Saperi fabrili e visioni concettuali in dialogo nelle mostre di Manibus
Prima edizione del Festival internazionale di arte e impresa tra Monopoli e Fasano, sostenuto dalla Regione Puglia con residenze d’artista, masterclass, lectiones magistrales e performance
di Lia De Venere
I punti chiave
3' di lettura
La prima edizione di Manibus, festival internazionale di arte e impresa, ideato e organizzato da Nicola Miulli Creations e sostenuto dalla Regione Puglia con Pugliapromozione e con il Comune di Fasano e il Comune di Monopoli, si è appena conclusa. Tra la fine di settembre e il 22 ottobre residenze d'artista, masterclass, lectiones magistrales, performance hanno dato conto dell'utilità di proficue relazioni tra arte contemporanea e saperi artigianali. Ma fino all'11 dicembre sarà possibile visitare la mostra che Martina Cavallarin, con la fattiva collaborazione di Antonio Caruso, ha curato a Monopoli nei due capannoni dell'ex Deposito Carburanti, area militare concessa al Comune ai sensi della legge sul federalismo demaniale. Un luogo, abbandonato da anni e da qualche tempo sede di eventi culturali, che, dopo un percorso partecipato dalla comunità locale e il concorso internazionale di idee bandito dal Comune, sarà ristrutturato e reso disponibile ad usi anche temporanei da parte dei cittadini.
La riqualificazione del territorio
Nel primo capannone hanno trovato posto le mostre personali di Maria Elisabetta Novello (Vicenza, 1974) e di Michele Spanghero (Gorizia, 1979), che hanno riletto con intelligenza la storia del luogo, ispirati dalle scritte rimaste sui muri, avvertimenti rivolti a chi un tempo lavorava all'interno e necessari per evitare il rischio di incendi, vista la natura dei materiali lì conservati. “Si può provocare un incendio” è il titolo dell'installazione di Novello, costituita da 5.000 candele collocate sul pavimento a creare una scritta che riprende un verso di Emily Dickinson “Non puoi spegnere un incendio”. Accese durante l'inaugurazione, si sono liquefatte in poche ore, ma alle parole della poetessa americana si sovrappone perfettamente la volontà di Novello di sottolineare l'impossibilità di frenare l'urgenza espressiva dell'arte e la forza indomabile della natura, testimoniata dalla presenza di un grande tronco di ulivo apparentemente morto, su cui tuttavia riaffiora la vita. L'opera per Novello – abituata a lavorare con la cenere, residuo dell'azione distruttrice del fuoco – si configura ancora una volta come reliquia di un iter processuale che si fa memoria collettiva e insieme privata, testimonianza sociale con finalità relazionali.
Di tutt'altro tenore l'imponente installazione di Michele Spanghero “Si possono produrre scintille”, anch'essa in evidente sintonia con la storia recente del luogo e in cui spazio e suono si pongono in dialogica affascinante relazione. Un dodecaedro di alluminio e acciaio dotato di 12 altoparlanti, collocato al centro dell'ambiente, è circondato da grandi tubi di ferro poggiati su cavalletti. Musicista, compositore e autore di Sound Art, oltre che artista visivo, Spanghero ha allestito un lavoro di forte impatto spettacolare, mettendo a punto un complesso dispositivo site-specific, in grado di sollecitare continuamente l'attenzione percettiva dell'osservatore attraverso la diffusione di un rumore continuo che, partendo dal centro dell'ambiente, viene riverberato con lievi variazioni dai tubi metallici.
Le residenze in mostra
Nell'altro capannone sono esposti, invece, i lavori prodotti durante le residenze presso strutture ricettive di prestigio del territorio tra Monopoli e Fasano da quattro artisti con artigiani e imprenditori pugliesi. Allo spettacolare mandala di Gianni Moretti (Perugia, 1978), costruito con un enorme numero di “cardi” di alluminio con teste dorate in lega d'acciaio, riproponendo un progetto partecipativo e in divenire realizzato nel 2018 a Sant'Anna di Stazzema in ricordo dell'eccidio perpetrato dai nazi-fascisti nell'agosto del 1944, si aggiungono i piccoli lavori realizzati con la ceramista Valentina De Carolis. Al bozzolo sospeso fatto di carta riciclata e fibre diverse di Elena Redaelli (Erba (Como), 1981) si affiancano i totem costruiti con diversi tipi di carta insieme a Mariantonietta Clotilde Palasciano, cartaia; lo scalpellino Giovanni Montanaro (Belfiore Marmi) ha messo la sua pluridecennale esperienza a disposizione di Karen Macher Nesta (Lima, Perù, 1979) nella realizzazione di alcune sculture astratte in pietra locale. È un omaggio all'ulivo, emblema della Puglia e fin dall'antichità simbolo universale di pace, la spettacolare installazione di Jordi NN (Valencia, Spagna, 1985), “Quod hodie plantabis, cras messueris” (Ciò che pianti oggi, raccoglierai domani), una grande mano di legno (m 6 x m 3 x m 2) realizzata in collaborazione con l'imprenditore Luciano Frezza, che la sera del 22 ottobre è stata bruciata nella piazza antistante il municipio fasanese , mentre un'orchestra di musicisti di Monopoli e Fasano eseguiva una composizione inedita del direttore Silvestro Sabatelli.
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