coronavirus

Quarantena: dalla peste agli astronauti, quando si sperimenta l’isolamento forzato

Riparte l’osservazione per i 55 italiani rientrati da Wuhan che si trovano alla Cecchignola. Nella città cinese il più grande isolamento della storia

di Nicoletta Cottone

Che cosa sono i coronavirus

4' di lettura

Un tempo, in Veneto, si chiamava “quarantina”. La quarantena alla quale sono sottoposte oggi le persone che potrebbero aver avuto potenzialmente contatto con il nuovo coronavirus è una pratica di isolamento che viene da lontano. In auge dai tempi della peste. Isolati dalla società nel corso dei secoli lebbrosi, sifilitici o le persone affette da febbre gialla o colera.

La Repubblica di Venezia e la peste nera
Venivano sottoposte all’isolamento persone e navi che giungevano dalle zone colpite dalla peste nel XIV secolo. Quaranta giorni di isolamento prima di fare ingresso nella laguna della Repubblica di Venezia. Una misura di prevenzione contro la peste nera, che, in assenza di cure idonee, fra il 1347 e il 1359, sterminò il 30% della popolazione dell’Europa e dell’Asia.

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Negli archivi di Ragusa il primo documento sull’isolamento
Il primo documento sulla quarantena arriva dagli archivi di Ragusa. Datato 1377, stabilisce un isolamento di 30 giorni prima di entrare nella città. Un tempo utile per verificare se si manifestassero o meno i sintomi della peste. Poi l’isolamento fu prolungato a 40 giorni e prese il nome di quarantena.

Il primo lazzaretto su un’isola della laguna di Venezia
Venezia nel 1347, per mettere un freno al dilagare della peste, nominò tre tutori della salute pubblica.E proprio lì nacque il primo lazzaretto, istituito dalla Repubblica di Venezia. Era il 1423. L’isola del Lazzaretto vecchio, si trova nella laguna centrale di Venezia, di fronte al bacino di San Marco. Sessanta anni dopo, nel 1467, l’esempio fu seguito da Genova.

L’ospedale degli appestati di Marsiglia
A Marsiglia il vecchio ospedale per lebbrosi nel 1476 si trasformò in un ospedale per gli appestati. Il lazzaretto di Marsiglia nacque nel 1526 sull'isola di Pomgue. La paura del colera diede vita, nel 1831, a nuovi lazzaretti nei porti occidentali (come quello di Bordeaux). Il lazzaretto di Mahon fu costruito dal 1793 al 1807, per volere del Re di Spagna Carlo III. A quell’epoca l’Europa contava sedici lazzaretti: 2 a Venezia, 1 a Marsiglia, 2 a Genova, 2 a Malta, 2 a Trieste, 3 a Livorno, 1 a Napoli, 1 a Corfú, 1 a Zante e 1 a Castelnuovo, nel Montenegro. Era protetta da una muraglia di pietra lunga più di un chilometro e mezzo e alta oltre 7 metri e mezzo.

Il medico della peste
Maschere a forma di becco, fermate alla nuca da due lacci. Erano usate dai medici durante le epidemia, dal XIV in poi. Una maschera in uso soprattutto a Venezia e a Roma. Fu Charles de Lorme, medico di Luigi XIII, ad andare oltre la maschera. Nel 1619 inventò un vero e proprio abbigliamento, prendendo spunto dalle armature dei soldati. Alla maschera a becco unì una veste idrorepellente in tela cerata, lunga fino ai piedi, con guanti, scarpe e cappello a tesa larga. C’erano le aperture per gli occhi, coperte da lenti di vetro, i due buchi per il naso e un becco ricurvo, con dentro sostanze profumate. All’epoca si riteneva, infatti, che miasmi e cattivi odori fossero la causa delle epidemie. I medici dell’epoca visitavano i pazienti usando un particolare bastone per non toccarli. Jean-Jacques Manget, autore del Trattato della peste, scrisse nel 1721 che l’abito venne indossato dai medici di Nimega durante la peste del 1636-1637. E durante le epidemie del 1630-1631 a Venezia. E quando la peste del 1656 uccise 14.500 persone a Roma e 300mila a Napoli.

Come si vede nell'immagine,a Roma i medici compaionoquando sono chiamati presso i loro pazientinei luoghi colpiti dalla peste.I loro cappelli e mantelli, di foggia nuova,sono in tela cerata nera.Le loro maschere hanno lenti di vetroi loro becchi sono imbottiti di antidoti.L'aria malsana non può far loro alcun male,né li mette in allarme.Il bastone nella mano serve a mostrarela nobiltà del loro mestiere, ovunque vadano

L’abito del medico della peste descritto da una poesia del XVII secolo

La quarantena degli astronauti contro i microbi alieni
Non solo appestati, ma anche astronauti. Agli astroauti del Programma Apollo fu imposta una “quarantena” di 21 giorni per evitare microbi alieni. Tre settimane per scongiurare qualsiasi rischio di contaminazione dopo il rientro dalla Luna.

Il timore era che potessero portare sulla Terra batteri lunari sconosciuti in grado di scatenare edidemie. Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins dovettero indossare all’apertura della capsula che li aveva riportati sulla Terra, una tuta di isolamento biologico. Poi furono portati nella Mqf, la Mobile quarantine facility, una sorta di roulotte a tenuta stagna, che poteva essere caricata su un aereo. Oggi gli astronauti hanno una “quarantena” pre volo nello spazio di circa due settimane, per evitare di portare batteri nello spazio. Si svolge in un’area del Cosmodromo di Bajkonur, in Kazakistan, a poca distanza da un sito di lancio delle Soyuz. E dopo il rientro a Terra sono previsti esami medici e riabilitazione. Non c’è quarantena, spiegano gli esperti del settore, ma un periodo di attenzione, legato anche agli esperimenti medici svolti a bordo.

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A Wuhan la più grande quarantena della storia
La diffusione del nuovo Coronavirus che ha il suo epicentro a Wuhan, ha causato uno stato di emergenza sanitaria globale. E la città, che ha 11 milioni di abitanti, è in quarantena. La più grande della storia. Dal 23 gennaio stazioni, aeroporti e metropolitana sono inaccessibili. Si entra e si esce solo in auto. E con autorizzazioni speciali. Nelle riprese dai droni la città appare completamente deserta. Solo farmacie e supermercati sono aperti.

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Riparte la quarantena alla Cecchignola
Una situazione ben diversa da quella scatenata in Italia dal Coronavirus. Alla Cecchigola è ripartita l’osservazione dei 55 italiani rientrati da Wuhan. Il periodo di quarantena ha ripreso il via dal 6 febbraio, quando un giovane ricercatore reggiano di 29 anni, è risultato positivo al virus 2019-nCoV. La nuova sorveglianza sanitaria è di 14 giorni, durante i quali i controlli sanitari verranno eseguiti sistematicamente e il tampone verrà ripetuto ogni 2-3 giorni. L’Organizzazione mondiale della sanità ha stimato che il periodo di incubazione vari tra 3 e 7 giorni e fino a un massimo di 14 giorni. Dunque la quarantena dei giorni nostri è di 14 giorni.

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