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Mentre il Marconi di Bologna si gode la qualifica di “aeroporto strategico dell’area Centro-Nord” scritta nel Piano nazionale aeroporti, gli scali di Parma, Forlì e Rimini faticano a trovare la formula per coesistere e quadrare i bilanci in soli 200 chilometri di distanza.
Il Fellini di Rimini, secondo hub dei cieli emiliano-romagnoli salvato otto anni fa dalla Airiminum2014 di Leonardo Corbucci (primo caso in Italia di società a capitale interamente privato a vincere la gara di concessione per uno scalo internazionale) deve fare i conti più di altri con il conflitto russo-ucraino, perché era la Russia la mecca del turismo incoming della Riviera. Il record del milione di passeggeri del 2012 è un ormai un ricordo (215mila passeggeri, il dato 2022), «ma se le istituzioni locali facessero squadra con noi, sfruttando anche le risorse della tassa di soggiorno, il traguardo dei 500mila utenti sarebbe fattibile, abbiamo una catchment area, secondo Enac, di 1,7 milioni di persone (e più di 5 milioni di turisti in estate nei 110 km di costa, ndr)», sottolinea l’ad Corbucci. Che sta programmando nuove rotte anche verso Ovest ma deve scontrarsi con la potenza di fuoco del Marconi a nord, la concorrenza distorta di Ancona a sud (dove Regione Marche e Governo sono entrati con 9 milioni di euro a testa per salvare il Sanzio, si veda articolo in pagina) e la compagnia albanese Albawings che dirotta i voli sulla vicina Forlì. Non è facile la convivenza in Romagna tra il Fellini e il Ridolfi, quest’ultimo scalo salvato nel 2018 dal fallimento, dopo cinque anni di stop, da una cordata di imprenditori locali, riuniti in FA Srl (Forlì Airport, guidata dal gruppo della sanità privata GVM) che hanno iniettato fin qui 18 milioni di euro per il rilancio. «Di fatto, a causa del Covid, siamo operativi solo da un anno, nel 2022 abbiamo fatto volare poco meno di 100mila persone, ma l’obiettivo è superare nel 2023 i 200mila passeggeri. Lo scorso autunno abbiamo riportato Ryanair a Forlì e ora abbiamo lanciato una nostra compagnia aerea virtuale “GoToTravel” che opererà con il vettore Aeritalia e organizzerà bouquet di voli per i tour operator», spiega il direttore Aviation Andrea Gilardi. Non basterà per portare i conti in utile (solo Rimini ha chiuso il 2021 con il segno più, Forlì e Parma hanno superato i 4 milioni di euro di perdite), ma il Ridolfi ha da giocarsi la carta delle attività collaterali legate al ruolo di hub nazionale tecnologico e formativo per l’aeronautica (tra Tecnopolo, Istituto tecnico Francesco Baracca, corso di laurea in Ingegneria aerospaziale, scuola di volo, scuola ENAV per controllori di volo e polo di manutenzione velivoli).
Infine il Verdi di Parma (100mila passeggeri l’anno), passato sotto il controllo dell’Unione parmense degli industriali dopo aver accumulato oltre 50 milioni di euro di perdite in un decennio, è impantanato in discussioni sulla sua mission: restare un piccolo scalo per collegare la città all’Europa (Parma è sede dell’autority Ue per la sicurezza alimentare Efsa) e a mete turistiche di corto raggio o diventare hub cargo, allungando la pista da 2,2 a 2,9 km? «Entro il 2025 la pista sarà completata – assicura il presidente Guido dalla Rosa Prati - sta partendo la Conferenza dei servizi e la Regione ha già stanziato 12 milioni di euro di fondi Cipe per l’opera».
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