, era stata promossa dall’opposizione di centrodestra ed era stata accolta nell’ordine del giorno con 73 voti a favore, 32 contrari e sei astensioni. La mozione che mirava alla destituzione di Castillo, insediatosi alla presidenza il 28 luglio 2021, per essere approvata doveva raggiungere il quorum minimo dei due terzi del parlamento che si ottiene con 87 voti su 130.
Cinque ministri del governo peruviano hanno già presentato le dimissioni. «A fronte della decisione del presidente Castillo di sciogliere il Parlamento in violazione della costituzione e nel rigoroso rispetto delle mie convinzioni e dei valori democratici e costituzionali, ho deciso di presentare le mie dimissioni irrevocabili» si è espresso su Twitter il titolare del dicastero degli Esteri, Cesar Landa.
Il tentativo di destituzione
L’opposizione di centrodestra, allo stesso modo che nelle altre due precedenti mozioni che vennero respinte, puntava a destituire il presidente per «permanente incapacità morale». Si tratta di una figura circostanza dalla Costituzione e che, se accolta, avrebbe permesso al Parlamento di assumere il «Controllo Politico» dell’esecutivo a fronte del «vuoto di potere» generato dalla destituzione. Nel testo della mozione si denunciava come «inaccettabile il fatto che un presidente ricopra l’incarico nel contesto di forti indizi di corruzione» e si ricordavano le diverse indagini aperte dalla magistratura nei confronti di Castillo. Tra queste quella avviata dalla Procura generale che individua in Castillo il «capo» di una «rete criminale» dedita al traffico di favori e pratiche di corruzione.
La difesa di Castillo
Martedì sera Castillo aveva emesso un comunicato per «ribadire di non essere un corrotto. Un certo settore del Parlamento ha come unico punto della sua agenda quello di destituirmi perché non ha mai accettato il risultato delle elezioni». Il capo dello Stato riconosceva nel comunicato di «pagare errori commessi per inesperienza» e che le accuse nei suoi confronti si basavano «su affermazioni di terzi che per fruire di uno sconto di pena mi coinvolgono senza avere prove. Non ho mai rubato una sola moneta alla mia patria, né ieri né oggi né mai e sarò qui per metterci la faccia e dire l’unica verità: che non sono un corrotto», concludeva la nota.
Sospeso il vertice dell’Alleanza del Pacifico a Lima
Il vertice dell’Alleanza del Pacifico previsto a Lima la prossima settimana è stato sospeso a causa della crisi politica nel Paese sudamericano. Lo riferisce il ministro degli Esteri messicano Marcelo Ebrad su Twitter. L’Alleanza (composta da Messico Colombia, Perù e Cile) aveva già programmato di tenere una riunione presidenziale il 24 e 25 novembre in Messico, ma anche quella era stata sospesa perché il Congresso peruviano aveva già negato al presidente Pedro Castillo il permesso di viaggiare. Nella prossima riunione il Messico dovrebbe passare proprio al Perù la presidenza di turno che detiene dal 2018. Inoltre, dovrebbero entrare a far parte del gruppo Costa Rica, Ecuador e Honduras.
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