Food Summit del Sole 24 Ore: il Made in Italy è resiliente. Economia circolare e blockchain per la ripresa
Tante le proposte avanzate al tavolo virtuale del forum del Sole 24 Ore a cui hanno partecipato il ministro Bellanova e numerosi operatori ed esperti della filiera agroalimentare
di L.Ben.
6' di lettura
Se flessibilità e resilienza, hanno aiutato il settore agroalimentare a reggere l’urto della pandemia, innovazione e sostenibilità la tragheteranno nel post covid. La capacità del settore a soddisfare puntualmente la domanda interna e l’export è stata riconosciuta anche da una serie di aiuti che sono arrivati dal governo.
«La filiera della vita, -come l’ha definita la ministra Teresa Bellanova al summit Food & Made in Italy Summit organizzato dal Sole 24 Ore- è ed è stata strategica durante i mesi più difficili. Il governo per questo ha stanziato all'interno del decreto Rilancio 1.150 milioni a favore del settore più i 460 milioni destinati all'esonero contributivo per 6 mesi dei lavoratori del florovivaismo, zootecnia, apicoltura e birre artigianali". Ora però, aggiunge la ministra, uno sforzo deve essere fatto dall'Europa “sia in sede di riforma Pac che nell'implementazione della strategia del Green Deal che deve riconoscere il ruolo che gli agricoltori svolgono a favore della sostenibilità con risorse aggiuntive e senza ipocrisie. Molti parlano di crisi climatica ma non fanno i conti con il fatto che dobbiamo contrastarla con interventi sostenibili anche economicamente».
La serie di interventi di supporto non sono però bastati per rimarginare le perdite nell’horeca (stimata da Coldiretti in una perdita di fatturato di 8 miliardi) e per questo Bellanova ha annunciato l’attivazione di un tavolo interministeriale per “sanare le ricadute inevitabili sulle imprese che lavorano nel comparto ittico, dei salumi e formaggi e i produttori del vino di fascia premium che sono stati penalizzati dalla chiusura forzata dei ristoranti”. Altre risorse poi arriveranno anche a sostegno delle strutture che sapranno dare la giusta rilevanza, informazione e spazio ai prodotti Made in Italy e non a quelli sottocosto, che non aiutano nessuno perché “se vendi sottocosto qualcuno la differenza la sta pagando, ovvero, imprenditori e lavoratori. Questo i consumatori devono saperlo” ha concluso la ministra.
Settore vitivinicolo in sofferenza: spunti per la ripartenza
Il comparto vino è quello che è stato quello più colpito dall'emergenza, proprio per la sua esposizione sul canale horeca. “È per questo che ha dispetto dell'incremento delle vendite nella gdo e con l'e-commerce - ha spiegato al forum il delegato di Giunta per il settore vitivinicolo di Cia- Agricoltori italiani, Luca Brunelli - invece registreremo un calo dei fatturati”. C’è però anche una soluzione, avanzata dal relatore cioè “affrontare i nodi strutturali del settore come l'aggregazione e la sostenibilità che deve essere anche economica perché senza reddito c'è solo abbandono”.Il coronavirus non ha portato solo perdite. Il direttore generale di Caviro, SimonPietro Felice, ha infatti evidenziato come “dall'economia circolare e cioè dal recupero e riutilizzo dei sottoprodotti della viticoltura noi già da tempo ricaviamo circa un terzo del nostro fatturato . Nel corso del lockdown abbiamo dovuto fronteggiare un forte incremento della domanda di alcol aumentando la produzione da 20mila ettolitri a 60mila al mese. E abbiamo anche riposizionato le nostre vendite alla grande distribuzione che ci ha chiesto di rafforzare le nostre referenze di maggiore qualità”. Ma è innegabile che il vero e proprio “buco” nei conti delle cantine italiane è quello legato alla serrata dei ristoranti. “Nessuno ricorda che l'intero comparto dell'hotellerie - ha aggiunto il vicepresidente di Federvini, Ettore Nicoletto - nel 2019 ha fatturato 10 miliardi di euro. Una significativa fetta riguarda il vino. Occorre fare qualcosa per far ripartire questo settore. Un'idea da non sottovalutare può essere quella di una regione che ha emesso un provvedimento che prevede un voucher da 500 euro per ogni partita Iva che opera nella ristorazione per acquistare vino. L'importante è fare qualcosa perché la situazione non tornerà da sola agli assetti pre Covid”.
Strategie e risorse per la ripresa: blockchain a portata di pmi
Le fiere riprenderanno in sicurezza nella loro versione tradizionale e queste grandi vetrine internazionali daranno una ulteriore spinta al food italiano e all’export. A dirlo Antonio Cellie, ad Fiere di Parma: “Il tasting è fondamentale per conoscere il prodotto e per stringere accordi e questo non si può fare virtualmente. Il primo test sarà a Parigi con il Sial il 18-22 ottobre e poi a maggio nel 2021 sarà la volta di Cibus, che indipendentemente dalla disponibilità o meno del vaccino, si farà e meglio.Sono già molte le aziende internazionali che già hanno avanzato interesse a partecipare”. Giorgia Palazzo, Partner Expense Reduction Analysts, nel suo intervento invece ha sottolineato come questo sia il momento “dell’innovazione al servizio della sostenibilità che è e sarà sempre di più un volano per l’export”. Gli strumenti non mancano, secondo Palazzo, e uno di questi è la blockchain “una tecnologia sempre più adottata non solo da progetti pilota ma anche da realtà importanti e che, essendo tra le innovazioni più mature, ha un prezzo accessibile tale da non essere più solo a portata dei grandi gruppi ma anche dalle pmi”.
