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Ritiro e trattamento dei rifiuti organici a rischio caos in Puglia, a causa delle tariffe imposte per legge che non coprono i costi produttivi. Il nuovo metodo tariffario rifiuti (MTR) previsto per il periodo 2022-2025 dall’ Arera (autorità di regolazione per energia reti e ambienti), prevede infatti che le Regioni prive di un gestore integrato, come la Puglia, devono individuare quali impianti di trattamento dei rifiuti debbano essere considerati come impianti di chiusura del ciclo “minimi”, e dunque con un regime amministrato a tariffa regolata dallo Stato. Da qui l’applicazione, in Puglia, per tutti gli impianti, di una nuova tariffa statale ancorata ai costi del 2020 dunque non in linea – denuncia il consorzio italiano compostatori (Cic), l’associazione nazionale per la produzione di compost e biogas - con quelli reali legati agli effetti della pandemia e della crisi energetica provocata dalla guerra. I costi di gestione non sono quindi coperti dalle tariffe, e la causa è ancora nella storica carenza di impianti, in primis di termovalorizzatori come i due, pubblici, finanziati, aggiudicati e previsti nel Piano rifiuti 2005 gestione Raffaele Fitto -cancellati dal governo Vendola - che avrebbero prodotto energia e riscaldamento alle imprese e ai privati e che avrebbero calmierato il prezzo delle bollette. Non essendoci impianti di chiusura del ciclo, dal 2019 i rifiuti pugliesi viaggiano, al ritmo di 3mila tonnellate ogni settimana, fuori regione con la spesa di trattamento relativa. E con ricadute sulla Tari, in media più costosa del 30% per una famiglia di pugliesi rispetto alla media nazionale, con punte di 422 euro ad Andria, nella Bat, 396 a Brindisi, 385 a Trani e Bari, dove l’incremento è stato del 10,7% rispetto al 2020. Bassa pure la raccolta differenziata con il conferimento in discarica ancora alto, al 47,5%, contro una media nazionale del 30 e per questo - come denuncia da tempo Carlo Salvemini, sindaco di Lecce - «è fondamentale lo sviluppo dell’impiantistica legata al settore». Sviluppo ancora tutto sulla carta: nel nuovo piano regionale approvato a metà dicembre scorso dalla maggioranza Emiliano, si “prevede” la realizzazione - ma quando? - di impianti di trattamento della frazione organica e secca e vi è poi ancora il ricorso alle discariche. Ne è prevista l’attivazione di altre due a Conversano, nel barese, e a Corigliano d’Otranto, nel Salento, che dovranno essere chiuse entro il 2025 e dovranno essere monitorate costantemente.
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