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Russia, Cina e Stati Uniti in testa per disinformazione sui social media

Il rapporto di Meta mette in risalto le attività ingannevoli di operatori occulti, sulla base degli account rimossi, per orientare l’opinione pubblica

di Antonio Teti

Reuters

3' di lettura

Meta ha pubblicato a dicembre il consueto rapporto Adversarial Threat Report, relativo al terzo trimestre 2022, incentrato sulla rilevazione delle minacce cibernetiche presenti su diverse piattaforme social come Facebook, Twitter, Instagram, Telegram. Negli ultimi cinque anni, l'azienda statunitense ha condotto un'intensa attività per rilevare le attività che definisce come coordinated inauthentic behaviour (Cib), relative a comportamenti coordinati da utenti virtuali, non riferibili a persone reali, e finalizzati essenzialmente alla conduzione di attività di propaganda e disinformazione.

L'obiettivo, oltre alla identificazione delle stesse, consiste nella rimozione di tali utenze dalle piattaforme gestite dalla stessa Meta.

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In quest'ultimo rapporto, tuttavia, l'attenzione è stata focalizzata su tre specifici paesi che sono risultati essere quelli maggiormente attivi sulla produzione di contenuti ingannevoli: Stati Uniti, Cina e Russia.

Negli Stati Uniti sono stati rimossi 39 account Facebook riferibili a due gruppi, e 26 account su Instagram. Le utenze, tutte generate nel paese statunitense, avevano concentrato le loro attività di diffusione di fake news soprattutto in Afghanistan, Algeria, Iran, Iraq, Kazakistan, Kirghizistan, Russia, Somalia, Siria, Tagikistan, Uzbekistan e Yemen. Per le operazioni di propaganda e disinformazione sono state utilizzate principalmente le piattaforme di Twitter, YouTube, Telegram, VKontakte e Odnoklassniki, con un particolare orientamento verso il pubblico dell’Asia centrale di lingua russa.

I contenuti erano concentrati sull’elogio degli aiuti americani all’Asia centrale e sulla critica alla Russia e alla sua politica estera. Due profili erano concentrati sulla Cina e sul trattamento delle minoranze musulmane cinesi, in particolare gli uiguri nella provincia dello Xinjiang.

I contenuti erano scritti quasi esclusivamente in russo, ad eccezione di un piccolo numero di tweet scritti in lingue dell’Asia centrale, come il kazako e il kirghiso. I post erano concentrati principalmente sul sostegno degli Stati Uniti ai paesi dell’Asia centrale e ai loro popoli, presentando Washington come un partner economico affidabile che avrebbe frenato la dipendenza dalla Russia. Altri post sostenevano che gli Stati Uniti erano il principale garante della sovranità dell’Asia centrale contro la Russia, citando spesso la guerra in Ucraina come prova delle ambizioni “imperialistiche” del Cremlino.

Ciò che ha destato particolare scalpore dall'analisi condotta da Meta, cui hanno collaborato anche i ricercatori indipendenti dello Stanford Internet Observatory, i quali hanno pubblicato uno specifico documento al riguardo, risiede nella scoperta che dietro i falsi profili utilizzati nei diversi social si celavano persone collegate all’esercito statunitense.

Per quanto concerne la Cina, l'analisi condotta ha consentito la rimozione di ben 81 account Facebook riconducibili a un intero gruppo e due account su Instagram. In questo caso, le utenze erano state generate in Cina con attività di propaganda essenzialmente mirate agli Stati Uniti e la Repubblica Ceca e, in misura minore, rivolte al pubblico di lingua cinese e francese a livello mondiale, utilizzando principalmente Facebook, Instagram e Twitter.

I post erano fortemente antigovernativi, con forti critiche al sostegno dei rispettivi governi all'Ucraina nella guerra in corso con la Russia, ed in particolare all'impatto negativo che tale sostegno avrebbe provocato sulle rispettive economie. Corpose anche le critiche mosse contro gli Stati Uniti sulla condanna di quest'ultima alla politica estera condotta da Pechino sulle Filippine ed in generale nel Sud-Est asiatico.

Sul versante russo, sono invece stati rimossi oltre 1.600 account solo su Facebook, appartenenti a uno specifico gruppo, e 29 account su Instagram. Secondo i ricercatori dell'osservatorio di Stanford, la rete degli account Facebook era stata creata in Francia, ma Meta è di parere contrario, sostenendo che il luogo di creazione degli stessi è la Russia.

Le attività di propaganda erano rivolte principalmente alla Germania, ma anche a Francia, Italia, Ucraina e Regno Unito, ed erano incentrate su di un’ampia rete di siti web relativi a notiziari europei. In questi portali gli account fake avrebbero pubblicato articoli che criticavano l’Ucraina, elogiavano la Russia e sostenevano che le sanzioni occidentali contro la Russia si sarebbero ritorte contro i paesi europei.

Gli articoli consistevano in meme e video di YouTube su Facebook, Instagram, Telegram, Twitter, e i siti web di petizioni Change.org e Avaaz e LiveJournal.

In un contesto informativo mondiale in cui i social media rappresentano lo strumento di reperimento di notizie maggiormente utilizzato a livello mondiale, non c'è da stupirsi se grazie a loro vengono condotte operazioni di disinformazione e influenza delle opinioni, sotto la regia di molteplici attori spesso oscuri. La soluzione al problema dell'assimilazione di contenuti ingannevoli può essere ricercata unicamente nella capacità dell'individuo di saper pilotare la lettura degli occhi tramite la propria mente.

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