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Rinnovabili, dalla burocrazia alle concessioni: tutti gli ostacoli

Gli operatori di eolico, fotovoltaico, biogas e idroelettrico chiedono insieme misure per lo sviluppo dell’energia pulita per centrare i target del 2030

di Sara Deganello

Energie rinnovabili e smart verso il 2030

3' di lettura

Rimuovere gli ostacoli per lo sviluppo delle rinnovabili, con lo snellimento delle procedure di autorizzazione, norme condivise e chiare, maggiore coordinamento, misure di sostegno. È la richiesta che gli operatori di eolico, fotovoltaico, biogas e idroelettrico hanno presentato insieme al Summit delle fonti rinnovabili nel primo giorno della la fiera K.ey: The Energy Transition Expo a Rimini. Le proposte delle associazioni presenti – Anev, Anie Rinnovabili, Assoidroelettrica, Cib, Coordinamento Free, Federidroelettrica e Italia Solare – hanno sottolineato la necessità di un’accelerazione sulle rinnovabili in vista del 2030, con l’installazione di 85 nuovi GW di potenza rinnovabile e di 80 GWh di nuova capacità di accumulo di grande taglia. Un obiettivo che consentirebbe di realizzare oltre 360 miliardi di euro di benefici economici, in termini di valore aggiunto per filiera e indotto, e 540mila nuovi posti di lavoro nel settore ettrico e nella sua filiera industriale, nelle stime degli operatori.

70% rinnovabile nel 2030

«È già un grande risultato – ha detto in apertura dei lavori Gianni Silvestrini, presidente del comitato tecnico scientifico di K.ey – avere messo assieme tutte queste associazioni nello sforzo comune di arrivare a produrre il 70% di elettricità verde al 2030. Ora è necessario fare il salto di qualità: da una parte le aziende che sono già pronte da tempo in questo compito, dall'altra le istituzioni alle quali chiediamo un impegno ulteriore».

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Il nodo delle autorizzazioni

Nel mirino degli operatori continua a esserci il tema della burocrazia e dei permessi, sollevato dai presidenti di Anev (Associazione nazionale energia del vento), Simone Togni e di Elettricità Futura, Agostino Re Rebaudengo, secondo i quali serve rimuovere gli ostacoli ancora oggi presenti sia legati al ruolo delle sovraintendenze locali nell’iter di autorizzazione e sia per quanto riguarda la normativa sui luoghi dove è consentito installare gli impianti.

All'incontro sono intervenuti tra gli altri, Alberto Pinori (Anie Rinnovabili) che ha parlato della necessità di fare sistema per fare incontrare domande e offerta, Piero Gattoni (Consorzio Italiano Biogas) che ha sottolineato quanto sia importante portare avanti strategie di sviluppo, ma altrettanto necessario conservare e non disperdere ciò che si è raggiunto, soprattutto in un settore che ha l’obiettivo di produrre 2,3 miliardi biometano entro il 2026.

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Il revamping delle dighe

Il mondo dell'idroelettrico era rappresentato da Paolo Picco (Federidroelettrica), che ha ricordato come oltre il 40% della produzione delle rinnovabili arrivi dall'acqua e come la filiera industriale sia interamente italiana. Ha quindi aggiunto che i problemi sono legati oggi al revamping e al repowering degli impianti, visto che in media le centrali più grandi hanno 70 anni. D'accordo anche Stefano Luciani di Assoidroelettrica, che riunisce i piccoli produttori idroelettrici, il quale ha fatto sapere che, vista la mancata proroga delle concessioni, non ci sono progetti bancabili: lasciare il settore in uno stato di incertezza normativa, blocca tutti gli investimenti. Luciani ha anche toccato il nodo dei canoni, che gli operatori italiani pagano in base alla potenza, ma che diventano un problema con la riduzione della produzione e il conseguente abbassamento dei ricavi.

65% dal solare nel 2050

Infine il mondo del fotovoltaico, con Paolo Rocco Viscontini (Italia Solare), ha ricordato che al 2050 dovremmo produrre il 65% dal fotovoltaico in Italia pari a 210 GW, «oggi siamo a 25 GW, c'è ancora molta strada da fare».

Presente all’incontro anche il viceministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica Vannia Gava: «Non sarete lasciati soli, vogliamo aiutare chi vuole investire e noi vogliamo accompagnarvi lungo la strada della transizione ecologica», ha risposto alle richieste degli operatori, ricordando come nel prossimo Pniec sarà importante adottare un mix che promuova l’indipendenza energetica dell’Italia e la valorizzazione delle sue risorse.

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