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Rallenta il mercato dell’arte: ad Art Basel Miami Beach scambi con tempi lunghi

La fiera si è conclusa, vendite solide nella fascia medio-bassa. Dal 2002 a oggi il panorama artistico locale si è trasformato e ora gode dell'arrivo degli imprenditori tech dalla California

di Silvia Anna Barrilà

L'ingresso del Convention Center durante Art Basel Miami Beach 2022, Courtesy of Art Basel

3' di lettura

Si è appena conclusa con 76.000 visitatori e collezionisti da 88 nazioni la XX edizione di Art Basel Miami Beach. Per le 282 gallerie da 38 paesi, il mercato è stato più lento rispetto al passato. “Ci sono state vendite in tutte le fasce di prezzo” ha commentato Noah Horowitz, da poco nominato ceo della fiera. “Sia le gallerie giovani che le blue-chip hanno registrato transazioni, ma le vendite richiedono più tempo e sono più distribuite lungo tutto l'arco della fiera piuttosto che il primo giorno. Di fronte all'inflazione in aumento, all'instabilità politica, alla guerra, le gallerie devono lavorare più duro”.

Le vendite

Nonostante ciò, alcune gallerie hanno registrato il sold out delle opere in stand, come Balice Hertling di Parigi. È andata molto bene anche la presentazione della galleria londinese Edel Assanti, che mostrava l'israeliano Oren Pinhassi, classe 1985, con una nuova serie di sculture sull'esperienza del lutto (25-50.000 $). Nella fascia alta, Hauser & Wirth ha venduto il dipinto su tela “Studio in Small Town” del 1979 di Philip Guston a circa 7 milioni di $, ma la maggior parte delle vendite in fiera si sono mantenute nell'ordine delle decine o delle centinaia di migliaia di dollari.

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Un dipinto di Patrizio di Massimo allo stand di Rodolphe Janssen ad Art Basel Miami Beach 2022, Courtesy of Art Basel

Gli artisti da scoprire

“C'erano blue chip come Warhol da Acquavella e Calder da Nahmad – ha riferito Horowitz –, ma la fiera si è dimostrata anche un luogo di scoperta. Personalmente sono stato colpito dalla presenza di molti artisti giapponesi negli stand di gallerie europee, come Shota Nakamura da Peres Projects, classe 1987, con i suoi dipinti che ricordano Peter Doig (25-50.000 $, ndr), oppure Yu Nishimura, classe 1982, da Crèvecœur. Tra gli artisti storici sottovalutati, uno di cui sentiremo parlare è l'afroamericano Thornton Dial, mostrato sia da David Lewis Gallery di New York (400-500.000 $, ndr), che da Blum & Poe di Los Angeles”.

Il mercato americano

Benché il pubblico sia internazionale, gli americani rappresentano sicuramente la maggioranza in fiera e un mercato ancora molto forte. “In questi 20 anni il mercato per l'arte contemporanea è cresciuto enormemente – prosegue Horowitz – sia in termini di numero di gallerie, che di livello di prezzo. Anche la provenienza delle gallerie è molto più varia. Non solo gli artisti sono di colore, ma anche i galleristi, come Nicola Vassell a New York o Karen Jenkins-Johnson a San Francisco”.
E per i prossimi 20 anni quali sono le previsioni? “Il futuro di Art Basel a Miami è estremamente positivo – è sicuro ed entusiasta Horowitz. – La città è matura, ci sono musei importanti, e poi durante il Covid moltissimi giovani imprenditori si sono stabiliti qui, attratti dallo stile di vita, per cui hanno rigenerato la città. Sono tanti imprenditori del settore tecnologico, che rappresentano per noi un nuovo pubblico giovane”.

Un dipinto di Thornton Dial allo stand di David Lewis Gallery ad Art Basel Miami Beach 2022, Courtesy of Art Basel

L'impatto economico

Le infrastrutture artistiche di Miami sono certamente cresciute in questi due decenni. La città si è arricchita di musei pubblici, come l'ICA Miami e il Pérez Art Museum, e di collezioni private che hanno aperto al pubblico, come quella dei Rubell , de la Cruz e di Margulies . Sono nate anche gallerie di qualità, come David Castillo Gallery, Anthony Spinello, Central Fine e Jupiter. Inoltre, è stato ristrutturato il Convention Center, che l'anno prossimo si arricchirà anche di un hotel, e le strutture ricettive della città come bar, ristoranti, alberghi sono migliorate. Diversi studi hanno calcolato che l'impatto economico su Miami sia intorno ai 400-500 milioni di dollari. Dal 2005 anche la Knight Foundation, un’organizzazione nazionale con sede a Miami fondata nel 1950 per sostenere il giornalismo e la comunità, ha iniziato a sostenere progetto artistici, investendo dal 2005 a oggi 165 milioni di $. Ora, l'esodo della Silicon Valley verso la Florida può andare a contribuire a quella crescita del sistema e del mercato dell'arte avviato a inizio millennio.

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