ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùL’intervista

Vicari: «Serve una rete assistenziale di psichiatria infantile»

di Barbara Gobbi

(IMAGOECONOMICA)

2' di lettura

«Tra 2011 e 2021 siamo passati da 155 a 1.824 visite l’anno di Pronto soccorso ad adolescenti che necessitavano il supporto del neuropsichiatra. Un decennio di crescita esponenziale nelle richieste di aiuto, tanto che già prima del Covid eravamo arrivati a 1.059 accessi l’anno in urgenza, ma il coronavirus ha comportato un’esplosione dei disturbi dell’umore, della depressione e dell’ansia che non rientra e un aumento notevole dei casi di autolesionismo e ideazione suicidaria soprattutto tra le ragazze». Stefano Vicari, ordinario alla Cattolica e direttore dell’Unità operativa complessa di Neuropsichiatria infantile dell’Irccs Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, traccia un bilancio di quella che è solo la punta dell’iceberg del malessere.

Il vostro ospedale è la cartina di tornasole sia del disagio sia dei gap nell’assistenza…

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Oggi siamo arrivati a poco più di cento posti letto riservati solo alla psichiatria per l’età evolutiva, ma almeno cinque Regioni - Calabria, Umbria, Abruzzo, Molise e Valle d’Aosta - non hanno letti dedicati. Finito il ricovero spesso le famiglie non sanno a chi rivolgersi: servirebbe una rete assistenziale di neuropsichiatria infantile, oggi inesistente, con équipe nelle Asl sia per la prevenzione sia per la presa in carico precoce e la cura. Il nostro Ssn è tarato sui bisogni degli adulti, non tiene conto che la gran parte dei disturbi mentali inizia nell’età evolutiva. Poi va ripensata la formazione: i pediatri raramente studiano la psichiatria ma se il suicidio è la seconda causa di morte tra i 10 e i 25 anni, nei “bilanci di salute” andrebbero inserite anche queste valutazioni. Stiamo parlando di almeno un 10% dei bambini e di un 20% degli adolescenti con disturbi di salute mentale.

La pandemia ha acuito un fenomeno esistente: le cause?

Negli anni si sono indeboliti i fattori di protezione come la scuola, la famiglia e le relazioni. In un quadro di totale disattenzione per i giovani, la scuola è sempre più competitiva e meno disposta a coltivare le relazioni, i genitori faticano anche per mancanza di tempo a occuparsi dei ragazzi e a dare regole, si diffondono gli abusi di social e sostanze. Basti pensare che il primo contatto con i cannabinoidi, molto legati in adolescenza al rischio di disturbi mentali, avviene in prima media.

Quali rischi connessi ai “social” riscontrate?

Il tema è educare a un uso responsabile. Vediamo bambini che non dormono mai perché “connessi”: dormono in media due ore in meno rispetto alla mia generazione. La perdita di sonno però è tra i fattori di rischio per i disturbi mentali.

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