Quotazione da certificare con un documento ad hoc
Le faq del Mise sul bonus retroattivo dal 25 luglio. Restano ancora 37 milioni. Anche il prezzo effettivo deve stare nei 25mila euro, escluse le spese di trapasso
di Maurizio Caprino
3' di lettura
Occorre una quotazione ufficiale per essere ammessi agli incentivi all’acquisto dell’usato in vendita presso i concessionari, partiti il 28 settembre e ancora disponibili nonostante si temesse un rapido esaurimento dei fondi. Nessun particolare vincolo, invece, per quanto riguarda emissioni di CO2 e classificazione antinquinamento Euro 6; ma ciò a volte implica la possibilità di incappare in limitazioni di circolazione più presto di quanto ci si potrebbe aspettare. Questi sono gli aspetti più importanti delle faq sul bonus sull’usato, pubblicate sul sito del ministero dello Sviluppo economico (Mise).
Il contatore delle prenotazioni consultabile su questo sito indicava formava che, ancora la sera del 4 ottobre, erano rimasti circa 37 milioni dei 40 inizialmente disponibili. Ma non è escluso che il ritmo delle prenotazioni sia destinato ad aumentare, se non altro perché il bonus spetta per acquisti effettuati dal 25 luglio (data di entrata in vigore dell’articolo 73-quinquies del Dl 73/2021, che lo ha istituito) ma solo da una settimana le faq ne hanno chiarito le modalità attuative.
Quella più significativa riguarda il tetto di 25mila euro imposta dalla legge al valore della vettura acquistabile. Il Mise ha precisato che in questo limite devono ricadere sia la quotazione media del modello sia il prezzo effettivamente pagato dall’acquirente (che può essere solo una persona fisica) sulla singola vettura.
La quotazione deve risultare da un «documento rilasciato da un quotatore terzo operante sul mercato (a titolo esemplificativo Eurotax e Infocar) dal quale risulti che la quotazione di vendita non sia superiore a 25.000 euro (comprensiva di optional e Iva, ad esclusione dei costi di trasferimento, ovvero Ipt, emolumenti Aci, diritti, bolli)». Di fatto, è il venditore procurarsi il documento, se non altro perché normalmente i commercianti sono abbonati ai servizi di quotazione.
Quanto al prezzo, il Mise si riferisca a quello «finale di vendita fatturato al cliente, dal quale andrà decurtato l’incentivo», precisando che esso «potrà discostarsi dalla quotazione media ma non dovrà essere superiore a 25.000 euro» e comprende anche gli eventuali danni riscontrabili sulla vettura.
Non c’è alcun vincolo sulla dinamica dei prezzi, quindi sono possibili rincari sensibili, favoriti dal fatto che attualmente sul mercato c’è scarsità di prodotto, sia nuovo sia usato. In particolare per le auto elettriche e ibride plug-in (emissioni di CO2 comprese tra zero e 60 g/km), cui va il bonus più alto (2.000 euro).
Meno difficile trovare vetture con emissioni tra 61 e 90 g/km (1.000 euro) e tra 91 e 160 g/km (750 euro), anche perché sono incentivabili non solo le Euro 6 attuali (D), ma tutte le Euro 6, comprese quelle pre-dieselgate (A, B e C), più diffuse (sono state in commercio all’incirca dal 2014 al 2018). Ma ci sono Comuni che consentono di utilizzare queste ultime - se alimentate a gasolio - ancora per pochi anni (a Milano fino al 1° ottobre 2025, in altre città sono possibili giri di vite in futuro), se le si acquista adesso. In sostanza, l’acquirente può essere fuorviato dal fatto che si parli di «ecobonus» e scoprire che dove intende circolare il livello di inquinamento fa optare per restrizioni più penalizzanti.
Il Mise ha chiarito che, ai fini degli incentivi, non solo non contano le differenze tra le varie categorie di Euro 6, ma è ininfluente anche il passaggio dal vecchio metodo di misurazione delle emissioni di CO2 (quello di laboratorio, ammesso sino a fine 2020) e quello attuale (test su strada, sensibilmente meno laschi dei precedenti). Il risultato è che in certo casi una vettura è incentivabile se immatricolata soltanto sino alla fine del 2020, perché col nuovo ciclo di omologazione sfora il limite massimo di 160 g/km, oltre il quale non è previsto alcun bonus. Oppure ha diritto lo stesso all’incentivo, ma d’importo minore perché il metodo di misurazione in vigore da quest’anno porta a sforare i 60 o i 90 g/km, sotto i quali il bonus è più sostanzioso.
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