Sostenibilità fattore competitivo determinante anche per Matteo Caroli, docente di economia e gestione delle imprese internazionali all'Università Luiss Guido Carli di Roma nel suo intervento al summit. “È immaginabile - ha detto Caroli - che in un prossimo futuro la sostenibilità diventerà sempre più un fattore di competizione tra le imprese sui mercati al punto che potrebbero in prospettiva svilupparsi forme di protezionismo legate alla sostenibilità, nel senso che verranno penalizzati su alcuni mercati prodotti che non rispettino determinati standard”. La sostenibilità però costa e richiede investimenti - ha aggiunto poi il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti - e occorrerà quindi tenerne conto altrimenti sui mercati si genereranno condizioni molto diverse tra chi rispetta alcuni standard e chi non lo fa.
Lo sviluppo dell’agroalimentare passa anche inevitabilmente attraverso integrazione della filiera produttiva con i sistemi territoriali di pertinenza. Ad affermarlo Claudia Merlino, Direttore Generale Cia Agricoltori Italiani: “L'emergenza coronavirus ha riportato l'attenzione sull’importanza e centralità del cibo Made in Italy soprattutto, local, che ha spinto a una revisione dei processi di scambio, dal campo alla tavola. Il trend che esce rafforzato è verso lo sviluppo di reti d'impresa territoriale che puntano su tipicità agricole e alimentari del territorio, sul coinvolgimento attivo dei suoi attori, dagli agricoltori ai consumatori, passando per commercio e logistica, ma anche per enti locali e mondo della ricerca”.
Packaging e sicurezza
Sul tavolo virtuale del summit si è affrontato anche il ruolo del packaging per una distribuzione alimentare sostenibile. “La supply chain degli imballaggi, in particolare di quelli plastici, ha garantito nel periodo di lockdown la filiera agroalimentare senza rotture di stock adattando le proprie capacità produttive con picchi che hanno raggiunto anche il +40%” ha sottolineato Stefano Lazzari, Consigliere Pro Food Italia, Ceo Sirap Group. Marco Omboni, Consigliere Pro Food Italia, Sales and Marketing Manager Isap Packaging, ha invece evidenziato come “il Covid abbia messo in luce la necessità di valutare prodotti e materiali in chiave di sostenibilità globale, con particolare attenzione alla sicurezza del consumatore. Rispetto ad un approccio del genere, gli imballaggi monouso in plastica per alimenti hanno e avranno ancora molto da dire”.“La Plastic Tax mette a rischio 3.000 aziende, con 50.000 dipendenti e 12 miliardi di fatturato” ha dichiarato Nicola Ballini, Consigliere Pro Food Italia, General Manager ILIP. “ Una tassa che toglie ossigeno al settore e ne impedisce lo sviluppo possibile- verso le bio plastiche e altre soluzioni che hanno bisogno di tempo e investimenti per crescere- indebolendo il tessuto industriale” ha poi aggiunto il manager.
Ripartenza e cambiamenti climatici
Nel futuro, aldilà del virus, non potrà mancare una protezione reale verso gli eventi avversi tipici del cambiamento climatico. Purtroppo, ha sottolineato Andrea Bertalot, Vice Direttore Generale di Reale Mutua, in Italia persiste ancora una scarsa propensione a stipulare polizze assicurative: lo fanno meno del 10% delle imprese agricole. Per questo è stato lanciato il programma AGRIcoltura100, l'iniziativa che vuole mappare in modo strutturato i nuovi bisogni delle imprese agricole per sviluppare soluzioni innovative con cui continuare a proteggerlo con efficacia. Un altro aiuto questo a un settore fondamentale ma complesso che non ha bisogno solo di sostegno ma anche di cambiare passo. Gli strumenti ci sono tutti, conclude il prof. Caroli ma per farlo è necessario spostare nel medio e lungo termine la prospettiva di crescita e di ritorno economico promuovendo investimenti nella concezione del prodotto per ridurre gli sprechi, nelle nuove tecnologie, nelle persone e nell'integrazione di rete delle imprese.
La Pac che verrà
Diventare grandi attraverso accordi e investimenti diventerà fondamentale per affrontare anche il New Green Deal, il progetto lanciato dalla Commissione Ue per portare l'Europa verso l'abbattimento delle emissioni gassose nocive e contribuire concretamente alla lotta contro i cambiamenti climatici. A illustrane le linee guida Paolo De Castro, coordinatore S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo che, in un messaggio video, ha sottolineato come la nuova politica sarà perfezionata nei prossimi due anni, per entrare in vigore nel 2023: “Il nostro obiettivo è stabilire nuove regole per il settore incentrate su sicurezza alimentare e tutela dei consumatori. Un impianto normativo, adeguatamente finanziato con le risorse del Quadro pluriennale 2021-2027 e del piano post-Covid New Generation Eu, che dovrà incentivare, e non penalizzare, i nostri agricoltori e le imprese dell'agroalimentare a produrre di più e con meno chimica inquinante”.
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