Natura, arte e se stessi: le vacanze lontano dal mondo in abbazie e monasteri
Edifici antichi su alte rupi, eremi senza wi-fi, corsi di miniature, biblioteche infinite: guida a rifugi e formule per rigenerarsi dalla quotidianità
di Chiara Beghelli
4' di lettura
Una sola persona per le riprese, nessuna luce artificiale né musiche in sottofondo, nessun commento: è a queste condizioni che vent’anni fa il priore della Grande Chartreuse aprì al regista Philip Gröning le porte dell’antico monastero certosino sulle Alpi di Grenoble per consentirgli di riprendere la vita dei monaci. Il grande silenzio è il titolo del film che ne derivò, uno dei più apprezzati da pubblico e critica nel 2005, anno dell’uscita, nonostante i suoi 162 minuti privi quasi del tutto di voci umane. Nonostante, o forse grazie.
Il silenzio meditato, la ripetizione ricca di senso dei gesti, il ritmo della vita scandito dai tempi della natura: è questo che attrae credenti o meno verso la vita lontano dal mondo. Che si può sperimentare, almeno per qualche giorno, grazie alle varie formule di ospitalità offerti dalle comunità. Certamente non tutti sono disposti a condividere quello stile di vita fino a voler iniziare la propria giornata alle 5.20, ora delle prime lodi mattutine, non toccare le sigarette e cenare in perfetto silenzio. Ma a esplorare per esempio i siti specializzati ospitalitareligiosa.com e monasterystays.com, si scopre una varietà geografica, storica, artistica ed esperienziale degna delle più ricche e mondane agenzie di viaggio. Tuttavia è sempre la ricerca di un quotidiano diverso a portare verso abbazie millenarie, eremi nascosti fra le foreste, chiostri pensosi.
Si potrebbe seguire l’esempio dello stesso San Francesco, che cercava un luogo per il ritiro spirituale al ritorno dal suo viaggio in Egitto: era il 1220 e approdò su una piccola isola nella laguna veneziana, che dal Quattrocento si chiama San Francesco del Deserto. Attorniati dalla pace dell’acqua, vi si può soggiornare, idealmente per un weekend, grazie a una foresteria appositamente attrezzata. Altrettanto remoto è l’Eremo Celestiniano della Madonna dell’Altare, abbarbicato su una rupe del monte Porrara, in Abruzzo, e sorto in uno dei luoghi dove Pietro Angelerio, futuro papa Celestino V, si rifugiò per cercare consolazione dal mondo. L’edificio ha origini trecentesche, si trova a oltre 1.200 metri d’altezza e si raggiunge con un sentiero nel bosco: offre 30 posti letto con uso della cucina, dove si può mangiare insieme, ma in silenzio. Nelle stanze, l’elegante tocco delle coperte abruzzesi, mentre tisane con erbe locali e libri sostituiscono il wi-fi, rigorosamente assente.
Connessione che invece è ammessa nell’altrettanto svettante abbazia benedettina di Marienberg, a Malles: sorge a 1.333 metri in Alta Val Venosta, cifra che le regala il primato della più alta abbazia benedettina d’Europa e si è sviluppata nei secoli come centro culturale anche grazie alla sua magnifica biblioteca, ripensata – come altre parti della struttura – in senso contemporaneo dall’architetto Werner Tscholl, già autore di altri edifici simbolo dell’architettura altoatesina, come uno dei musei Messner e la Cantina di Termeno. Anche le stanze della foresteria sono perfette per chi ama il minimalismo, arredate solo con letto e scrivania (ma di design).
La bibliofilia può condurre fino all’altro capo della Penisola, nel grande complesso abbaziale di San Martino alle Scale immerso nei freschi boschi di Monreale, fondato da San Gregorio Magno nel VI secolo: qui la biblioteca custodisce 35mila volumi, fra i quali preziosi codici miniati realizzati nell’antico scriptorium, ed è accessibile anche a chi chiede ospitalità, preferibilmente (come sottolineano gli stessi monaci), per una settimana al massimo.
Non ha limiti temporali, invece, chi desidera fare esperienza della comunità benedettina di Camaldoli, nel Parco delle Foreste Casentinesi, che anzi offre anche intere case coloniche immerse nella natura, che possono ospitare fino a 40 persone. Chi preferisce l’intimità riflessiva che evoca le celle dei monaci ha a disposizione la foresteria, con un fitto programma di incontri sulla spiritualità interreligiosa che offre persino sessioni di yoga condotte da un monaco che ne è anche maestro.
Magnifica la farmacia-erboristeria, che evoca un’altra delle occupazioni preferite dei monaci, elemento che si ritrova anche in molte altre strutture, dalla cinquecentesca abbazia di Farfa, nel Lazio, alla medievale Sant’Antimo, nella Val d’Orcia toscana. In entrambe si può soggiornare e provare esperienze ispirate a un’ideale “officina dell’arte spirituale”, dove l’attività delle mani incontra in armonia quella della mente: corsi di musica, di canto gregoriano, di miniatura, la guida alla scoperta delle virtù botaniche negli horti conclusi, come quelle dell’erba carlina, che i monaci di Sant’Antimo usarono per curare i soldati dell’esercito di Carlo Magno, colpiti da una pestilenza proprio durante una sosta presso l’abbazia.
Intanto, nel weekend dell’8 e 9 ottobre in Emilia Romagna si terrà “Monasteri aperti”, un’iniziativa che offre visite guidate esclusive nei monasteri, passeggiate fra le pievi, escursioni lungo i cammini, degustazioni di antiche ricette, approfondimenti con esperti e docenti di storia dell’arte, incontri con frati, monaci e suore di clausura, concerti di organi antichi e musica sacra. Per esempio, nell'Abbazia dei Padri Benedettini, Monastero di San Pietro a Modena i monaci organizzano incontri per accompagnare i visitatori alla scoperta dell’archivio, dell’orto del monastero e della Spezieria. A Parma, negli spazi del Monastero di San Giovanni Evangelista, sarà possibile visitare il monastero in compagnia di studiosi e storici dell’arte che ne hanno seguito i restauri, accompagnati dalle note di un concerto d'organo, mentre musiche del XII e XIII secolo saranno eseguite nell’abbazia di San Basilide a Lesignano dei Bardi (Parma), realtà legata alla figura di Matilde di Canossa.
Infine, due proposte per chi vuole mantenere un piede nella mondanità: la suggestiva Villa Crawford di Sorrento, struttura ottocentesca appartenuta allo scrittore americano Francis Marion Crawford e di proprietà dell’ordine delle Figlie di Maria Ausiliatrice (non si può girare in costume da bagno, ma l’affaccio sul mare è indimenticabile e la cucina sofisticata), e le suite arredate con mobili del Settecento del grandioso Santuario di Oropa di Biella, dove lo spirito si eleva anche davanti al ciborio dell’altare maggiore, firmato da Gio Ponti.
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