Reddito di cittadinanza, obbligo di formazione per i beneficiari ma i corsi ancora non ci sono
Gli occupabili devono frequentare per 6 mesi un corso di riqualificazione, ma manca il piano formativo del governo e il sussidio dura 7 mesi
di Giorgio Pogliotti
I punti chiave
3' di lettura
In previsione del superamento del Reddito di cittadinanza che scatterà dal 2024, la manovra 2023 ha introdotto per i percettori “occupabili” una riduzione della durata massima del sussidio dai precedenti 18 mesi (prorogabili) a 7 mesi, con l’obbligo di frequentare, per un periodo di sei mesi, un corso di formazione o di riqualificazione professionale. In caso di mancata frequenza è prevista la perdita del diritto alla prestazione per il nucleo familiare. Ma questo obbligo è rimasto finora solo sulla carta perché ancora non è stato varato il piano con le linee guida sui corsi di formazione dal ministero del Lavoro.
Ancora niente elenchi dei furbetti dalle regioni
In questo quadro resta al momento ancora solo sulla carta anche l’obbligo delle regioni di trasmettere all'Anpal gli elenchi dei soggetti che non rispettano l'obbligo di frequenza. L’obbligo, ricordiamo, riguarda i percettori del reddito di cittadinanza tra i diciotto e i sessantacinque anni, non già occupati o pensionati, né frequentanti un regolare corso di studi, né con disabilità o gravati da carichi di cura. Sono esclusi i nuclei familiari al cui interno vi siano persone disabili, minori, persone con almeno 60 anni.
La platea interessata è di 404mila nuclei
La platea degli “occupabili” è stata quantificata dal ministro del Lavoro, Marina Calderone: «al primo gennaio 2023 i nuclei occupabili con diritto a sette mesi di Reddito erano 334 mila,diventati 404 mila con gli ingressi mensili». Vale la pena di ricordare che la finestra di sette mesi è “mobile”, in sostanza per chi ha iniziato a percepire l’integrazione al reddito dal 1 gennaio 2023 scade a luglio, se inizia a febbraio scadrà ad agosto e così via, fino alla data del 31 dicembre 2023 quando cesserà di esistere il Reddito di cittadinanza e sarà introdotto un nuovo strumento anti povertà e di inclusione lavorativa, in fase di elaborazione da parte del ministero del Lavoro. Dunque per i soggetti che a luglio termineranno il Rdc - o nelle mensilità immediatamente successive - sarà impossibile rispettare l’obbligo di frequentare per sei mesi un corso di formazione, a meno che nel decreto attuativo non si inserisca un obbligo successivo alla conclusione del sussidio.
Ancora incertezza sui tempi del piano formativo
Quanto all’emanazione del piano di formazione, il ministro ha assicurato: «Ci stiamo lavorando. Bisogna mettere mano ad un tema, quello della formazione, che negli anni scorsi invece non è stato pienamente attuato. Anzi, sono veramente pochi i casi in cui ci sono stati formazione e politiche attive per i percettori del Reddito di cittadinanza e per i disoccupati in generale». Alla domanda su quando inizieranno i corsi per i percettori del Reddito di cittadinanza che sono occupabili, ha risposto «presto», senza indicare però la scadenza temporale.Occorre però ricordare che già la legge istitutiva del Rdc prevedeva per questa platea di percettori del sussidio l’obbligo di attivarsi, frequentando corsi di formazione o di riqualificazione, senza che nessuno si preoccupasse di far rispettare questo obbligo e di sanzionare il mancato rispetto.
Meno della metà degli occupabili ha stipulato il Patto per il lavoro
Secondo l’ultimo monitoraggio dell’Anpal, che risale a 30 giugno 2022 sui 2,3 milioni di percettori (1 milione di nuclei) in 920mila sono considerati in grado di lavorare. Tra questi, dopo una prima scrematura dei centri per l'impiego, in 660mila (72%) dovevano essere presi in carico, ma solo in 280mila (42,5%) hanno stipulato il Patto per il lavoro che è il primo step di attivazione. Neanche la metà, dunque. In 173mila (18,8%) risultano avere un lavoro, ed agli occupati working poor che continuano a percepire il sussidio si aggiungono circa 40mila che hanno perso il diritto, perché hanno superato i limiti reddituali per il Rdc.
Il 73% non ha avuto un contratto dipendente o parasubordinato da 3 anni
La platea occupabile appare poco “appetibile” per le imprese: nel 73% dei casi non ha mai avuto un contratto di lavoro dipendente o in para-subordinazione nei tre anni precedenti. Il 70,8% ha al massimo un titolo di scuola secondaria inferiore e solo il 2,8% un titolo di livello terziario, un quarto ha un diploma di scuola secondaria superiore. Numeri che dovrebbero spingere a intervenire con urgenza per favorire l’occupabilità di questa platea di percettori con interventi formativi specifici, tarati sulle esigenze del territorio.
- Argomenti
- reddito
- Ministero del Lavoro
loading...