Qatargate, Panzeri ha preso 25mila euro anche dalla Mauritania
Dalle indagini emergono tentativi di altri Paesi extra Ue di entrare in connessione con europarlamentari per addomesticare i dossier economici di loro interesse
di Ivan Cimmarusti e Sara Monaci
3' di lettura
Diplomatici mauritani e sauditi «volevano informazioni su quello che si diceva al Parlamento Ue del loro Paese». Francesco Giorgi, braccio destro del grande orchestratore della tangentopoli europea Pier Antonio Panzeri, parla di un «sistema» esteso, che andrebbe oltre le tangenti pagate da Qatar e Marocco. Racconta del tentativo di altri Paesi extra Ue di entrare in connessione con europarlamentari per addomesticare i dossier economici di loro interesse.
Si tratta di ipotesi, anche se allo stato suffragate da questi primi stralci d’interrogatorio che iniziano a trapelare, dopo che sia Panzeri sia Giorgi hanno iniziato a collaborare con il giudice istruttore di Bruxelles Michel Claise. Fonti investigative ascoltate dall’Adnkronos hanno confermato che l’inchiesta per associazione a delinquere, corruzione e riciclaggio «non riguarda solo il Qatar e il Marocco».
Diplomatici mauritani e sauditi
Giorgi, compagno dell’ex vicepresidente dell’Europarlamento Eva Kaili, in carcere dal 9 dicembre scorso, ha raccontato all’autorità giudiziaria belga che c’era un accordo con la Mauritania simile a quello instaurato con il Qatar e col Marocco. Racconta che con Panzeri sono «andati all’ambasciata della Mauritania (…) e abbiamo incontrato il loro ambasciatore e quello saudita che volevano informazioni su quello che si diceva al Parlamento Ue del loro Paese». Informazioni che avrebbero avuto un prezzo: «Io – dice Giorgi – ho affittato il mio appartamento all’ambasciatore e quella era la mia controparte: 1.500 euro più 300 di spese. Panzeri ha preso 25mila euro cash. Anche in Mauritania hanno un problema di immagine», per questo avrebbero «ingaggiato Panzeri per avere consigli su cosa fare».
Le triangolazioni
A oggi gli inquirenti avrebbero “cristallizzato” solo la presunta corruzione degli eurodeputati socialisti Marc Tarabella e Andrea Cozzolino, a vario titolo coinvolti per i dossier di Qatar e Marocco, Stati su cui persistono profonde criticità sui diritti umani.
La procura sta ricostruendo il meccanismo attraverso cui il denaro «diplomatico» filtrava in Europa sfruttando il canale della società Equality consultancy, formalmente creata nel 2018 dal padre e dal fratello di Francesco Giorgi, per poi essere rilevata dalla commercialista di Milano Monica Rossana Bellini, arrestata nei giorni scorsi.
La società aveva una sua gemella in Estonia, con lo stesso nome, probabilmente utilizzata secondo le prime ipotesi per far entrare in Europa il denaro dal Qatar. Sarebbe questo il primo centro per ripulire i soldi sporchi. In questo Paese i controlli e la burocrazia sono molto più leggeri, si può creare una società anche senza essere presenti. Dall’Estonia potrebbero essere stati poi girati sui conti della Equality consultancy italiana, di cui Bellini ha preso inizialmente parte con una quota di minoranza.
Secondo quanto dichiarato da Giorgi agli inquirenti, l’attività di questa società in Italia era «giustificata» dai servizi offerti fittiziamente ad un’altra società inglese. Per questo c’era bisogno che ci fosse una traduzione in inglese, offerta da Giorgi e dalla sua famiglia (che secondo quanto dichiarato non era consapevole di ciò che stava avvenendo). Dice ancora Giorgi che «era stato il palestinese a suggerire di coinvolgere Hakan e questa società inglese». Ma ancora non è chiaro chi sia Hakan. Si tratta comunque di un nome diffuso in Turchia.
La Turchia era già emersa proprio in un’altra parte di un interrogatorio di Giorgi, quando aveva detto che per recuperare i soldi arrivavano indicazioni dalla Turchia, e che un certo palestinese da lì forniva ogni volta un contatto diverso per la consegna in Belgio.
Le sei buste a Tarabella
Le triangolazioni sarebbero servite a portare denaro nelle tasche dell’eurodeputato Tarabella, che è stato espulso dal gruppo S&D, mentre Cozzolino si è autosospeso. Il 10 dicembre scorso Panzeri ha dichiarato di aver dato a Tarabella in diversi mesi circa sei buste con complessivi 140mila euro. In particolare, ha detto che «l’iniziativa portata avanti in Parlamento era di lobbying e ovviamente cercavamo dei parlamentari che fossero disponibili ad appoggiare certe posizioni in favore del Qatar. In questo quadro alcuni parlamentari hanno appoggiato tali posizioni per semplice convinzione e io e Giorgi, a volte io da solo, qualche volta Giorgi, li abbiamo invitati ad una riflessione su queste posizioni». Aggiunge che «li consigliamo, diciamo loro che “sarebbe utile” ma non tutti sono d’accordo. In un caso, vale a dire quello di Marc Tarabella, è stato ricompensato più volte per un importo totale, a memoria, di 120-140mila euro». Spiega che «talvolta ero accompagnato da Giorgi Francesco. Consegnavo il denaro a Tarabella in luoghi diversi. Il denaro si trovava in buste di carta. È cominciato due anni fa». Su Cozzolino, invece, parla di una «corruzione indiretta»: avrebbe ricevuto come ricompensa abiti e cravatte.
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