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Tassare gli extraprofitti delle banche? Prima rispettiamo l’art.118 del Tub

di Gianfranco Ursino

(IMAGOECONOMICA)

3' di lettura

Grazie al miglioramento del margine di interesse, la redditività delle banche è stata elevata nel 2022 e lo sarà anche nel 2023. Lo conferma Banca d’Italia nell’ultimo Rapporto sulla stabilità finanziaria e ne ha dato atto pure il Ministro Giorgetti alla Camera il 27 aprile scorso, precisando che ciò avviene «per effetto di un rapido adeguamento alle decisioni di politica monetaria della Bce degli interessi sul credito erogato alla clientela, che non sta trovando un altrettanto solerte adeguamento degli interessi riconosciuti alla clientela sulla raccolta. Una dinamica, questa, che il Governo non può trascurare e che non trascurerà».

Sarebbe allo studio una tassazione straordinaria. Come dire: le banche realizzano extraprofitti anche a scapito della clientela, lo Stato ne approfitta per tassarle, ma sono i clienti delle banche che ne sopportano l’onere sotto forma di minori interessi sui depositi e/o di maggiori costi sui rapporti bancari.

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Ciò è possibile perché l’art. 118 del Tub viene fatto funzionare a senso unico a favore delle banche. Queste, infatti, apportano modifiche delle condizioni contrattuali peggiorative per i clienti qualora sussista un giustificato motivo, ma non procedono al loro ripristino qualora il giustificato motivo addotto venga meno. Una condotta sleale, considerato che la modifica migliorativa-ripristinatoria sarebbe dovuta dalla banca in forza del principio di “buona fede”.

Così, per esempio, le banche che, adducendo come giustificato motivo i tassi negativi, hanno azzerato la remunerazione dei depositi e/o aumentato i costi a carico dei clienti, con il venir meno dei tassi negativi dovrebbero ripristinare le originarie condizioni contrattuali.

La stessa Banca d’Italia, come evidenziato nella comunicazione pubblicata il 15 febbraio scorso, ha precisato che «con l’aumento dei tassi di interesse in corso, tali intermediari sono stati sollecitati a rivedere le condizioni in senso favorevole ai clienti. Alcune banche stanno procedendo in tale direzione». E alcune banche si sono in effetti mosse, a cominciare da quelle che si erano esplicitamente impegnate a farlo se fosse venuto meno il giustificato motivo addotto. Molte altre, invece, stanno tergiversando. Magari sostenendo che per tali situazioni Banca d’Italia non le avrebbe sollecitate a rivedere le condizioni (come scritto nel comunicato), ma a valutare l’opportunità o meno di farlo (anche se, nel comunicato, l’invito alla valutazione riguarda solo le modifiche degli ultimi mesi giustificate con l’inflazione). Oppure provano a giustificarsi, azzardando che l’originario equilibrio contrattuale non è venuto meno, sebbene gli utili confermino il contrario, anche per la presenza in bilancio di rilevanti minusvalenze sui titoli: come se il relativo onere e la mancata copertura fossero da addebitare ai clienti.

Insomma, ancora una volta la regolare dinamica dell’art.118 del Tub si scontra con gli interessi delle parti in causa più forti: la redditività per le banche e la loro stabilità per Banca d’Italia, più che la correttezza e la tutela dei clienti. Anche per questo, prima della tassazione degli extraprofitti, i cittadini-correntisti si aspetterebbero dalle banche il ripristino delle precedenti condizioni contrattuali, peggiorate a causa dei tassi negativi.

Se il Governo davvero non vuole trascurare quanto sta succedendo, come affermato dal Ministro, ed evitare che accada ancora in futuro, metta mano a un chiarimento (normativo o ministeriale, come fece il Mise nel 2007) dell’art. 118 Tub, ribadendo l’obbligo di ripristinare le condizioni contrattuali qualora venga meno il giustificato motivo addotto in una precedente modifica unilaterale peggiorativa.

Riproduzione riservata ©
  • Gianfranco UrsinoResponsabile Plus24

    Luogo: Milano

    Argomenti: Fondi comuni, Etf, Assicurazioni, Conti correnti, Conti deposito, Mutui, Polizze fideiussorie, Anatocismo, Usura, Risparmio postale, Libretti Coop, Banche, Borsa, Consob, Banca d’Italia, Abf, Acf, Oam, Ocf, Consulenza finanziaria, Fondi pensione, Casse di previdenza, Fintech

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