Polemica sui device per migliorare la performance atletica: è doping digitale?
Migliorano l'alimentazione. Esortano a tenere la schiena dritta. Proiettano sugli occhialini la velocità della bracciata. C'è un wearable per ogni attività sportiva: così efficiente da far nascere dubbi sull'autenticità delle prestazioni.
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Esiste un wearable per qualsiasi esigenza sportiva e di benessere. La bilancia pesapersone che abbiamo a casa invia a un'app valori di massa grassa, massa magra e liquidi presenti nel corpo. Tutto questo è collegato allo smartwatch che monitora il battito, l'attività e lo stato sonno-veglia. Se non mi piace avere un device al polso, posso optare per un semplice anello: Oura Ring registra la quantità di ossigeno nel sangue, qualità del sonno, temperatura corporea. Upright è, invece, un wearable che corregge la postura: grazie a una leggera vibrazione, quando necessario ricorda a chi lo indossa di mantenere una posizione corretta. Il mio Garmin, quando corro, misura ogni singola prestazione e si può integrare con la suola delle scarpe “intelligente” che, grazie a sensori, mi fa vedere come scarico il peso sul ginocchio quanto è probabile che possa infortunarmi o avere problemi. Ogni sport ha i suoi accessori dedicati. Gli occhialini Form mostrano al nuotatore, sulla lente, tempo e activity tracker con i parametri della bracciata, e mandano direttamente le informazioni all'app dedicata, Form Swim che, come quasi tutte le applicazioni di device wearable, si può interfacciare con le principali piattaforme di allenamento: Strava, TrainingPeaks, Garmin Connect, e persino Facebook per “socializzare” la propria performance. Carv è un dispositivo da applicare sugli scarponi: contiene 36 sensori che monitorano l'equilibrio, le curve e la pressione durante lo sci. Valuta le prestazioni sciistiche e la tecnica, e fornisce feedback per migliorare. Qualsiasi sia lo sport, anche il più estremo, la possibilità di una preparazione atletica integrata è reale, perché esiste un wearable che “ci segue”, monitorando le attività, ma anche la sicurezza, e prevenendo il più possibile le situazioni di rischio. Qualcuno parla già di doping tecnologico. Durante le Olimpiadi di Tokyo, i dispositivi indossabili come gli smartwatch sono stati ampiamente utilizzati, durante gli allenamenti o prima delle competizioni, ma anche durante le gare stesse. I sistemi più comuni rilevano e analizzano i dati vitali degli atleti, la loro posizione e i movimenti. La complessità aumenta quando queste variabili vengono combinate con l'intelligenza artificiale, il gps o il cloud computing. Per gli allenamenti, ad esempio, sono stati sviluppati costumi che riducono al minimo l'attrito, occhiali con realtà aumentata utilizzati dai ciclisti per familiarizzare con i percorsi di gara prima di arrivare a destinazione, e persino tapis roulant antigravità per allenarsi senza correre il rischio di infortuni. Durante i training più impegnativi, i campioni olimpici hanno sfruttato al massimo le ultime tecnologie indossabili. Il che ha sollevato qualche critica, perché si rischia di amplificare il divario tra le nazioni con federazioni sportive ricche, che possono permettersi le innovazioni più all'avanguardia, e quelle che continuano a utilizzare metodi tradizionali. L'anno scorso, per esempio, un prototipo delle scarpe Vaporfly di Nike è stato vietato poiché le tre lamine di fibra di carbonio inserite nella schiuma altamente compressa della suola potevano conferire vantaggi significativi. Ma è davvero la tecnologia a fare un atleta? Osserviamo la questione da un altro punto di vista. I wearable possono essere un aiuto per diventare più efficienti. Perché dunque non sfruttarli per migliorarsi? Quando il nostro corpo riesce a capire, ad esempio, l'impatto che un certo tipo di alimentazione ha sul rendimento fisico o sulla performance sportiva, è un indubbio vantaggio. Proprio in queste settimane sto provando Eight Sleep, la coperta smart della startup fondata da Matteo Franceschetti. L'idea è di far diventare intelligente il materasso, per tracciare la qualità del sonno e il battito cardiaco, ma anche i movimenti e la pressione del corpo. Quando è il momento di dormire, Eight Sleep consente di suddividere in due aree il materasso matrimoniale, e cambia in base alle diverse esigenze di temperatura di ciascuno dei partner, fornendo anche la soluzione a uno dei più tipici problemi della vita di coppia. In ogni momento del giorno (e della notte), c'è un wearable con una risposta per migliorare il benessere. Perché non approfittarne?
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