Scontro su trasporti e rifiuti, ma nessuno si espone sulla discarica
I temi caldi dei dibattiti tra i candidati sindaco di Roma in vista del voto del 3-4 ottobre
di Andea Marini
I punti chiave
3' di lettura
Trasporti e rifiuti. Sono questi i temi caldi dei dibattiti tra i candidati sindaco di Roma in vista del voto del 3-4 ottobre. Nodi già al centro della campagna elettorale di cinque anni fa. Ed è proprio questo che rimproverano gli avversari alla (ricandidata) sindaca uscente Virginia Raggi (M5S): per Enrico Michetti (centrodestra), Roberto Gualtieri (centrosinistra) e Carlo Calenda (Azione, Italia Viva), Roma negli ultimi 5 anni è rimasta ferma. Con annessa sottolineatura dei cinque amministratori di Ama (l’azienda di igiene urbana al 100% del Comune) e i tre assessori ai Rifiuti cambiati in cinque anni. Raggi ribatte dicendo che, stante l’eredità disastrosa, la sua priorità è stata quella di salvare dal fallimento Ama e Atac (l’azienda dei trasporti al 100% del Comune) e che la risoluzione dei problemi è stata impostata.
Un banale stop di un impianto manda in crisi il sistema
Eppure tutti i candidati hanno ben presente la principale causa delle crisi dei rifiuti di Roma, quelle che finiscono sui media di tutto il mondo: la mancanza di impianti di Ama per il trattamento dei rifiuti. Secondo un report della Fit-Cisl del Lazio, per i rifiuti indifferenziati, la frazione principale (55% del totale) tra i rifiuti raccolti, Ama può garantire il trattamento del 15%. Del rimanente 85%, il 40% è trattato nei due impianti di Tmb (trattamento meccanico-biologico) del gruppo Co.la.Ri, a Malagrotta, e il restante 45% va ad altri impianti, fuori Roma, sia nella regione (Latina, Frosinone, Viterbo), sia all’esterno (Abruzzo e Toscana). Basta quindi un banale stop per manutenzione di un impianto per mandare in crisi il sistema. In tutto questo la raccolta differenziata è aumentata solo dal 43% del 2016 al 45% del 2020. A fronte, sempre secondo la Fit-Cisl Lazio, di una tariffa rifiuti (3 persone in 120 mq) di 452 euro nel 2020, tra le grandi città seconda solo a Napoli (503 euro).
I programmi elettorali su termovalorizzatore e nuova discarica
Tra i temi caldi c’è quello dei termovalorizzatori e della nuova discarica di servizio. Sul primo tema Raggi e Gualtieri sono contrari a nuovi termovalorizzatori. Anche se Gualtieri ha parlato del potenziamento dell’attuale impianto di San Vittore (Frosinone) di Acea (la multiutility dell’acqua e dell’energia al 51% del Comune di Roma). Di aprire una nuova linea a San Vittore ha parlato anche Michetti, che ha ricordato come bisogna seguire il piano rifiuti della Regione, che non prevede nuovi termovalorizzatori. Calenda, invece, pone il potenziamento di San Vittore come alternativa alla costruzione di un nuovo termovalorizzatore (e nel medio periodo vorrebbe realizzare una bioraffineria). Sulla discarica di servizio, Raggi ha detto che a Roma non la vuole, buttando la palla nel campo della Regione, e ha accusato gli altri tre candidati di essere a favore, ma di non volersi esporre sulla località dove costruirla: per Calenda serve una discarica per inerti (scarti di trattamento dei rifiuti simili a pozzolana) da realizzare “dove i criteri di localizzazione lo consentono”, mentre Gualtieri indica la necessità di “due discariche di servizio temporanee” (ricordando che con il commissariamento la decisione sulla discarica ricadrà sulla Regione).
Campagna elettorale concentrata sulla governance di Atac
Sui trasporti, con la riduzione degli spostamenti in era Covid, il tema sembra meno stringente di quello dei rifiuti. Il report della Commissione Ue, riferito al periodo pre Covid (2019) dava l’80% dei romani insoddisfatti per la puntualità dei mezzi di trasporto. Sarà anche per questo che in campagna elettorale ci si sta concentrando soprattutto sulla governance di Atac. Raggi, dopo il concordato che ha evitato il fallimento, si è vantata di aver salvato l’azienda dalla “svendita” ai privati. Anche per Michetti Atac va risanata per poi mantenerla pubblica. Esclude privatizzazioni anche Gualtieri, che parla della necessità di sinergie con realtà regionali e statali del settore come Astral, Cotral, Ferrovie. Calenda non parla di privatizzazione, ma ad Atac dovrà restare solo l’erogazione del servizio su grandi infrastrutture e nelle zone con maggior rischio industriale. Per le altre aree, il servizio dovrà essere messo a gara.
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