Ruangrupa, Cecilia Alemani e le artiste sono i più potenti dell’arte
Le liste dei Top 100 di ArtReview e Monopol mettono ai primi posti i curatori di Documenta e Biennale e l'arte impegnata delle donne
di Silvia Anna Barrilà
I punti chiave
3' di lettura
Nonostante le aspre polemiche che hanno accompagnato questa edizione di Documenta a Kassel, il collettivo indonesiano ruangrupa si è piazzato al primo posto della lista dei Top 100 della rivista inglese ArtReview, rivelata il 1° dicembre, e al secondo posto della tedesca Monopol, pubblicata pochi giorni fa. Sebbene, infatti, le scelte degli artisti-curatori asiatici siano state ampiamente criticate e accusate, addirittura, di antisemitismo, nessun altro è riuscito quanto loro a catalizzare l'attenzione e le discussioni, secondo la motivazione del magazine tedesco. Una decisione che certamente farà ancora discutere. Insieme a loro c'è la curatrice dell'altra grande manifestazione artistica di quest'anno, Cecilia Alemani, al secondo posto nella lista di ArtReview e al quarto in quella di Monopol, che con la sua Biennale di Venezia ha finalmente riacceso i riflettori sull'arte delle donne. Ma in entrambi i casi si ha la sensazione che, senza nulla togliere al loro lavoro, siano soprattutto le istituzioni che rappresentano ad essere “premiate” per il loro potere e la loro capacità, ancora dopo decenni e schemi talvolta invecchiati, di costituire dei luoghi di consacrazione dell'arte del presente.
Le artiste
Ma in cima alle liste dei più potenti del sistema dell’arte troviamo fortunatamente anche gli artisti, o meglio, le artiste, che negli ultimi anni hanno scalzato direttori di musei e galleristi, soprattutto, grazie al loro attivismo politico, sociale, ambientale. È il caso di Nan Goldin, al primo posto della lista di Monopol e all'ottavo di quella di ArtReview, la cui battaglia contro i farmaci oppioidi quest'anno è stata incoronata anche alla Biennale del Cinema di Venezia con l'attribuzione del Leone d'Oro al documentario “Nan Goldin: All the Beauty and the Bloodshed” della regista Laura Poitras. Grazie alla sua battaglia, tanti musei hanno infine rinunciato ai fondi della famiglia Sackler, che si è arricchita grazie al farmaco Oxycontin. Il Moderna Museet di Stoccolma ha, inoltre, inaugurato una retrospettiva che dall'anno prossimo viaggerà ad Amsterdam e Berlino fino ad arrivare a Milano all'Hangar Bicocca nel 2025. ArtReview, invece, ha messo tra i primi Hito Steyerl, che per protesta ha ritirato le sue opere da Documenta. Neanche si fossero messi d'accordo, sia ArtReview che Monopol hanno messo al settimo posto l'artista Simone Leigh, rappresentante degli Stati Uniti alla Biennale e vincitrice del Leone d'Oro per la sua partecipazione nella mostra “Il latte dei sogni”. Ma gli esempi, sia in una lista che nell'altra, sono tanti: da Joan Jonas a Cao Fei ad Anne Imhof e all'ucraina Schanna Kadyrowa.
Tra gli uomini, sale in entrambe le classifiche Wolfgang Tillmans con la sua mostra al MoMA, ma cresce anche Francis Alÿs con il suo toccante Padiglione belga.
I movimenti
Già da qualche anno si è affermata la tendenza ad includere non solo personalità e individui, ma anche movimenti, come è stato in passato per il Black Lives Matter o il #metoo. Quest'anno ArtReview ha incluso nella lista al terzo posto i sindacati (Unions) e le loro lotte per i lavoratori dell'arte, ma c'è anche il San Isidro Movement / 27N, un gruppo di giornalisti cubani che lotta contro la censura del governo nei confronti dell'espressione artistica. Nella lista di Monopol si trovano gli attivisti del clima che si incollano ai capolavori dell'arte (19° posto), per la loro capacità di attirare l'attenzione mediatica sul problema urgente del cambiamento climatico.
Sono, invece, spariti – così come erano comparsi – gli Nft, l'anno scorso in cima alla lista di ArtReview, così come è sparito Zuckenberg e il metaverso.
Le italiane
Tra i nostri connazionali conservano le loro postazioni le curatrici Lucia Pietroiusti e, appunto, Cecilia Alemani, le collezioniste Miuccia Prada e Patrizia Sandretto Re Rebaudengo e anche Massimiliano Gioni (95°), mentre non ci sono più Fiaschi, Rigillo e Cristiani di Continua. Nella lista di Monopol, oltre all'Alemani, ci sono alcuni italiani ben inseriti nella scena artistica tedesca come Monica Bonvicini e Andrea Lissoni, direttore della Haus der Kunst di Monaco, Carolyn Christov-Bakargiev e anche qui sua figlia Lucia Pietroiusti e Miuccia Prada.
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